Capitolo 5

494 35 12
                                    

Rimaniamo da sole e all'inizio ci limitiamo a sfidarci con lo sguardo, finché la porta non si chiude confermandoci che siamo molto più libere di parlare.

Inizio io, più agguerrita del solito "Cosa cazzo vuoi?" I toni professionali mi abbandonano nel momento in cui i testimoni di questa guerra ci hanno lasciate sole.

Si prende tutto il tempo per osservarmi attentamente "Discutiamo un caso di stato ebrezza con te in un chiaro dopo sbornia e mi chiedi davvero che cosa voglio?!"

Sapevo che avrebbe tirato fuori questo dettaglio alla prima occasione "Qui non si sta parlando di me e poi io non guido" incrocio le braccia al petto "Perciò dimmi che cosa vuoi"

"Una giusta condanna per una ragazzina ricca e viziata che pensa di mettere a posto tutto con il denaro" mi risponde di getto puntando lo sguardo nel mio.

Rido "E non sarebbe personale?! Mi stai prendendo in giro?" La osservo al di là del tavolo "E se fosse stata povera invece andava bene!? Scommetto che le ore di servizio civile le avresti accettare in quel caso" lei non prova nemmeno a negarlo.

"Vedi la cosa che tu non sei mai riuscita a capire è che certe cose.. chi non se lo può permettere.. semplicemente non le fa" ringhia irremovibile e la cosa mi manda in bestia.

"Sei ancora contro il sistema del patrimonio familiare.. sono passati anni eppure non cambi mai" scuoto la testa delusa a morte da quello che è, così diversa da quella che credevo che fosse.

"Ma dici sul serio? Credi che non sappia che ti rivedi in lei?!" Mi punta il dito contro "Tu sei a tutti gli effetti una delle tante Denise Smith.."

"Stai molto attenta a quello che dici" ringhio a mia volta avvertendola del rischio grave che corre solo se tenga di sfiorare l'argomento. Mi schiarisco la gola "Tu hai sempre odiato i ricchi"

"Io odio gli arroganti.. solo che spesso e volentieri le cose coincidono.. trovi che sia un caso?" Mi chiede cinica e sempre più tesa, il suo corpo è rigidissimo tanto che se la pungessi in questo momento, probabilmente non uscirebbe nemmeno una goccia di sangue. È una statua.

"Proprio tu mi vieni a dare lezioni di moralità?! Tu che sei maledetta vipera velenosa e arrogante di natura? E poi mi sembra che anche tu non te la passi tanto male anche se la tua famiglia non ti ha affatto spianato la strada" credo di aver toccato tutti i tasti dolenti.

Se il controllo è sempre stato una caratteristica fondamentale nel comportamento sempre impeccabile di Zulema, pare che adesso quello stesso autocontrollo sia sfumato lasciando la donna che ho davanti totalmente priva di filtri "Ti ho presa sotto la mia ala perché credevo che tu fossi diversa ma ti sei rivelata come tutte quelle ricche con i soldi di papà.. sei tornata qui sapendo che il tuo cognome ha una certa risonanza ed eccoci qui in una delle sale riunione più spocchiose che abbia mai visto"

Rido appena in maniera amara mentre scuoto la testa. Non raggiungeremo mai un accordo, è evidente che la pensiamo troppo diversamente e siamo totalmente incapaci di mettere da parte il nostro passato "Tra due giorni ci vedremo in aula, mi pare di capire che non raggiungeremo mai un accordo anche perché non accetterò mai niente che non siamo le ore di servizio civile già concordate" raccolgo tutti i documenti e lo rimetto del dossier davanti a lei. Mi alzo dalla sedia e la guardo negli occhi, mi voglio togliere questa soddisfazione visto che è stata la prima a toccare l'argomento "E per quanto riguarda il mio ritorno a New York.. il mio cognome era l'ultimo dei miei pensieri" lei resta in silenzio ad ascoltarmi "Sono andata via da Chicago perché lì non c'era più niente che mi trattenesse" mi rimetto gli occhiali da sole ed esco dalla stanza lasciandola lì, seduta, a contemplare il vuoto.

Law & LoversDove le storie prendono vita. Scoprilo ora