Capitolo 22

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Cosa succede quando una vita si spegne?

Non so cosa succede quando una persona muore e non mi fido di nessuno che dice di saperlo.

Ma immagino di poter parlare per me.. penso che una persona semplicemente si spegne.

La persona smette di esistere. Il respiro si ferma, il cuore smette di pulsare, il sangue non scorre più.

Poco tempo dopo le cellule del cervello si spengono.

Una lampadina bruciata.

Cala il sipario.

Nero. Buio. Fine.

Non rimane più niente di quella persona.

Niente pensieri, niente dolore, niente amore. Non c'è più alcun consapevolezza di chi si era.

Quella persona viene semplicemente cancellata dal mondo.

Nessuna seconda possibilità, nessuna aldilà, o almeno io non credo che ci sia. Non penso che esiste una seconda chance in questo.

Credo che quella persona continui pero a vivere in qualche modo nei ricordi delle altre persone.

Una persona smette di esistere solo in parte perché continua a vivere nelle persone che ha incontrato, nei luoghi che ha visitato, nei posti in cui ha vissuto.

Ne resta una traccia, come orme umide sulla sabbia fine.

Denise Smith.
Desy.

La conobbi quando aveva solo cinque anni e già allora era una piccola peste combina guai ma era impossibile non volerle bene.

Quegli occhioni da cerbiatta e il cuore spropositamente grande scioglievano anche i più gelidi cuori.

Il suo sorriso, semplice e sincero, mi aveva letteralmente conquistata.

Suo padre, un ricco uomo di affari, era uno dei miei più importanti clienti già allora.

Lei lo divenne dopo perché più diventava grande e più grandi erano i guai.

Ne siamo sempre uscite insieme, quasi come una squadra, e mi sono illusa che proteggendola in questo modo l'avrei tenuta sulla retta via.

I miei sentimenti protettivi non mi hanno permesso di vedere che lei non è mai stata sulla retta via.

Non mi sono accorta che più cresceva, più si allontanava da quella che io considero la strada giusta.

Era facile prevedere una fine simile eppure non mi sono resa conto di nulla.

Era troppo personale.

Così, appena appresa la notizia, non sono riuscita più a parlare. Nemmeno un suono, un vocalizzo.
Nemmeno un grido.

Mi sono precipitata con Zulema all'obitorio perché mi illudevo che non fosse tutto vero. Non volevo crederci. Non potevo crederci.

In macchina, mentre Zulema cercava di farmi dire anche solamente una sillaba, ripensavo a ciò che ci eravamo dette prima che lasciasse la mia sala riunioni. A quello che le ho detto forse un po' troppo delusa.

Sono stata velenosa e pungente, l'avevo allontanata.

Me ne sono andata senza voltarmi indietro, senza rimorsi, senza pietà.

Nemmeno una volta le ho detto che le volevo bene. Nemmeno una.

Ma non ho avuto problemi a dirle che non la volevo più come cliente, come se fosse una delle tante quando in realtà lei era la ragazzina. Lei era Desy.

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