Sixteen.

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Erano passati vari giorni dall'esame del più piccolo, le cose in città proseguivano tranquille, durante la settimana le persone continuavano a dirigersi a scuola o al loro posto di lavoro attendendo con ansia il fine settimana per poter riposare e divertirsi ma nonostante i tanti impegni che la gente del posto aveva le strade erano costantemente gremite di persone che sorridevano alla vita e la celebravano in compagnia dei loro amici o familiari.
Benjamin, delle volte, invidiava la felicità e la spensieratezza che i suoi compaesani non perdevano mai, non gli era mai capitato di camminare tra quelle strade e di vedere qualcuno che non stesse sorridendo per un periodo di tempo più lungo, tutti finivano per sorridere che fosse per un motivo o per un altro ed era proprio questo che, per anni, aveva spinto il ragazzo a credere che quella non fosse la città per lui, non voleva adeguarsi, voleva vivere seguendo le sue idee ma al suo ritorno fu costretto a rinunciare a queste e ad aggregarsi alla massa, se la gente voleva vederlo felice lui si sarebbe finto felice, non aveva più le forze per combattere il mondo senza nessuno al fianco, senza nessuno che fosse Federico.
Nei pochi giorni che erano trascorsi i due giovani si erano visti e sentiti abbastanza spesso, più volte si erano anche incontrati casualmente per strada, per quanto potesse essere casuale dato che entrambi continuavano a cercasi per tutta la città tutti i giorni.

Federico continuava a camminare tra le strade di Los Angeles mentre si godeva il suo giorno senza studio, dopo aver dato l'esame, che l'aveva afflitto per varie settimane, aveva deciso di prendersi un paio di giorni di riposo per potersi godere appieno delle meraviglie che Los Angeles aveva da offrirgli.
-"Federico!"
Una voce cristallina giunse alla sue orecchie e, subito, un sorriso comparve sul suo volto illuminandolo completamente, il ragazzo si girò e si ritrovò davanti un Benjamin che si affannava a correre nella sua direzione.
-"Benjamin!" Esclamò lui e gli andò in contro.
-"Finalmente mi hai sentito e ti sei fermato." Disse il moro con il respiro spezzato e si appoggiò al muro per riprendere aria.
-"Mi stai chiamando, e seguendo, da molto?" Chiese il più piccolo quasi dispiaciuto per averlo fatto affaticare tanto.
-"Qualche minuto." Rispose Benjamin e chiuse gli occhi per poi prendere un lungo respiro. "Sei diventato sordo per caso?" Chiese e aprì un occhio assumendo così un espressione alquanto divertente.
Il biondo cercò di restare serio ma non riuscì a non scoppiare in una fragorosa risata, per quanto il maggiore volesse sembrare serio l'espressione che aveva sul suo volto lo rendeva divertente.
-"Stai ridendo di me?!" Chiese il più grande fingendosi offeso e incrociò le braccia al petto.
-"M- ma n..." Cercò di rispondere Federico ma scoppiò a ridere subito dopo, ancor più di prima, se possibile.
-"Bene, vedo che oggi sei in vena di prendermi in giro oggi, dopo avermi fatto correre e sgolare per minuti interi." Rispose il moro assumendo un tono duro. "Meglio che me ne vado, non è giornata." Aggiunse e girò i tacchi per dirigersi nella direzione da cui proveniva.
-"Ma no." Brontolò il più piccolo ma non ottenne alcun risultato. "Dai, Benjamin, torna qui." Aggiunse con tono supplichevole.
Neanche questo suo nuovo tentativo gli diede dei risultati positivi, Benjamin continuava a camminare ignorando le sue parole.
-"Benjamin, ti prego!" Urlò ma niente.
Federico, allora, si decise ad inseguirlo e, una volta raggiunto, lo abbracciò da dietro stringendolo forte.
-"Federico, lasciami." Ringhiò a denti stretti il moro.
-"Nononono." Rispose il più piccolo. "Non ti lascio." Aggiunse e aumentò la presa sulla vita del ragazzo.
-"Devo tornare a casa." Mentì Benjamin e cercò di fare un passo ma trascinò con sè anche il corpo, avvinghiato al suo, del ragazzo.
-"Allora vengo con te." Rispose il biondo.
-"Federico, non sto scherzando, lasciami." Disse nuovamente il più grande.
-"Neanche io sto scherzando." Controbatté il più piccolo sicuro di sé. "Non ti lascio." Continuò.
-"Prima ridi di me e poi non vuoi lasciarmi andare?" Chiese irritato il moro e strinse i pugni.
-"Non volevo ridere di te." Brontolò Federico e strusciò la sua guancia sulla spalla del ragazzo coperta dalla maglia bianca. "Ma avevi un espressione così divertente che non sono riuscito a trattenermi, mi dispiace averti fatto arrabbiare.
Scusa." Si scusò e abbassò lo sguardo.
Il più grande guardò attentamente il viso del ragazzo e constatò quanto questo fosse effettivamente dispiaciuto.
-"E- ero davvero così tanto buffo?" Chiese titubante.
-"Si." Annuì sottovoce il biondo e accarezzò il petto del ragazzo.
-"Scusami." Disse Benjamin e si girò verso di lui allacciando le sue braccia alla vita del ragazzo. "Non dovevo trattarti male, sopratutto perché mi fa davvero piacere vederti ridere in mia presenza." Continuò.
-"Ricorda che sei il mio eroe." Rispose il più piccolo. "Quello che sa farmi sorridere." Aggiunse e abbozzò un sorriso.
-"E cercherò di farti sorridere sempre." Disse sorridente il moro.

-"Ragazzi!" Una voce attirò la loro attenzione facendogli, così, sciogliere l'abbraccio.
-"Brandon, James, ciao." Rispose Benjamin.
-"Ehi, ragazzi." Disse Federico.
-"È davvero una fortuna trovarvi qui." Disse James.
-"Perché?" Chiesero i due giovani in coro.
-"Questa sera andiamo in discoteca, siete dei nostri?" Chiese Brandon.
-"Federico non verrà in discoteca." Rispose secco il moro.
-"Cosa?" Chiese confuso il più piccolo.
-"Tu non verrai con noi." Ripetè Benjamin.
Gli occhi del biondo si velarono di lacrime e si ritrovò a chiedersi perché Benjamin, il suo Benjamin, non lo volesse con lui in discoteca, si era offeso a tal punto?
I suoi piedi si mossero ancor prima che il ragazzo potesse rendersene conto e, lentamente, si allontanò dal gruppo di ragazzi.
-"E non verrò neanche io." Aggiunse il più grande ma l'altro era già abbastanza lontano per non sentire le sue parole.

La sera era giunta, per tutto il giorno il moro aveva cercato di contattare il più piccolo ma questo si ostinava a non rispondere ai suoi messaggi e alle sue telefonate, lo aveva sorpreso il moro in cui quella stessa mattina il ragazzo si era allontanato da loro senza neanche salutarlo e temeva fosse successo qualcosa di brutto ma Brandon lo aveva rassicurato, gli aveva detto che il ragazzo era al sicuro in camera sua e questo lo spinse a prendere una decisione.

Erano quasi le nove e mezza e Benjamin era sicuro che Brandon fosse già uscito quindi andò a bussare alla porta di casa sua; dopo non molto tempo un Federico in tuta, e con i capelli scombinati, andò ad aprigli la porta facendolo sorridere.
Il biondo, dal canto suo, rimase meravigliato da quanto il ragazzo fosse bello stretto nei suoi jeans e nella sua camicia bianca coperta da una giacca nera ma non poteva mostrarsi dolce, non si era ancora dimenticato di cosa era successo quella mattina.
-"Cosa vuoi?" Chiese Federico con tono duro.
-"Te." Rispose Benjamin sorridente.
-"Eh?"
-"Preparati." Ordinò il moro ed entrò in casa.
-"Ti ho dato il permesso per entrare?!" Chiese irritato il più piccolo. "E poi per cosa dovrei prepararmi?" Continuò a chiedere e spalancò le braccia.
-"Andiamo a cena." Rispose il ragazzo. "Insieme." Aggiunse.

Midnight Kiss || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora