Capitolo 97

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Non riesco a dormire.

Mi rigiro nel letto cento, mille volte, aspettando le prime luci dell'alba fare breccia nell'oscurità della notte.

Solo quando il cielo si colora di arancione mi alzo, indosso jeans e una felpa nera semplice. Non ho voglia di mettermi in tiro già di prima mattina. Lego i capelli in una coda alta e ribelle che scende giù grazie alle mie onde naturali.

Lascio mia figlia dormire tranquilla nel letto, le rimbocco le coperte prima di scendere quatta quatta per non svegliare gli altri.

Caffè.
Ho bisogno di una cisterna di caffè.

Vado in cucina e apro ogni sportello alla ricerca della macchinetta e delle cialde, non conoscendo bene la casa non riesco a trovare tutto quando all'improvviso sento dirmi alle spalle "Loro usano la caffettiera che è nel ripiano in alto a destra"

La sua voce.

Mi giro e la guardo.

Appoggiata allo stipite della porta indossa un completo da lavoro elegantissimo e ha ancora il cellulare in mano. I miei occhi scrutano ogni dettaglio sapendo che c'è stato un tempo in cui potevo toccare ogni parte di lei perché era mia, al ripensarci credo che si tratti di un'altra vita. Lei mi osserva avanzando, non dice nulla quando si sporge nella mia direzione avvicinandosi tanto da farmi rimanere di pietra, allunga un braccio e i suoi occhi si inchiodano ai miei, non ho idea di quello che stia facendo. Il mio sguardo cade sulle sue labbra per una sola frazione di secondo e lei se ne accorge perché mi sorride "Ecco qui.. Biondina" dice posando la caffettiera nelle mie mani. Si allontana per aprire un altro sportello e tira fuori il barattolo.

Mi riprendo dallo stato di trance in cui mi ha messo "Grazie.. siamo di buon umore"

"Ho quasi chiuso un caso molto pesante.. direi che si prospetta una bella giornata" mi risponde tranquillamente, come se fosse del tutto normale, come se potessimo parlare così tutti i giorni.

Rimango impietrita così è lei a preparare il caffè, per entrambe "Per questo sei vestita così?" Chiedo osservandola meglio.

Lei sorride divertita "Così.. come?"

I primi aggettivi che mi vengono sono.. elegante, formale e maledettamente sensuale.

"..Da lavoro" rispondo deglutendo a fatica.

Lei si rende conto di quanto sono tesa ma agisce come se non lo vedesse affatto, mette la caffettiera sul fuoco e solo allora mi guarda "Ieri abbiamo iniziato con il piede sbagliato.. abbiamo entrambe reagito molto male forse perché ci sono ancora delle questioni irrisolte fra noi ma hai ragione nel dire che siamo qui per le nostre amiche e per il loro matrimonio.. il minimo che possiamo fare è comportarci da adulte e avere un rapporto civile"

Dice molte parole ma di fatto non credo che sia veramente quello che sta pensando.

Il suo cuore non può voler questo, e lo so solamente perché anche il mio non è d'accordo.

Mi avvicino ma non di molto mentre la guardo negli occhi "Credi che potresti solamente per un istante mostrarti per ciò che sei senza alcun tipo di filtro?"

Lei incrocia le braccia all petto e mi osserva "Perché dovrei? L'ultima volta che ti ho dato il mio cuore è stato per pugnalarlo"

Scuoto leggermente la testa "Fino a prova contraria.. non sono io quella con un anello al dito"

Lei mi sorride rassegnata "Da quello che so.. lo saremo presto entrambe"

Abbasso lo sguardo e mi guardo la mano sinistra, non ho mai portato la fede nemmeno da sposata "Zulema.. ti ho lasciata libera perché avevo bisogno di tempo"

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