Capitolo 32

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Quando i processi si fanno più complicati e mi sembra di essere in un vicolo cieco, simulo i processi nell'aula di tribunale in piena notte.

Un'abitudine che ho preso a Chicago e chi mi sono portata anche qui a New York.

Proprio qui, in questa aula di tribunale deserta, mi sento a casa.

Recito la mia parte perché si sa che è tutto teatro, una messa in scena, recitazione.

Scrivo ai miei collaboratori di raggiungermi, dobbiamo preparare Janet.

Arrivano, Nadia è la prima a parlare "Altagracia la sta portando qui ma è un errore.."

Mi volto e le ringhio contro "Hai un suggerimento migliore? Perché senza la testimonianza di Janet Battler.. abbiamo solo delle prove indiziarie.. il fratello ci ha fregate.. ci resta solo lei!"

Saray scuote la testa mentre si guarda intorno "Elena la distruggerà sul banco dei testimoni.."

Due ore dopo..

La mia squadra continua ad osservarmi mentre porgo per l'ennesima volta le domande a Janet che, seduta al banco dei testimoni, trema come una foglia "Quando giaceva legata e imbavagliata come un animale a casa di Wayne Callison lui le parlava?"

"Sì" risponde abbassando lo sguardo, è a disagio.

"Wayne era in possesso di una copia del suo diario, per caso le ha parlato di cose scritte in quel diario?" Chiedo avvicinandomi a lei, cerco un contatto visivo che alla fine mi concede.

Lei balbetta, proprio come Thomas, ma reggerà, ne sono sicura "Lui.. lui ha parlato di mio padre"

La guardo negli occhi "C'è un avvenimento specifico del suo passato a cui ha fatto riferimento?"

Lei trattiene a stento le lacrime "Sì.. al giorno in cui è morto mio padre"

Le resto accanto cercando di darle la forza necessaria per continuare a parlare "Cosa in particolare di quel giorno?"

Lei annuisce tremando "Prima di morire.. mio padre mi ha detto: ti prego perdonami"

Mi avvicino ancora guardandola negli occhi "Per cosa?"

Forza Janet.. devi dirmelo.

Inizia a piangere e a scuotere la testa in continuazione "...non posso. Mi dispiace.."

Le prendo una mano e la guardo negli occhi.

È rotta. Sfinita. Distrutta.
Ma è la nostra ultima chance.

Come si sentirebbe se vedesse il suo aggressore uscire tranquillo sa quella porta?
Peggio.

"Sì, Janet.. coraggio.. puoi farcela.. abbiamo quasi finito" la incoraggio togliendo le mie mani dalle sue.

Smette di piangere e si passa le mani sotto gli occhi "Ok.."

"Perché lui le aveva chiesto di perdonarlo?" Le richiedo.

Lei sposta lo sguardo sulla mia squadra e trova la forza di dirlo "Quando ero ancora una bambina.. lui era solito venire in camera mia di notte.."

"Suo padre abusava sessualmente di lei?" Chiedo con distacco emotivo.

"Sì.."

"E Wayne Callison.. ha usato questo ricordo doloroso e terribile per torturarla e umiliarla?" Le chiedo aggrottando appena la fronte.

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