Capitolo 40

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-Ma che cosa ha lui che io non ho?Dimmelo, non mi offendo.
Esitai, ma i suoi occhi mi convinsero a parlare.
-Il mio cuore...
Federico annuì.
-Quindi questo è un addio, Fede?
-No, è solo un... arrivederci.
Si avvicinò a me e mi diede un bacio sulla fronte.
-Comunque non ti sto cacciando, puoi restare quanto vuoi.
-Forse faccio in tempo a prendere l'ultimo volo.

Uscii di casa con le valigie, avrei avvertito Sofia dopo. Secondo me però lo aveva già capito che sarei andata via. Presi l'aereo e arrivai a Roma.
Fissai la mia città come se fosse la prima volta che ci venissi. Mi scontrai con Jar.
-Greta?
-Ciao Lore.
Mi abbracciò, era con Carlo.
-Che cosa è successo?
Chiese Lorenzo.
-Beh, io...
-Gré, glielo spieghi dopo, tanto lo sappiamo che sei tornata per Antony!
Mi interruppe Carlo. Lo guardai arrossendo.
-Meno male che sei tornata, presto corri alla stazione e ferma quell'idiota.
Mi incitò lui.
-Cosa?
-Sta andando da Alberico.
Continuò Lorenzo prendendomi le valigie.
-Te le porto io, ma tu corri alla stazione.
-Ok.

Corsi verso la stazione. Vidi il treno di Antony, stava partendo. Corsi più veloce che potevo ma non lo raggiunsi.
-Antony... non partire.
Ma era troppo tardi.
In quella giornata era successo di tutto: mi ero lasciata con Federico per Antony e ora lui se ne andava.
Fissai il treno che si allontanava sempre di più e scoppiai a piangere fino a quando una mano si appoggiò alla mia spalla.
-Gré? Perché ti sei messa a correre come una pazza?
Alzai lo sguardo e c'era Antony, stava ridendo. Avevo ancora gli occhi lucidi e in quel momento mi resi conto... di amarlo così tanto. Mi alzai e iniziai a picchiarlo.
-Dove pensavi di andare?! E perché ridi?!
Urlai.
-Ehi, calmati, io...
Lo presi per le guance e lo baciai.
Appoggiai la testa su di lui e tirai un respiro profondo. Sentii le sue braccia intorno alla mia vita.
-Sapevo che saresti tornata.
Mi sussurrò.
-E perché te ne volevi andare?
-Perché appena mi guardavo in torno vedevo te, ma adesso che ci penso, la cosa non sarebbe cambiata.
Gli presi le mani e lo guardai.
-Antony, perché siamo così stupidi?
-Noi soffriamo solo quando stiamo lontani.
-E non quando stiamo vicini.
-Dobbiamo smettere di farci del male.
-Appunto.
Mi guardò sorridendo.
-Lo sai che ti amo?
-Anch'io, e a proposito di farci del male, per venire qua mi sono rotta l'infradito!
Antony rise e mi prese in braccio.
-Hai deciso di non partire?
-No, partirò per Bari, con una ragazza bellissima a cui avevo promesso un viaggio al mare.
-Fammi cambiare le scarpe almeno.
-Mi sei mancata, sai?
Lo fissai sorridendo.
-Anche tu, ma basta smancerie, muoviti.
Antony rise.
-Come vuole lei.

Andammo a casa, e mia madre mi abbracciò. Era anche un po' arrabbiata perché non avevo avvertito nessuno.

Era una vita che ti stavo aspettando//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora