Capitolo 103

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Il giorno dopo mi svegliai con Antony che dormiva ancora.
-Dormiglione.
Lo scossi ma si girò dall'altra parte così decisi di farlo dormire un altro po'.

Scesi di sotto e non trovai nessuno, mi ricordai che mamma e i ragazzi erano partiti per andare da Marco, ah meno male, avevo casa libera per una settimana.
Preparai il caffè con la panna e tornai in camera.
-Buongiorno eh.
Antony si mise a sedere strofinandosi gli occhi. Mi sedetti sul letto incrociando le gambe e porgendogli una tazza.
-Grazie.
Antony la prese ancora mezzo intontito e con gli occhi socchiusi.
-Che faccia che hai? Sembri un cane bastonato.
Dissi ridendo.
-Simpatica.
Bevve un sorso e si scottò la lingua.
-Cazzo, ma non me lo dici che scotta!
Soffocai una risata e ingoiai il caffè.
-Non farmi ridere per favore.
Lo fissai ridendo e Antony se ne accorse.
-Che c'è?
Mi sporsi e gli diedi un bacio a stampo.
-Eri sporco di panna.
Antony si avvicinò a me.
-Sì, dicono tutte così.
-Tutte chi?
Lui sorrise e mi baciò.
-Tutte chi?
Ripetei inarcando un sopracciglio.
-Ah, gelosa?
Mi morsi il labbro.
-No.
Sorrisi.
-Comunque, ho casa libera.
Posai la tazza sul comodino.
-Bene.
Disse lui bevendo un altro sorso. Trattenni un sorriso.
-Beh, se non ti interessa puoi anche andartene.
Lo provocai.
-Chi ha detto che non mi interessa?
Si avvicinò a me e appoggiò le mani sul materasso, mi tirai indietro ma lui mi bloccò sorridendo. Avvicinò la sua testa alla mia per darmi un bacio ma la girai dall'altra parte ridendo. Antony chinò la testa e ricambiò il sorriso.
-Cos'è non vuoi baciarmi?
Lo guardai negli occhi.
-No.
Sorrisi e lui si tirò indietro facendo il finto offeso.
-Ok, come ti pare.
Incrociò le braccia e mostrò il labbro inferiore. Lo fissai ridendo per la sua faccia da cucciolo e lui non poté fare a meno che ricambiare con un sorriso.
-Te lo bacio quel sorriso.

Andai di sotto a prendere un pacchetto di biscotti, quando tornai in camera Antony era al telefono.
-Ok... va bene ciao, ci vediamo dopo.
Riattaccò entusiasta.
-Che succede?
Mi sedetti sul letto.
-La macchina, oggi vado a prendere la macchina!
-Ah, finalmente!
Prese un biscotto e lo immerse nel caffè.
Il suo telefono squillò di nuovo e stavolta era un messaggio. Antony lo prese e corrugò la fronte.
-Chi è?
-Un numero sconosciuto.
Mi sedetti accanto a lui.
-Ah, è Leila, la ragazza che devo aiutare per il canale, mi chiede se oggi possiamo girare il video.
Antony le rispose e si misero d'accordo, subito dopo cliccò sulla foto del profilo.
-Porco due che...
Non finì la frase perché si ricordò che gli stavo vicino. Si girò sorridendo angelicamente. Lo fissai accigliata.
-Che? Finisci la frase, dai.
-Che... bel gattino che ha sulla mensola.
-Sì, il gattino.
Gli diedi uno schiaffo dietro la testa. Antony si massaggiò la nuca e mi guardò.
-Ma dai amore mio.
Cercò di baciarmi ma mi scansai e lui cadde a faccia avanti sul materasso.
Mi alzai dal letto.
-Va da Leila tu.
Antony si alzò e mi prese per un polso. Mi girai verso di lui e il mio naso si scontrò con il suo.
-Peccato che io voglio te, Menchi.
-Mi vuoi?
Sfiorai le sue labbra.
-Sì.
Disse a bassa voce quasi sussurrando. Sorrisi e mi avvicinai sempre di più a lui.
-Bene, dopo sarò tutta tua, però ora mi devo preparare per andare all'università, quindi, ciao.
Antony si morse il labbro.
-Allora ci vediamo dopo, bimba.
Mi avvicinai alla porta e la aprii.
-A dopo, stupido.
Mi rubò un bacio sulle labbra e se ne andò.

Era una vita che ti stavo aspettando//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora