Capitolo 74

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ANTONY POVS

Non potevo credere che stava succedendo di nuovo, prima io che dovevo andare a Los Angeles, e adesso lei. No, non lo avrei permesso, senza di lei io non potevo stare.
-Antony?... Antony mi stai ascoltando?!
Scossi la testa e guardai il ragazzo del Network.
-Sì!
-Ah è che stavo dicendo?
-Beh, che...
-Vedi, non mi stavi ascoltando, ti stavo dicendo che i cartelloni dell'ultimo evento sono di là.
-Ah, bene, posso andare adesso?
-Sì.
Presi i cartelloni e tornai a casa.

Chiamai subito Greta.
-Allora?
-Va di male in peggio.
-Perché? Che c'è?
-C'è che partirò domani.
Mi crollò il mondo addosso, mi stavo sentendo davvero male e gli attacchi di panico stavano per ritornare. Rimasi in silenzio per qualche secondo.
-Ora vengo.
Dissi infine.

GRETA POVS

Antony riattaccò. Fissai il telefono, non avevo ancora realizzato che stava venendo a casa mia, probabilmente a litigare con mia madre.
Uscii dalla mia camera e vidi che quella dei ragazzi era aperta, stavano facendo le valigie.
Fissai Fede fino a quando non alzò lo sguardo, i suoi occhi azzurri erano colmi di tristezza.
"Mi dispiace, splendore."
Mimò con le labbra. Alzai gli occhi al cielo, quel vizio non se lo toglieva. Riuscì a farmi uno di quei sorrisi che solo lui sa fare, poi tornò alla sua valigia.

Scesi di sotto perché sentii bussare fortissimo alla porta. Mia madre aprì prima che potessi farlo io.
Antony entrò in fretta e furia e mia madre lo guardò male.
-Antony.
Corsi verso di lui e lo tirai per un braccio.
-Ti prego, lascia stare.
Lui scosse la testa e fissò mia madre.
-Non parlo perché sono educato, signora, ma gliene direi davvero tante.
Mia madre lo guardò malissimo.
-Antony, vieni.
Lui mi guardò e salimmo di sopra.
-Mi sento così impotente, vorrei fare qualcosa, ma...
-Ti prego, calmati.
Mi guardò e riuscì a calmarsi.
-Non voglio che tu te ne vada.
-Neanch'io lo voglio, ma è domani e io non ho avuto nemmeno il tempo di ragionare.
Si sedette sul mio letto e guardò la valigia.
-Ti giuro che troverò un lavoro, metterò i soldi da parte e verrò lì il prima possibile.
Mi sedetti davanti a lui.
-Antony...
-No, niente Antony, lo farò, io non posso stare senza di te, lo sai.
-Nemmeno io... oddio mi mancherai così tanto.
Prima che potessi piangere lui mi abbracciò.
-Ti prego resta qui a dormire, il letto è abbastanza grande.
-Certo, faccio finta di andare via poi mi arrampico.
-No, dopo cadi di nuovo, dirò a mia madre di aggiungere un posto in più a tavola.
Antony cercò di non ridere.
-Dopo che l'ho quasi mandata affanculo? Oh Greta, dolce innocente Greta.
Lo guardai male.
-D'accordo arrampicati fa come ti pare!
Antony sorrise.
-Ci vediamo dopo, piccola.
Mi diede un bacio a stampo e se ne andò.

Dopo cena risalii in camera e spalancai la finestra, Antony era lì. Quanto mi sarebbe mancato.
-Ok, cerco di fare il meno casino possibile.
-Be allora non parlare, stupido.
-Sta zitta, quando vengo su ti picchio.
Riuscì ad arrampicarsi.
Si buttò dritto nella mia camera e lo ritrovai sdraiato sul pavimento. Mi sedetti per terra vicino a lui.
-Tu sei pazzo.
Si mise a sedere e mi fissò.
-Sei bellissima, potrei restare così per ore... ma devi andare.
Perché me lo aveva ricordato.
-Fosse per me mi legherei alla casa con una catena.
Antony rise.
-Tu sei proprio pazza.
Mi appoggiai alla sua spalla e chiusi gli occhi.
-Domani non chiamarmi principessa, o giuro che scoppio a piangere, e non voglio farlo.
Antony guardò di fuori, fissò le stelle, dalla mia camera si potevano vedere bene. Restò per un po' in silenzio.
-Lo hai detto a Sofia e a... Matteo?
-Sì.
-Come l'hanno presa?
-Sofia voleva venire qua e Matteo voleva parlare a mia madre.
-Bene, hai degli amici molto calmi.
-Anche tu non scherzi.
Antony trattenne un sorriso.
-Ma quelli sono dettagli.
Lo guardai. Gli accarezzai la guancia e lo feci voltare verso di me. Mi baciò.

Il giorno dopo avrei sperato non arrivasse, la sveglia suonò. Antony aprì gli occhi e ci fissammo.
-È ora di andare.
Disse, e mi sorprese. Mi aiutò a portare le valigie di sotto.
-Sei pronta Greta...
Chiese mia madre per poi rimanere sorpresa nel trovare Antony. Se non fossi stata così triste sarei scoppiata a ridere.
-Sì mamma, lui ha dormito qua.
I ragazzi trattennero delle risate e mia madre li fulminò.
Quando aprì la porta quasi mi commossi, c'erano tutti i miei amici. Corsi di fuori e ne salutai uno per uno... quando arrivai a Matteo.
-Matt...
-Greta, vorrei fare qualcosa ma non posso purtroppo, mi mancherai come l'aria.
-Ti voglio tanto bene.
Mi abbracciò.
-Anch'io.
Mi staccai e guardai Antony, aveva trattenuto le lacrime per tutto questo tempo. I suoi occhi erano lucidi. Mi abbracciò stringendomi forte a lui, quasi non volesse lasciarmi andare. Scoppiai a piangere, non me ne volevo andare. Ci staccammo e fu come se una parte di cuore se ne andasse. Antony si abbassò leggermente per stare alla mia altezza, appoggiò le sue mani sulle mie guance e mi baciò.

Raggiunsi la macchina poco dopo. Mi girai un'ultima volta verso di lui.
"Ti amo"
Mimai con le labbra, e poi salii.
Misi in fretta le cuffie e ascoltai le canzoni più tristi che avevo con una playlist a parte.
Quando salii sull'aereo mi misi a rileggere le nostre chat WhatsApp. Mi uscì un sorriso, di solito parlavamo di notte, eravamo così stupidi. Perché dovevo farmi del male da sola?Non riuscii a smettere. Già mi mancava.

ANTONY POVS

-Ehi amico, va tutto bene?
Chiese Lorenzo. Io ero ancora lì davanti casa di Greta e fissavo la sua macchina che era ormai un puntino nero.
-, tutto bene.
Me ne andai.
Dovevo trovare un lavoro in fretta e non deprimermi, mandai dei messaggi a Greta anche se sapevo che non aveva internet.

Vagavo per Roma senza una meta precisa, non sapevo che fare. Guardai il mio anello e lessi il bellissimo nome che ci era inciso sopra.
Cazzo, quanto mi mancava. Sentivo un vuoto dentro, sapevo che sarebbe restata in America per troppo tempo, e chissà quanti ragazzi avrebbe conosciuto, per non parlare di quei due cascamorti che vivevano con lei.

Era una vita che ti stavo aspettando//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora