Capitolo 86

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La guardo e la vedo distrutta, il solo pensiero che era disposta a non combattere per sopravvivere mi fa incazzare.

Mi incazzo perché ho paura.
Mi incazzo perché la amo e non la capisco.

Mi incazzo e basta.

La prendo per un braccio costringendola a guardarmi negli occhi "Poteva sparare a te! A questo ci hai pensato?" Le chiedo severa "Potevi morire, lo sai vero?"

"Sì ma non è andata così" mi risponde semplicemente nascondendosi dietro quella sua solita apparenza fredda e menefreghista che altro non è se non una maschera costruita negli anni "Sto.. bene.. diciamo"

La guardo, la osservo "Tu perché sei qui?"

Fa spallucce "Io.. non ho sonno" beve un altro sorso, finendo l'ennesimo drink della serata.

Assottiglio lo sguardo studiandola a fondo e mi rendo conto che mi sta mentendo "Credi davvero che ti creda?"

Rimane a fissarmi negli occhi e infine decide di essere sincera "Non posso andare a casa mia"

Aggrotto la fronte confusa "Perché?"

Sbuffa passandosi una mano sulla fronte e poi si gira verso il mio carrello bar, afferra la bottiglia di scotch "Perché è vuota e mi ricorda che lo sono anche io.." mi risponde senza guardarmi negli occhi.

Trovo inaccettabile anche solo il fatto che lo pensi davvero.

La mia mano scivola sul suo braccio arrivando a prendere la bottiglia dalle due mani "Hai bevuto abbastanza per stasera.." le sussurro piano, lentamente, con dolcezza. Mi avvicino a lei tanto da sentire il suo profumo e il suo calore "..lascia forza.." la incoraggio a darmi la bottiglia e lei cede quasi subito alla mia richiesta.

"L'alcol è veleno" mi dice guardando la bottiglia nella mia mano.

"Allora perché lo bevi?" Chiedo guardando il suo viso stravolto.

"Perché ci sono delle cose dentro di me che devo uccidere" risponde rassegnata.

Ignoro la sua frase per trovare una soluzione temporanea "..puoi restare sul divano se vuoi.."

Ride appena quasi istericamente "Non sono abbastanza ubriaca per poter dormire nel tuo ufficio senza pensare a cosa abbiamo fatto qui.."

Tanti scenari di noi insieme si aprono a libro nella mia testa.

Ci siamo amate, laddove potevamo.

Si allontana da me per camminare nella stanza come un'anima in pena "Dovresti riflettere.."

Ride irritata, è chiaro che per lei la situazione sta diventando insostenibile "Io sto invece trovando il modo di smettere di pensare.."

"Zulema.." incrocio le braccia al petto e la guardo severa, arrabbiata per la sua superficialità e anche preoccupata "..tu hai idea di quanto sei stata fortunata oggi?"

Ride. Incredula e nervosa ma ride. Si passa più volte la mano sulla fronte "Io questa non la definirei fortuna.." è chiaro che a nessuna delle due piace la situazione che viviamo ma non capisco la sua reazione. I suoi occhi tornano nei miei e con totale disinteresse mi chiede "..e poi.. Da quand'è che ti preoccupi tanto?"

Spalanco lo sguardo di colpo prima di avvicinarmi a lei con una furia omicida, resto nel mio ma sono rigida. Tesa e soprattutto molto nervosa le chiedo a mia volta "Ma come ti viene in mente di farmi una domanda del genere?" La mia reazione di conseguenza le fa abbassare lo sguardo forse capendo che ha fatto una cazzata "Pensa a quanto mi ami.. se ci fossi stata io al posto tuo oggi.. sarebbe stata la stessa cosa!" esclamo sapendo che è l'unica verità universale "..quindi non osare più chiedermi da quand'è che mi preoccupo tanto!" Dopo averla sgridata come se fosse mia figlia, mi avvicino ancora e abbasso il tono nella speranza che capisca "Finora hai ottenuto quasi tutto grazie alla tua caparbietà e al tuo essere sprovveduta.." stendo il braccio in tutta la sua lunghezza e punto la finestra "..ma quello là fuori è il mondo reale!" Il solo pensiero che avrei potuto perderla per sempre mi fa venire gli occhi lucidi e lei se ne accorge immediatamente "Non puoi giocare con il fuoco pretendendo che non ti brucerai mai!" Esclamo e mi si forma un groppo in gola che mi spezza la voce "E la tua arroganza non ti permetterà di schivare un proiettile.." mi siedo sul mio divano e la guardo.

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