Capitolo 76

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Aleksander

«Ora sarà meglio che vada.» Mormoro sulle sue labbra morbide e invitanti mentre in perfetto controsenso vado in cerca della sua lingua in un nuovo bacio. Ansante lei respira sulla mia bocca assecondando il mio ritmo. Le sue mani tirano i miei capelli e il suo bacino ora sopra di me tortura il mio povero corpo.

«Assolutamente, devo andare.» Risoluto affermo con voce roca la mia intenzione che vacilla al suo leggero ondeggiare su di me. «Ti prego Ana, fai la brava. Hanna potrebbe svegliarsi e io non ce la faccio più. Hai idea da quanto tempo è che io non faccio l'amore? E da quanto tempo io sogno di farlo con te.» Lei mi morde il collo e io alzo il capo per lasciarla giungere fino al mio orecchio stringendo con forza i suoi fianchi come se potesse sparire da un momento all'altro.

«No, ma so da quanto non lo faccio io.» Cielo morirò di autocombustione se continua così. Mi concedo un ultimo bacio prima di sollevarla dal mio corpo per farle incontrare il morbido divano. Le bacio la punta del naso prima di rialzarmi.

«Domani devo lavorare tutto il giorno, fino alle diciotto.» Mi avvicino ancora e irresistibili sono le sue labbra socchiuse. Guardo loro i suoi occhi e poi ancora quel rosso carnoso. «Pensi che possiamo vederci per quell'ora?» la piega delle sue labbra a cuore è davvero sexy.

«Io sono certa di sì, ma a una condizione.» La vedo sistemarsi sul divano in ginocchio, issarsi lungo il mio petto e poi stringere il mio collo fra le sue braccia. Alzo un sopracciglio stranito da quella precisazione. «Che andremo nel tuo albergo.» Cavolo. Credo che nessuna a cui sono stato interessato sia mai stata così esplicita. E cavolo, lo voglio anche io. Le dita scivolano subito sulla sua schiena e lei sorride compiaciuta.

«Ci sto.» Le pizzico il sedere, le bacio la fronte per evitare tentazioni e vado via. «A domani.» Afferro la giacca e il telefono, le strizzo l'occhio e apro la porta che richiudo subito dopo. Wow.

Scendo velocemente le scale e, come immaginavo, una volta a casa non riesco a dormire più. Approfitto della palestra dell'albergo sempre aperta, questo è l'aspetto positivo di avere il top, per una sessione di esercizi che mi aiutano a scaricare anche la tensione sessuale dell'incontro con Anastasya.

Quando sfinito salgo in camera ho ben chiaro cosa organizzarle per la serata. Diciamo che entrambi abbiamo la necessità di restare un po' soli ma non voglio qualcosa di squallido come noi che ci rotoliamo fra le lenzuola, anche se al solo pensiero mi verrebbe di prenderla e legarla a quel talamo.

Durante il tragitto a lavoro faccio qualche telefonata. Prenoto per l'aperitivo sul Tevere e telefono a una concessionaria per comprare un auto, sono stufo dei taxi.

Una volta pianificato tutto mi rilasso e inizio a lavorare con maggior concentrazione. Sono entusiasta e scherzo con i miei colleghi spensierato dopo tanto tempo, mi ritrovo a sorridere più volte mentre digito i tasti del mio pc ma, in fondo, come biasimarmi, ho avuto l'immensa fortuna di ritrovare la donna che credo davvero, davvero, davvero essere quella giusta e sono emozionato ora che ho il tempo per dimostrare che non mi sono sbagliato.

Immagini di noi due, di lei nella mia stanza mi rendono trepidante è davvero da tanto che non faccio l'amore con una donna e in questo caso lo farei con la mia Anastasya e non posso che essere un po' nervoso. Ci siamo appena rivisti ma è come se entrambi avessimo la necessità di perderci l'un l'altro nella speranza ci ritrovarci più forti.

Finita la riunione con Damian e Mauro guardo ansioso l'orologio sono le diciotto appena passate e io devo ancora passare dalla concessionaria e da casa.

Con un'alzata di mano saluto tutti correndo fuori verso il mio taxi. «Ehi Aleksander, ma dove scappi? Ti va di prendere qualcosa insieme?» Lentamente Mauro mi si avvicina sul ciglio della strada dove trepidante attendo di andare via. Indeciso lo guardo e mi gratto il capo imbarazzato.

«Ricordi l'altro ieri sera quando ho parlato di quella ragazza?» il suo sguardo inizialmente vacuo si accende dandomi la certezza che si, lo ricorda. «Beh, io credevo che non l'avrei più rivista e invece è qui a Roma, mi ha visto alla conferenza e così stasera usciamo insieme.» La sua reazione è una grande stretta alla spalla.

«Mia moglie dice sempre che le strade sono infinite e che l'amore trova sempre la sua.» Ride compiaciuto. «Cazzo, ma è incredibiale, non vedo l'ora di conoscerla. Sabato sera siete invitati da noi.»

«Aspetta Mauro, ci siamo appena rivisti io...» cerco di fermarlo mettendo le mani avanti.

«Niente, è deciso.» Mi saluta colpendomi ancora al braccio. «Cazzo, non ci posso credere.» Se ne va sorridendo come un bimbo con il lecca lecca. La nostra storia ha senpre stupito tutti, compresi noi.

Le mando un messaggio chiedendole scusa per il ritardo e cerco di fare il più velocemente possibile facendomi lasciare in albergo e chiedendo alla concessionaria di consegnarmi le chiavi in reception. Non voglio perdere tempo, sono già stanco di aspettare, voglio vederla.

Mi passo il dopobarba sulle mani per poi picchiettare sulle guance appena rasate. Guardo la mia immagine ripulita e fremente per pochi secondi perché subito corro in stanza a vestirmi.

Indosso dei pantaloni sportivi blu, una camicia azzurra e il mio giubotto di pelle e in meno di un'ora sono sotto casa sua in attesa di lei. Fortunato trovo un posteggio proprio davanti l'ingresso, scendo e mi precipito a suonare. Ho quasi il fiatone per quanto ho fatto in fretta e ora che sto per vederla sento le mani sudate per l'ansia, è il nostro primo appuntamento, voglio che tutto sia perfetto.

«Chi è?» Credo di riconoscere Hanna in quella voce.

«Aleksander.» Il portone si apre e alla svelta salgo le scale fino al piano.

«Sei arrivato.» Ora ho davvero il fiatone e quando Ana mi apre perdo proprio il fiato. Ha la mano sulla maniglia, seguo il suo braccio fino a uno splendido vestito verde bosco che le arriva appena sopra il ginocchio, lei mi sorride sul ciglio della porta. I capelli biondi sono raccolti su di una spalla fino a coprire parte della scollatura che mi mostra il suo splendido décolleté. Inghiotto la saliva e ritrovo la parola.

«Sei bellissima.» Le sue palpebre si abbassano leggermente e una timida fossetta mi si mostra sulla sua guancia sinistra quando sorride imbarazzata.

«Grazie, anche tu.» Piega leggermente il capo e mi guarda con un occhio chiuso come se mi stesse studiando. Io allungo il braccio fino a posare la mia mano sulla sua guancia e avvicinare il suo viso al mio. Con un passo le sono davanti e mi abbasso ad assaporare le sue labbra.

«Hmmm si deciso, odio il rossetto sulle tue labbra.» Non avevo mai pensato una cosa del genere. Ai tempi in cui stavo con Maria non ricordo di aver notato questi dettagli, ma ora non sopporto quel colore e sapore appiccicoso fra di noi.

«Questo è assurdo.» Lei scettica alza un sopracciglio. Alzo le spalle che posso farci e così.

«Allora, possiamo andare?» La vedo annuire e tornare dentro a prendere la borsa e una giacca.

«Hanna, noi andiamo e ricorda non so se torno.» Pronuncia quelle parole fissando i suoi occhi nei miei che si lasciano ammaliare dal calore che sembrano emanare.

«Ciao Aleksander, fatti trattare bene dalla mia sorellina.» Hanna spunta dalla stanza da letto e mi fa l'occhiolino che ricambio sorridendo di sbieco.

«Andiamo.» Anastasya cattura nuovamente la mia attenzione.

Chiude la porta alle sue spalle e resta ferma in attesa di un mio gesto. È nervosa anche lei è allora decido di afferrarle la mano e poi inizio la discesa verso la nostra serata uniti, con un fremito che passa fra le nostre mani incrociate.

Con la Forza di un Carro ArmatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora