Capitolo 75

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GRETA POVS

Arrivammo a casa. Era davvero grande da fuori. Quando entrammo c'erano due grandi stanze, una era la sala e una la cucina. Dritto davanti a noi c'erano delle scale in marmo che portavano alle stanze di sopra.
-Ragazzi, non dovrete dividere più la camera.
Disse Marco rivolgendosi a Benji e Fede.
-Dov'è la mia?
Chiesi io.
-Prima porta a destra.
Mi informò lui.

Salii di sopra e mi chiusi nella mia nuova camera, spalancai la finestra del balcone dove si poteva godere di un bel panorama, ma non mi importava.
Non sapevo nemmeno in che stato eravamo, ma non mi importava nemmeno di quello.
Mi sedetti sul letto e fissai di fuori. Il mio iPhone, ormai quasi scarico, mi avvertì che c'era una rete libera. Mi collegai in fretta e lo misi in carica.
Venni sommersa di notifiche, come al solito, notai che c'erano diversi messaggi da Antony.

"Greta come stai? Sei arrivata?"
"Già mi manchi..."
"Mi rispondi dio santo!"
"Ah è vero non hai internet."
Sorrisi e gli risposi.
"Stupido, sono arrivata."
Mi ricordai che era dall'altra parte del mondo e probabilmente stava dormendo, qui era mezzogiorno. Però rispose subito.
"Ho fatto nottata per aspettare il tuo messaggio."
"Allora dormi e quando ti svegli chiamami."
Ci mise un po' a rispondere.
"Greta ti amo, e lo so che non puoi sentirmi, ma lo urlerò così forte che anche ai sordi verranno i brividi."
Fissai il messaggio e lo rilessi più di una volta.

Spensi il telefono, non sapevo cosa rispondere mi ero commossa, lo odiavo quando faceva queste cose.
Buttai la testa tra le mani. Bussarono alla porta.
-Grè, è pronto...
Disse Federico.
-Com'è che bussi? La nuova casa ti ha fatto bene.
-Scendi?
Rispose irritato.
-Eccomi.
Mi alzai e aprii la porta. Fede cercò di sorridere.
-Hai visto il bagno? Figo eh.
-Ho visto solo la mia camera.

Scesi di sotto e mangiammo.
-Oggi potete fare un giro voi tre, per vedere un po' la città.
Propose mia madre. Alzai la testa verso di loro.
-Per me va bene.
Affermò Benji.
-Anche per me.
Disse Fede. Mi guardarono tutti.
-Che c'è?
Sbottai.
-Greta non sarà tempo sprecato, in Italia c'è il fusorario.
Disse mia madre.
-Grazie che me lo ricordi, mamma.
Mi alzai, tanto avevo finito.
Uscii di fuori per vedere il giardino. Feci il giro della casa fino a ritornare al pianerottolo.
C'era Fede seduto sulle poche scale che venivano prima della porta.
-Tutto bene?
-Tutto male.
-Mi dispiace.
Lo guardai.
-Ce la fai ad uscire con noi?
-Sì, almeno mi distraggo... vado a prepararmi.
Gli passai vicino e lui mi bloccò per il polso.
-Ti prego, sorridi.
-Mi stai chiedendo troppo.
Mi abbracciò ed era tanto che non lo faceva. Mi staccai in fretta.
-Scusa.
Scossi la testa.
-Lascia stare.

Era una vita che ti stavo aspettando//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora