Capitolo 59

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ANTONY POVS

Mia madre era a fare la spesa e mio padre a lavoro. Bene, avevo più tempo per organizzare il discorso. Andammo in camera mia.
-Mi metto direttamente il pigiama
Disse Greta mentre frugava nella sua busta di vestiti.
-Ok.
Iniziò a togliersi la maglietta.
-Oh... aspetta che ti aiuto!
Mi avvicinai a lei e le tolsi la maglietta. Greta si girò verso di me e sorrise.
-Ce la facevo anche da sola eh.
Le misi le mani sulla vita.
-No, sei in gravidanza non possiamo rischiare.
Dissi sorridendo. Lei mi cinse il collo con le braccia e mi baciò.
-Antony.
-Sì?
-Chiudila a chiave la porta.
Mi morsi il labbro.
-Sì, giusto.
Mi avviai in fretta verso la porta ma sentii un rumore dall'altra stanza.
-Sta venendo qualcuno!
Greta si mise in fretta la maglietta del pigiama.
Entrò mia madre.
-Ciao, ho interrotto qualcosa?
Io e Greta ci guardammo.
-No! Non si preoccupi.
Esclamò Greta.
-Senti mamma, io e Greta dovremo parlarti.
Allungai la mano, Greta la prese e si avvicinò a me. Mia madre iniziò a preoccuparsi.
-Che cosa, Antony?
Chiese lei agitata.
-Ti prego, sii comprensiva e non fare come la mamma di Greta.
-Sì ma parla, non fare così.
Esitai ma Greta mi convinse a parlare. Feci un respiro profondo.
-Greta è incinta.
Mia madre mi fissò e la sua espressione non cambiò.
-È un altro scherzo?
Chiese stufata.
-No, sono serio.
-Antony lo vedi con tutti i tuoi stupidi scherzi non ti crede più nessuno.
Commentò Greta. Mia madre continuava a non crederci. Presi la telecamera.
-Guarda, è spenta.
L'espressione di mia madre cambiò. Mise una mano sul muro per reggersi.
-Antony! Un figlio, ma siete pazzi, sai quanta responsabilità?...
Greta alzò gli occhi al cielo come se avesse già sentito quel discorso.

E si comunque le solite cose, ascoltai mia madre a testa bassa aspettando che smettesse.
-Non vi caccerò, ma davvero è grave e aspetta che lo venga a sapere tuo padre!
Mia madre uscì e ci sedemmo sul letto.
-Che farà tuo padre?
-Mi ammazzerà di botte probabilmente.
-No, non penso proprio.
Mi abbracciò.
-E che vuoi fare?
-Non lo so, ma non voglio che ti picchi.
Mi accarezzò i capelli e sorrisi.
-Lo reggo, tranquilla.
-No, non sono tranquilla per niente.
-Dai Grè.
-Se mi dai un bacio mi tranquillizzo.
Sorrisi e la baciai.

Io ero ancora bagnato fradicio, mi cambiai.
-Antony sicuro che entriamo nel letto?
-Sì non dobbiamo stare nemmeno tanto stretti.
Entrammo nel letto e la abbracciai.
-Buona notte, principessa.
-Buona notte.
La baciai e la strinsi a me.

Il giorno dopo ci svegliammo. Greta era già sveglia e in piedi. Stava guardando fuori dalla porta.
-Che succede Gré?
Si girò verso di me.
-È tornato tuo padre.
Si sedette e io mi misi a sedere, lo sentivo urlare con mia madre.
-Glielo ha detto.
Greta mi prese la mano spaventata.
-Antony puoi venire di qua?!
Urlò mio padre dall'altra stanza. Mi alzai. Sorrisi a Greta per tranquillizzarla e andai in cucina dove mio padre mi aspettava a braccia incrociate.
-Allora, il discorso te l'ha già fatto tua madre, ma io non so davvero che dirti, sei un caso perso!
Lo guardai.
-Mi dispiace, ti prego non ci cacciare, non sapremmo dove andare.
-Antony, te lo dico con le buone, devi andare.
Mia madre cercò di difendermi.
-Papà...
Cercai di parlare.
-Via!
Ordinò lui indicando la porta. Greta mi raggiunse e uscimmo di fuori.
-Non ci credo.
-Nemmeno io.
-Ti ho preso qualche maglietta e dei pantaloni.
-Grazie.
-Dove andiamo adesso?
Rimasi in silenzio per un po'.
-Da mio nonno, lui non ci caccerà.

GRETA POVS

Andammo dal nonno di Antony e dopo avergli spiegato tutta la situazione ci fece restare nella camera degli ospiti.
-Dopo usciamo?
Chiese Antony.
-Sono un po' stanca, cambiare di casa in casa non mi fa bene
Mi chiamò Matteo.
-Grè, come stai?
-Bene papino, ti va bene se ti chiamo così? Perché ormai ti preoccupi più di mia madre.
Matteo rise.
-Vaffanculo, che è successo?
Gli raccontai tutto.
-Potevate venire da me.
-Sì certo e Antony dove lo lasciavi?
-Ok restare lì, comunque sono stato in pensiero.
-Non ce la posso proprio fare.
-Vorrei tanto abbracciarti.
Sorrisi.
-Dopo forse esco.
-Ok, ci vediamo.
Riattaccai.
Antony mi guardò.
-Matteo?
-Sì.
-Bene.
Tirò su col naso e poi lo arricciò facendomi trattenere un sorriso.
-Che puzza di vecchio.
Esclamò.
-No, non aprire le finestre che fa freddo.
Antony sorrise.
-Ti riscaldo io.
Aprì la finestra poi si avvicinò a me e mi abbracciò.
-Sei tutta la mia vita.
Antony sorrise. Mi sollevò per i fianchi e mi baciò.
-E tu la mia.

Dopo cena uscimmo. Incontrammo Lorenzo al pub e sapevo che aveva parlato con Matteo.
-Raga vi cacciate sempre nei casini.
Commentò mentre ci sedevamo davanti a lui.
-Lascia stare, oggi non è giornata.
Sospirò Antony.
-Lorè dov'è Matteo?
Chiesi io guardandomi in torno.
-Non lo so, prima era qui.
-Ok, vado a prendere da bere.
Andai al bancone.
-Bu!
Mi girai e c'era Matteo, lo abbracciai.
-Mannaggia a te Grè.
Risi.
-Mi fai sempre preoccupare.
Matteo sorrise.
-Non esagerare, stupido.
Sorrisi.
-Allora come va?
-Male, siamo passati di casa in casa.
-Dai tutto questo passerà, i vostri genitori non potranno essere arrabbiati con voi per sempre.
-Lo spero.

Due giorni dopo andammo a fare la prima ecografia. Quando arrivammo Antony mi tenne la mano e mi sorrise. Dopo un po' iniziò ad agitarsi.
-Allora?
Chiese Antony. Il dottore ci guardò.
-C'è qualcosa.
Rispose indicando lo schermo. Sorrisi e Antony anche.
Uscimmo di fuori e il dottore ci comunicò di rivederci tra 15 giorni.
-Beh è stato figo.
Disse Antony.
-Sì, oggi proviamo a riandare da mia madre?
-No per carità, si sta tanto bene da mio nonno.
-Sì ma mi manca la mia camera, ho paura che ci si sia trasferito Federico.
-Ma se ci vado io?
Disse ridendo.
-Ti diverti a vedere mia madre alterata?
-Sì, forse.
-Ok ho capito ci andrò un'altra volta, tu sta fermo però.

Tornammo a casa e ci guardammo un film, era la prima volta che vedevo Antony così concentrato.
-Ti piace questo film?
-È? Sì, spero che questo bambino non diventi mai come quello del film però.
Sorrisi.
-Già, passami le pop corn.
Mi passò la busta, ci mise la mano dentro e mi lanciò un po' di pop corn.
-La smetti?
Rise.
-Ops, scusa.
Mi appoggiai al suo petto e chiusi gli occhi.
-Se non fossi così stanca ti ucciderei.
-Sisi, certo.
Gli diedi un pugno.
Poco dopo mi addormentai.
Quando mi svegliai, Antony non c'era.

Era una vita che ti stavo aspettando//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora