Capitolo 7

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Il weekend è passato velocemente, devo ammettere che ho riposato tantissimo e ho cercato di recuperare almeno in parte le ore di sonno arretrato accumulate.

Scendo dal taxi con la mia solita eleganza, mi sono fatta lasciare proprio davanti alla facoltà di giurisprudenza dell'Università pubblica di New York.

Sui miei tacchi a spillo neri, con il corpo perfettamente fasciato in una gonna tailleur dello stesso colore mi avvio verso l'ingresso cercando quantomeno di preparami psicologicamente all'idea che, al di là del cancello principale, mi ritroverò quella vipera mora pronta ad azzannarmi alla prima occasione.

L'università non è un ambiente a me totalmente sconosciuto ma non sono mai stata al di là della cattedra, ma avere a che fare con un gruppo di adolescenti non deve essere più difficile di convincere una giuria dell'innocenza di un colpevole.

Mentre cerco mentalmente di infondermi calma e coraggio, pur mostrando esteriormente una tranquillità disarmante mi avvio per i corridoi dove una donna sulla sessantina vestita elegante da ufficio mi ferma bloccandomi la strada. Dal sorriso cordiale e gli occhiali da intellettuale sul naso che nascondono uno sguardo sicuro deduco sia la rettrice di questo campus "Lei è la signorina Ferreiro?"

Mi tende la mano che stringo prontamente "Sì, molto piacere, Rettrice Dawson"

"È un piacere avere lei e la viceprocuratore nel corpo docenti di quest'anno, prego.. mi segua nel mio ufficio, la signorina Zahir è già arrivata" fortuna vuole che questa ultima a parte del discorso viene detta quando siamo già in movimento verso il suo ufficio così da non poter vedere la mia espressione facciale, che è tutto fuorché inpassibile. Sapevo che l'avrei trovata qui, ma in cuor mio speravo davvero di essere pronta. Non lo sono. Non lo sono per niente.

Saliamo una rampa di scale in marmo e, in fondo a uno stretto corridoio, arriviamo davanti alla porta del suo ufficio che apre lasciandomi la possibilità di entrare prima di lei.

Il suo è un classico ufficio da rettrice, con mobilio in marmo e un'imponente scrivania in mogano. Un scaffale pieno di libri impolverati e un gigantesco tappeto che riempie la stanza. Non è affatto il mio stile ma è innegabile che comunque sia ben arredato.

Per ultima cosa, i miei occhi vedono Lei. Seduta su una delle due sedie davanti alla scrivania con le gambe accavallate in modo molto elegante. Lei ha optato per un tailleur pantalone con i suoi inseparabili tacchi alti. È bellissima, lo è sempre stata, e ringrazio il Signore che è troppo impegnata con il suo cellulare per notare il mio sguardo ammaliato. Mi riprendo immediatamente e mi siedo accanto a lei mentre alza svogliata la testa e mi guarda storto "Credevo che avessi cambiato la sveglia.. sei in ritardo" ovviamente non poteva salutarmi come una persona normale, doveva per forza fare la stronza.

"C'era traffico.. abito dall'altra parte della città" spiego molto tranquillamente mentre accavallo anche io le gambe lasciando volutamente scoprire appena la pelle liscia e lievemente abbronzata, dettaglio che non le passa affatto inosservato tanto che vedo il suo sguardo scendere sul mio corpo.

Si riprende immediatamente "Di solito, quando è così, si parte prima"

"L'importante è che sia arrivata.. comunque le chiedo scusa, Direttrice Dawson" vedo la rettrice sedersi davanti a noi e dal suo sguardo penso che abbia capito perché il giudice abbia voluto punirci ma è così educata da non fare alcun commento.

"Non è assolutamente un problema, Avvocato Ferreiro, si dia il caso che vi ho convocate in anticipo proprio per questo.. per potervi conoscere e poter avere l'occasione di parlarvi dei nostri studenti" incrocia le braccia sulla scrivania e alterna lo sguardo tra noi per coinvolgere nel suo discorso direttamente entrambe "È una classe del quarto anno, abbastanza difficile, ma sono bravi ragazzi in fondo e molto intelligenti.. io e la giudice siamo dello stesso parere, voi due avete la stoffa necessaria per rimetterli in riga"

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