Capitolo 4

525 33 20
                                    

Ho tutta l'intenzione di presentarmi in ufficio anche se questo potrebbe significare strisciare a terra come un serpente, ipotesi decisamente concreta visto il fortissimo mal di testa fulminante che mi accompagna.

Mi posiziono davanti allo specchio e prendo coraggio per riflettermi. Nel momento in cui lo faccio, mi spavento. La realtà è decisamente peggio di quanto immaginassi.

Zahir.

È tutta colpa sua.

Otto anni perfetti, torna lei e guarda che cazzo succede!

Mi strucco nervosamente per ripulire il viso e mi spavento una seconda volta quando prendo coscienza del fatto che in realtà, sotto tutto quel trucco, il mio colorito naturale è verdastro. Un colore davvero davvero poco promettente. Afferro immediatamente la mia trousse alla ricerca di un correttore abbastanza coprente da poter camuffare un colore che già di natura è difficilissimo da coprire nell'ingenua speranza che possa trasformarsi in un bel rosino. Servirebbe una magia soprattutto perché ultimamente uso soltanto la cipria. In fondo alla trousse infatti scovo l'unico correttore rimasto, una tonalità decisamente troppo scura per la mia pelle in questo periodo invernale. La scelta è quindi tra un verde malato e un marrone aranciato simile a una scottatura da doccia solare fatta in un centro estetico da quattro soldi.

Fantastico. E pensare che credevo fosse ieri una pessima giornata.

Tra i due opto per il marrone, cerco di stenderlo omogeneamente e di correggerlo il più possibile ma lo stacco è comunque troppo evidente, per non menzionare le borse sotto gli occhi grosse tanto una busta dell'ikea. A questo punto nemmeno un miracolo servirebbe ma questo si può facilmente risolvere con un paio di occhiali da sole molto ma molto grandi.

Finita la fase trucco, scruto il risultato attraverso lo specchio e mi rendo conto che è a dir poco scarsamente rassicurante.

Ricominciare da capo non è assolutamente un'opzione, voglio sdraiarmi due minuti, anche nella vasca ma ho bisogno di chiudere gli occhi e pregare che questo mal di testa mi dia quiete.

Ingurgito una quantità sconsiderata di caffè e mi decido a darmi un tono almeno nell'abbigliamento, fortunatamente la mia cabina armadio ospita un'ampia scelta di outfit costosi da ufficio e non rinuncerei ai miei tacchi a spillo nemmeno se avessi un piede rotto, figuriamoci un comunissimo dopo sbornia.

Esco di casa alla disperata ricerca di un taxi prima che stramazzi definitivamente al suolo, ipotesi decisamente concreta.

Basta bere così tanto.

Arrivata in ufficio, mi rendo conto che gli occhi di tutti sono puntati su di me, non sono sicura se sia per il fatto che per la prima volta in otto anni mi sono presentata a mezzogiorno in ufficio o per il mio status, che ha qualcosa di molto simile a un clown.

"Tutto bene?" Bambi è la prima a prendere coraggio per chiedermi di persona che cosa abbia.

Sospiro in un modo quasi rauco "Bene" combatto con tutta me stessa per camminare in maniera naturale e riuscire a raggiungere la mia sedia nel mio ufficio sulle mie gambe. Impresa eroica che porto a termine.

"Vuoi che sposti l'appuntamento di oggi pomeriggio? Mi sembri malata" mi dice sedendosi su una sedia davanti all'enorme scrivania in vetro tirato a lucido.

Scatto subito sull'attenti "No!" Esce un tono quasi agitato ma cerco subito di aggiustare il tiro controllandomi "Volevo dire.. grazie ma non ce n'è bisogno" mi schiarisco la voce e mi siedo nel modo più naturale possibile "Visto? Sto già meglio"

"Sarà.." il suo sguardo scettico mi suggerisce che, per quanto mi sforzi, sarà evidente che non riuscirò a nascondere del tutto il mio stato.

"Fai entrare le collaboratrici, voglio quell'aggiornamento" le ordino senza sfilare per alcuna ragione gli occhiali da sole dalle lenti grandi e scurissime, decisamente fuori luogo in un ufficio.

Law & LoversDove le storie prendono vita. Scoprilo ora