Capitolo 93

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ANTONY POVS

Vidi Greta uscire dal palazzo di Matteo sovrappensiero. La raggiunsi.
-Ehi, già fatto?
Alzò la testa.
-Sì, dovevano parlare in privato
Disse alzando gli occhi al cielo. Mi avvicinai a lei e le misi un braccio dietro la schiena.
-Lasciali perdere.
Greta sorrise.
-Chi ha detto che voglio parlare di loro?
Mi baciò.
-Andiamo a fare un giro?
Greta alzò la testa al cielo.
-Credo che stia per piovere.
Guardai il cielo.
-Già, allora torniamo a casa.

Tornammo a casa e iniziò a nevicare. Greta si affacciò alla finestra e si incantò sui fiocchi che cadevano mentre io preparavo la cioccolata calda.
La fissai sorridendo. Nei suoi occhi castani vedevo il riflesso dei fiocchi di neve. Aveva sopra la testa il suo solito cappello di lana giallo e riuscivo a vedere un po' dei suoi corti capelli neri.
-Antony.
La sua voce mi distrasse dai miei pensieri.
-Sì?
-La cioccolata è pronta, non stare lì imbambolato.
Disse ridendo. La sua risata mi faceva sentire bene, mi scaldava il cuore.
-Ah, giusto.
Tornai con due tazze e gliene porsi una sedendomi davanti a lei.
-Non è tutto perfetto?
Greta sorrise, non c'era cosa più bella del suo sorriso.
-Viviamo insieme, come potrebbe andare?
-Beh non lo so, vederti tutti i giorni non è poi...
Greta allargò la bocca.
-Ah sì?!
Iniziai a ridere.
-Ma amore, scherzo.
Greta incrociò le braccia e guardò di fuori.
Mi sporsi e la baciai sul collo. Lei si girò verso di me e ci ritrovammo faccia a faccia. I nostri occhi si incrociarono e amavo quando succedeva. Greta si morse il labbro.
-Smettila di guardarmi così.
Sorrisi.
-Perché?
-Non lo so...
Disse cercando di non ridere.
-Non ti piace se ti guardo così?
Chinai la testa e sorrisi. Mi prese le mani e sorrise.
-Certo che mi piace.
Mi baciò.
-Allora, andiamo a dormire? Sto iniziando a sentire freddo.
-Basta che mi abbracci.
-Certo, principessa.

GRETA POVS

Il giorno dopo mi svegliai e mi preparai come al solito per andare all'università.
Scesi di sotto e raggiunsi Antony che stava preparando il latte.
-Buongiorno, amore.
Si girò verso di me.
-Non te l'hanno detto che non si può portare il cappello in classe, Menchi?
Sorrisi.
-Smettila di fare lo stupido e dammi un bacio.
Antony sorrise e mi baciò.
-Io vado.
-Sì, ci vediamo dopo.

Raggiunsi l'università più presto del solito. C'era solo un ragazzo lì davanti, sì, era lui, avrei riconosciuto i suoi ricci anche a chilometri di distanza.
Lo raggiunsi e si accorse di me.
-Buongiorno, cara.
Disse Cristian.
-Buongiorno.
-Un altro? Oddio, almeno copritelo!
Disse riferendosi a un succhiotto che avevo sul collo. Me lo coprii istintivamente con la mano.
-Che mi dici?
Cercai di cambiare discorso.
Cristian prese il suo pacchetto di sigarette e iniziò a fumarne una.
-E meno male che fumavi solo quando eri nervoso.
-Sono nervoso, tu mi rendi nervoso...
Sputò del fumo verso l'alto e mi guardò.
-Mi stai sulle palle.
Inarcai un sopracciglio.
-Ah davvero? Allora entro, ciao.
Mi girai e lui mi prese di nuovo per un braccio, come l'altra volta. Era strano il modo in cui mi stringeva il braccio, come se non mi volesse far andare via.
Mi girai verso di lui e mi lasciò in fretta.
-Stavo scherzando, non andare, è presto.
-Sì, va bene.
Lo guardai e ripensai a quello che avevo sentito ieri.

Era una vita che ti stavo aspettando//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora