Capitolo 108

713 59 1
                                    

Ci guardammo un film. Greta era ben attenta alle ore in cui dovevo prendere le medicine. Io facevo finta di ascoltarla, in realtà me lo ricordavo ma mi divertiva sentirla parlare a raffica.
-Mi stai ascoltando?
Chiese infine lei.
-Mh, sì.
Lei inarcò un sopracciglio.
-Sì, come no.
Sorrisi.
-Ok, scusami.
Le squillò il telefono.
-È mia mamma.
Sospirò prima di portarsi il cellulare all'orecchio.

Parlarono per un po' perché Greta doveva spiegarle il perché era a casa mia.
-Vede signora, con tutti i colpi che mi ha mandato alla fine ha funzionato!
Greta si girò verso di me e mi intimò di stare zitto avvicinando il dito indice alla punta del suo naso. Allora la presi per un polso e la tirai verso di me baciandola con passione.
Non mi importava, sua madre aveva parlato un po' troppo e io avevo ancora necessità delle sue labbra.
Feci un favore anche a lei, perché si posò il telefono accanto continuando a baciarmi e interrompendo la chiamata. La sua mano si fece un giro lungo il mio petto fino ad arrivare dietro il mio collo, provocandomi dei brividi. Quel bacio si interruppe solo per sorriderci.
-Che voleva tua madre?
Greta mi passò le mani tra i capelli.
-Niente, doveva rompere, è ritornata e non mi ha trovata.
Parlammo per un po', poi ci addormentammo.

Passò una settimana e Greta era sempre a casa.
Ormai era come se fosse tornata lì, solo che ogni tanto andava nella sua per cambiarsi e anche perché lì aveva tutto.
Sulle scale mi avevano montato una rampa, così da raggiungere la camera e il bagno senza problemi.

Dall'università andammo a casa di Greta perché doveva prendere delle cose.
-Non c'è nessuno, per fortuna.
Disse lei mentre entravamo.
-Non fare casino.
Disse prima di salire le scale.
-Tsk, che posso fare?
La seguii con lo sguardo fino a quando non sparì nella sua camera.
Sbuffai e misi le mani sulle ruote della mia sedia, iniziai a spingere per muovermi. Mi avvicinai ad una credenza piena di bomboniere e foto vecchie. Erano le foto del matrimonio dei genitori di Greta.
Lo sguardo mi cadde su un cassetto mezzo aperto pieno di album fotografici. Ne presi uno e lessi il nome della prima pagina.
"Greta 6 anni."
Sorrisi e sfogliai quelle pagine dove le foto aumentavano di anno in anno.
-Che stai facendo?
Chiese Greta venendo verso di me.
-Quindi eri bionda.
Dissi girandomi verso di lei. Greta mi raggiunse e mi mise una mano sulla spalla sorridendo alle foto.
-Sì.
Sorrisi.
-Che bella bambina che eri... che ti è successo?
Greta mi tirò un pugno e scoppiai a ridere.
-Dai scherzo, sei bellissima, principessa.
Greta sorrise e si abbassò per lasciarmi un bacio sulle labbra.
-Sei un idiota.
Risi e continuammo a guardare le sue vecchie fotografie.
-Dai torniamo a casa tua che è tardi.
Lessi: "Greta 17 anni, mare."
-Al mare, in costume, oh aspetta, aspetta!
Lei rise.
-Quanto sei stupido.
C'era una foto che mi colpì davvero tanto, il sorriso di Greta era così splendido.
-Queste sono le foto da ritagliare e mettere nel portafoglio.
Greta sorrise.
-Fa' vedere.
Me la prese dalle mani
-Oh, i miei capelli!
Disse con aria nostalgica.
-Ma dai, sei bellissima anche così.
Greta mi riconsegnò la foto e sorrise di nuovo.
-Puoi prenderla se vuoi, non guardo queste foto da non so quanto tempo.
Alzò lo sguardo verso una foto di suo padre e mi sentii in colpa per averla fatta venire lì vicino.
-Ehi, piccola.
Mi guardò con rancore. Le accarezzai la mano.
-Sta tranquilla.
Cercò di sorridere.
-Ok.
Tornammo a casa.

#spazioautrice
Questo capitolo è corto perché domani esce l'ultimo che sarà molto più lungo.
Però vi ripeto che anche se finisce la storia ci saranno delle sorprese.
Comunque lasciate tanti commenti e stelline e ci vediamo alla prossima❤️
~OvunqueconFede

Era una vita che ti stavo aspettando//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora