Capitolo 41

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Anastasya

Sento il petto farmi male. Un dolore lento, spossante, è l'inizio della fine. L'ultima sera, l'ultima carezza, l'ultimo bacio, ecco cosa penso a ogni gesto a ogni parola. E domani io come farò? Quando di lui non saprò neanche dove si trova, come farò? Quando il mio cuore mi chiederà di lui, cosa dovrò rispondere?
Un dolore che spezza il fiato. Chiudo gli occhi per trattenere dentro tutta la disperazione che vorrei mostrare. Non voglio rovinare quest'ultima occasione di stare soli noi due.

«Io ti verrò a cercare.» Spalanco gli occhi alla certezza nella sua voce. «Io ti verrò a cercare non appena tutto sarà finito.» Mi appoggio su di lui stringendogli il braccio.

«E se non mi trovassi?» Non voglio credere che è davvero della fine che stiamo parlando.

«Mi troverai tu.» I suoi occhi cercano nei miei una conferma. Si è esposto e ora vuole essere certo di non aver esagerato.

«Sì, ti troverò io.» Mi spingo più vicina e unisco le nostre labbra ghiacciate. La notte è fredda e immobile. Non un alito di vento, tutto fermo per darci la possibilità di stare qui fuori insieme.

«Cosa farai appena sarete dai genitori di Irina?» mi allontano e torno a poggiare il capo sulla sua spalla.

«Penso che farò in modo di andare via dall'Ucraina, forse andrò da alcuni amici in Italia, non lo so. So solo che devo salvare Hanna e devo capire il modo migliore per proteggerla.» Ero certa di voler andare via ma ora ho il timore che se lascio la mia terra lui non mi troverà mai più.

«Irina resterà la in attesa di Andrew immagino.» Il suo capo si poggia sul mio.

«Si, lo penso anche io. Non ne abbiamo parlato ma la c'è comunque la sua famiglia, non avrebbe motivo di andare.» Non come noi.

«Non hai altri parenti da raggiungere?» sono confusa.

«Sì, ma ho paura che non siano posti sicuri. Li contatterò dopo. Non li ho più sentiti non sanno neanche dei miei genitori.» Mi asciugo una lacrima. Per i miei e per le persone a cui ero molto legata. «È così strano, avevo tutto quello che avevo sempre desiderato e poi un giorno tutto è sparito.» Poi rifletto e quando lui si muove il suo profumo di pino stuzzica il mio olfatto.

«Già, immagino, sei molto brava nel tuo lavoro.» Sembra riflettere anche lui.

«Si avevo ottenuto il tempo indeterminato nell'ospedale di Kiev. Sarei rimasta qui. Volevo cercare un appartamente.» Sembrano passati secoli da quei progetti.

«Lo avresti preso con Irina?» mi piace potergli parlare di me.

«No, Irina stava già da sola, nella casa che le hanno lasciato i suoi. Io ero appena tornata a Kiev da un mese. Tu? Tu che farai?» mi rialzo per vederlo bene in viso. Non so niente di lui.

«Quando me lo permetteranno tornerò al mio spazio e alla mie stelle come studio scientifico non come informatore.» I ricordi lo investono lo vedo. «Lavoro o lavoravo non so per il centro spaziale. Era tutta la mia vita.» Lo immagino avere successo è così semplice.

«Pensi che sarà facile?» Mi sembra impossibile vivere nella normalità dopo questi mesi.

«No, ma sono certo che te la caverai. Perché te lo meriti.» Il suo conforto quasi mi da fastidio, perché nonostante la promessa di poco prima mi sembra impossibile che potremmo stare davvero insieme. I suoi occhi mi scrutano preoccupati e allora io mi sollevo per sedermi su di lui. Le mie gambe aperte lo circondano a destra e a sinistra. Gli sto seduta davanti e ora gli accarezzo i capelli.

«Io non so se voglio cavarmela.» L'osservo dall'alto.

«Certo che si. Hai solo paura Anastasya.» Il mio nome sulle sue labbra è così intenso e misterioso.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora