Capitolo 87

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Me ne andai e tornai a casa. Antony non era ancora tornato.
Aprii un po' di finestre per far cambiare l'aria.
Andai in bagno e mi feci una doccia veloce. Tornai in camera e mi vestii, quando sentii un rumore di sotto. Non veniva dalla porta, ma dalla finestra. Mi spaventai e presi la scopa.
Scesi le scale lentamente, corsi in cucina e tirai la scopa senza esitare.
-Aia!
Aprii gli occhi e c'era Antony che si massaggiava la testa.
-Ma sei scema?
Mi portai le mani alla bocca cercando di non ridere.
-Scusa, credevo fossi un ladro, sei entrato dalla finestra!
-Ho scordato le chiavi!
Chinai la testa ridendo.
-Allora sei tu che sei stupido.
Mi guardò mentre ridevo e trattenne un sorriso anche lui.
-Vengo lì e ti meno.
-Ti aspetto.
Si avvicinò a me e mi baciò. Mi guardò.
-Che c'è?
-Devo dirti una cosa.

Ci sedemmo sul divano e Antony cominciò a preoccuparsi.
-Dimmi che succede.
Presi coraggio e gli raccontai tutto.
Antony mi fissò a bocca aperta.
-Non volevo mentirti, l'ho fatto solo per non ferirti.
Lui scosse la testa.
-Non posso credere che lo abbia fatto.
Mi guardò schifato.
-Ti ha baciata!
-Sì, e gli ho dato una ginocchiata nelle palle.
Antony riuscì a ridere.
-Tranquilla non ce l'ho con te, piccola.
-Meno male.
-Ma devo parlare con Alessio.

ANTONY POVS

Chiamai Alessio e lo invitai a casa facendo finta di non sapere niente.
Quando arrivò lo guardammo entrambi a braccia incrociate e lui capì.
-Antony...
-Come hai potuto? Sei uno stronzo!
-Mi dispiace, Antony.
Alessio abbassò la testa.
-Lo sai quanto tengo a Greta, non me la porterai mai via!
Alessio riuscì a guardarmi negli occhi.
-Mi dispiace non ho saputo resistere.
Greta lo guardò inarcando un sopracciglio ma non disse nulla.
-Alessio, vattene, e sta lontano da Greta.
-Va bene.
Uscì, rimasi a fissare la porta da dove era appena uscito.
Greta mi accarezzò il braccio.
-Tutto bene?
Spostai lo sguardo su di lei.
-Non tanto.
Mi fissò e mi baciò.
-Va meglio?
Riuscii a sorridere.
-Sì.
-Dai, adesso è tutto finito.
-Sì ma ti ha baciata e non posso ancora crederci.
Greta ritirò le labbra e mi cinse la vita.
-Lo vedi perché non te lo volevo dire?
Annuii.
-D'accordo, eviterò di pensarci, ma a una condizione.
-Quale?
-Stasera usciamo.
Sorrise.
-E me lo chiedi pure.
-Ah, principessa.
La baciai.

Andammo di sopra e ci preparammo. Ovviamente feci prima di Greta.
Scesi di sotto e la aspettai.
Il telefono di Greta squillò, era sua madre. Risposi io.
-Pronto?
-Pronto, Greta?
-Beh grazie che mi da la voce da femmina.
Sospiró.
-Ciao, Antony.
-Salve signora.
-Senti puoi dire a Greta che domani vengo a vedere la casa?
Mi venne da ridere ripensando alla scommessa.
-Ok, allora ci vediamo domani.
-Ciao.
Riattaccai e scoppiai a ridere.
-Che succede?
Mi girai verso Greta, che si stava aggiustando gli orecchini. Allargai la bocca. Istintivamente lo sguardo mi cadde su un punto. Greta incrociò le braccia.
-Hai finito di guardarmi le tette?
Spostai in fretta lo sguardo sui suoi occhi e chiusi la bocca.
-Io non...
Balbettai qualcosa di incomprensibile. Greta mi prese le mani e sorrise.
-Andiamo che è meglio.
Uscimmo di fuori.
-Comunque era tua madre.
Mi passai una mano tra i capelli per aggiustarmi il ciuffo.
-E che voleva?
-Domani viene a vedere la casa.
-Ah, era ora!
La guardai.
-Ehi, ricordi che devi fare?
-Sì ma sto facendo finta di non sapere niente.
Risi.
-Ok, farò finta anch'io.
Mi diede un pugno.

Era una vita che ti stavo aspettando//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora