One hundred and sixteen.

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-"Lola!"
Un grido.
Tanti altri.
Uno scontro.
Macchine che slittavano.
Gente spaventata.
Urla di spavento.
Urla di sorpresa.
Urla di chi vuole solo attirare l'attenzione.
La sirena di un'ambulanza in lontananza.
Macchine che si spostavano ai lati per permettere il passaggio.
Un suono straziante.
Luci del giorno.
Luci dei lampioni.
Luci nitide.
O forse no.
Tutto ciò che circondava i presenti in strada diventava sempre meno chiaro.
Tutto, lentamente, si tingeva di rosso.
Pezzi di vetro.
Pezzi di macchina.
Il marciapiede era diventata una scena del crimine.
Una scarpa.
Una borsa.
Tante ferite.
Il caos.
Federico sentiva la testa girare vorticosamente, nulla intorno a lui era più nitido, tutto aveva sempre un po' meno senso.
In fondo, però, che cosa aveva ancora senso in quella vita?
Aveva forse senso che Federico fosse costretto a vivere una vita che non gli apparteneva?
Aveva forse senso che per raggiungere la sua felicità fosse stato costretto a sottomettersi, a vendere la propria anima a chi amava?
Aveva forse senso che il suo fidanzato stesse per avere un figlio da un'altra donna?
No, non lo aveva.
Ancor meno però aveva senso che quel figlio, quello che li stava separando, che li aveva spinti a dirsi cose che non pensavano, ad urlarsi di odiarsi mentre morivano dalla voglia di baciarsi, si erano detti, seppur non esplicitamente, che era finita e il loro cuore si era distrutto ancora un po' di più, che quel bambino non fosse figlio di Benjamin.
No, non aveva senso che il figlio di un altro uomo li avesse separati.
Federico si dava dello stupido, si dannava, per aver permesso che succedesse.
Lui lo amava.
Benjamin lo amava.
Si erano lasciati separare da una sciocchezza.
Una sciocchezza grande come il mare.

Federico stava osservando distrattamente tutto ciò che lo stava circondando e si sentiva estraneo a quella realtà.
Sentiva almeno una decina di voci che urlavano, forse volevano richiamare la sua attenzione, era stato proprio lui il primo ad urlare, a dare l'allarme, ma, in quel momento, la voce sembrava essergli morta in gola, neanche una sillaba fuoriusciva dalle sue labbra schiuse.
Osservava il corpo di Lola e la sua coscienza continuava a ripetergli che era colpa sua.
L'aveva spinta e una macchina l'aveva travolta.
Aveva travolto lei e il figlio di Benjamin.
No.
Lei e il figlio di un altro ma pur sempre una vita di un bambino innocente.
A passi lenti si avvicinò verso di lei, si inginocchiò e le poggiò una mano dietro la nuca.
Sangue.
Osservava il corpo privo di sensi della ragazza dai capelli castani e pensava 'l'ho uccisa?'
Come avrebbe continuato a vivere in quel caso?
Nessuno l'aveva visto, poteva farla franca ma la sua coscienza era troppo forte.
Non l'aveva fatta franca.

Benjamin era dentro casa, si stava disperando per ciò che era successo.
Aveva cacciato di casa Federico, da quella che tante volte gli aveva detto essere anche casa sua.
I suoi pensieri gli stavano martellando il cervello, una forte emicrania stava per nascere ma delle urla straziate li interruppero, preoccupato, si precipitò fuori dalla casa e quasi rimase paralizzato nel vedere Federico sporco di sangue.
-"Federico!" Urlò il maggiore e corse verso di lui per abbracciarlo. "Come stai?
Che cos'è successo?
Perché sei sporco di sangue?
Stai bene?" Tante erano le domande che invadevano la mente di Benjamin ma solo di una gli importava davvero sapere la risposta.
Federico stava bene?
-"I- io sto bene..." Balbettò Federico.
La sua voce era poco più alta di un sussurro, i suoi occhi vuoti, persi in ciò che lo circondava, a tratti fissi su di lui ma non riusciva a vederlo, le mani sporche di sangue tremanti, aveva l'aspetto di chi stava per crollare ma continuava a lottare per restare in piedi.
Federico era un guerriero, questo il più grande l'aveva sempre saputo e aveva sempre amato questo lato del suo carattere, un lato che entrava in contrasto con il suo essere dolce, con il suo voler sempre donare tutto ciò che aveva anche a chi non sapeva apprezzarlo, anche a lui che l'aveva distrutto in più di un'occasione.
Federico era il suo piccolo guerriero.
-"Come puoi dire di stare bene?" Chiese il moro. "Sei sporco di sangue e stai tremando come una foglia." Aggiunse.
-"N- non è sangue mio..." Rispose, mantenendo il tono della sua voce basso, il più piccolo. "Non lo è..." Aggiunse e sentì le lacrime accumularsi nei suoi occhi distratti.
-"Che cos'è successo Federico?" Chiese ancora Benjamin, aveva bisogno di sapere, quella situazione lo stava facendo impazzire. "Raccontami, te ne prego, non sopporterò ancora molto di vederti così." Continuò.
Ed era vero, l'aveva cacciato di casa ma non sopportava anche solo l'idea che Federico potesse stare male.
Il biondo non parlò, si limitò ad alzare il braccio, seppur sentisse le forze venirgli meno, e indicò lo scenario che si trovava alla sua sinistra.
Il più grande seguì con lo sguardo la direzione e girò il suo corpo verso di questa.
Orribile.
Era orribile ciò che si mostrava davanti a lui.
La madre di suo figlio era...
Morta?

Benjamin continuava a fare avanti e indietro nella bianca sala d'attesa dell'ospedale, le mani tra i capelli e la voglia di strapparli tutti.
Aveva paura.
Paura di aver perso suo figlio.
-"Benjamin..." Lo chiamò con un filo di voce Federico.
Il minore se ne stava seduto su una delle sedie blu scuro presenti nella sala, il volto cadaverico e rigato dalle lacrime.
Nulla da fare.
Il moro sembrava non sentirlo, forse il rumore dei suoi pensieri era più forte della sua voce, sembrava lo stesse ignorando, lo stava facendo dal momento in cui i suoi occhi si erano posati sul corpo di Lola.
Non appena Benjamin vide la ragazza in quelle condizioni si precipitò da lei, la strinse al suo corpo, e Federico sentì qualcosa stringere il suo cuore, preferì attendere stretto a lei l'arrivo dell'ambulanza, ignorando tutto ciò che Federico gli diceva.
-"Benjamin." Lo chiamò ancora una volta il minore.
L'attenzione del moro venne però attirata dal dottore che era appena uscito dalla stanza in cui si trovava Lola.
-"Dottore!" Esclamò Benjamin e corse verso di lui.
Federico si alzò lentamente e lo raggiunse.
-"Ragazzi." Rispose il dottore e si tolse i guanti.
-"Come sta?" Chiese il moro.
-"Lola sta bene." Replicò l'uomo e il più piccolo non riuscì ad evitare di emettere un sospiro di sollievo.
-"E il bambino?"
-"Mi dispiace ma..." Si interruppe il dottore. "Mi dispiace ma ha perso il bambino."

Midnight Kiss || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora