One hudred and twenty four.

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Tra tante case illuminate dalla luce del sole, tra tante case che celavano una storia, tante storie, che apparteneva solo a chi l'abitava, tra tante case che facevano rimanere a bocca aperta chi le osservava dall'esterno, tra queste tante case ce n'era una, forse nulla di particolare a vederla, forse nessun vecchio aneddoto la rendeva speciale, eppure questa casa era fondamentale per quella città.
Tra le mura bianche e l'arredamento, prevalentemente fatto di colori scuri, di quella semplice dimora, era stata scritta la storia d'amore, forse, più bella tutti i tempi.
Una storia fatta di non solo rosa e fiori, quelli erano quasi inesistenti, una storia vissuta, vissuta a pieno, fatta di lacrime, sofferenze, parole gridate per la rabbia mentre il cuore stava zitto per paura, paura di non essere compreso o, peggio, ancora di non essere accettato.
In quella casa, quella storia d'amore era stata scritta con un pennarello indelebile, un tatuaggio permanente, non sarebbero bastati gli anni, forse nemmeno i secoli, per evitare che quella casa raccontasse ogni dettaglio di quella storia.
Di quella storia che aveva come protagonisti Benjamin e Federico.
Quella storia era stata scritta ma continuava ad esserlo, giorno dopo giorno, nuovi sorrisi, nuove lacrime e sempre un po' d'amore in più, sempre in quella casa.
Nella loro casa.

Federico aveva passato per la prima volta la notte a casa sua, mentre Benjamin faceva altrettanto, ma non si era dovuto separare dal suo ragazzo, anzi, questo lo teneva stretto al suo corpo, gli accarezzava i capelli biondi, da cui si intravedeva chiaramente la ricrescita castana, e gli lasciava dolci baci sulla guancia che gli facevano intendere che quella notte sarebbe stata magica, la prima di tante notti che avrebbe passato con lui.
Per tutta la notte i due ragazzi non avevano fatto altro che sorridere, al solo pensiero di aversi accanto sentivano che nulla sarebbe andato male, si sentivano al sicuro ma, allo stesso tempo, sapevano che dovevano proteggere quel sentimento, tanto puro e nobile, che provavano l'uno nei confronti dell'altro, quel loro amore aveva attirato su di esso non poche attenzioni, molte anche maligne, e c'era chi avrebbe fatto carte false pur di vederli separati.
Toccava a loro essere più forti di tutto.

Luminosi raggi di sole irradiavano la rumorosa casa, la riempivano di felicità, creavano uno spiraglio tranquillo in quella caotica mattinata.
Benjamin e Federico si erano già svegliati nonostante fossero solo le otto e mezzo del mattino, anche se il primo sembrava non essere troppo felice di quel suo risveglio, i suoi occhi faticavano a restare aperti e non riusciva a fare altro che sbadigliare, differentemente da lui, il più piccolo era perfettamente sveglio, correva da una parte all'altra della casa senza fermarsi mai, sistemava tutto ciò che gli capitava tra le mani e urlava al maggiore di fare la stessa cosa ma questo, ogni volta, gli chiedeva solo il perché dovesse farlo ma, alla fine, non lo faceva mai.
Benjamin, nonostante si stesse sforzando per quanto gli era possibile fare a quell'ora del mattino, non riusciva davvero a capire per quale motivo il suo ragazzo si stesse comportando così, era domenica, non doveva andare a lavoro, non avevano appuntamenti, nulla di nulla.
Perché?
-"Federico?" Lo chiamò con la voce impastata di sonno il maggiore e si passò distrattamente una mano sul volto.
-"Benjamin è tardissimo!" Urlò Federico mentre sistemava i cuscini neri bianchi sul divano nero.
-"Mi spieghi per cosa è tardissimo?!" Chiese ancora una volta il moro esasperato, che cosa stava succedendo?
-"Sono quasi le nove, non ti rendi conto?!" Rispose il più piccolo che sembrava seriamente preoccupato per l'orario.
-"Appunto." Replicò Benjamin e si alzò per raggiungerlo. "Sono solo le nove di domenica mattina.
Non abbiamo nessuna fretta.
Rilassati amore mio." Continuò e gli poggiò le mani sulle spalle per massaggiarlo leggermente.
Il biondo chiuse gli occhi e sospirò profondamente.
-"Hai ragione tu." Ammise e aprì gli occhi per guardare il suo fidanzato. "Devo rilassarmi." Aggiunse.
-"Ora ti va di dirmi per quale motivo sei così agitato?" Chiese il più grande. "Che cosa deve succedere?" Aggiunse.
Nell'esatto momento in cui il minore aprì la bocca per rispondergli, il campanello di casa loro trillò, riecheggiando per tutta la casa.
-"Vado io." Si limitò a dire il ragazzo e scomparì verso l'ingresso.

Dopo non molti istanti, Federico, fece ritorno nel grande salotto e cercò con lo sguardo il suo ragazzo.
-"Benjamin?" Lo chiamò.
Il moro, seduto sul divano, si voltò verso di lui.
-"Piccolo chi era?" Chiese il maggiore.
-"Promettimi che non ti arrabbierai." Disse il minore e iniziò a grattarsi nervosamente il braccio ricoperto dal tatuaggio del leone.
-"Federico che succede?" Chiese confuso il più grande e aggrottò la fronte.
Il più piccolo girò la testa e fece cenno a qualcuno.
Benjamin rimase a bocca aperta quando una persona, a lui ben conosciuta, entrò nella stanza.
-"Layla..." Disse con un tono misto alla sorpresa e all'essere infastidito.
-"Ciao Benjamin." Rispose la ragazza con gli occhi tanto simili ai suoi.
Lo sguardo infuriato del maggiore slittò sul più piccolo e lo fece trasalire.
-"Che cosa ci fa lei qui?" Chiese a denti stretti.
-"Prima che ti arrabbi lasciami spiegare." Balbettò il biondo.
-"Sbrigati."
-"So che dopo il tuo ultimo incontro con Layla e i vostri genitori ti ha lasciato non poco l'amaro in bocca, a tal punto da spingerti ad interrompere il tuo rapporto con tua sorella." Iniziò a parlare Federico. "Sono d'accordo con te che i tuoi genitori hanno sbagliato, infatti non ti sono mai andato contro mentre ne parlavi, ma non sono d'accordo sulla tua scelta di non parlare più con Layla.
Lei era disposta a conoscermi, mi aveva accettato anche prima di farlo, non sapeva che i vostri genitori quel giorno sarebbero andati da lei.
Per me non ha alcun senso questa tua decisione, proprio per questo ieri ho chiamato Layla e ho insistito affinché lei oggi venisse qui.
Dovete chiarire Benjamin e lo farete oggi, ora." Terminò il suo discorso il ragazzo e, nonostante avesse cercato di tenere un'aria da duro, sicuro di ciò che stava dicendo, sperava con tutto il cuore che le sue parole fossero bastate per convincere il suo ragazzo a parlare con la sorella e non ad intestardirlo ancora di più.
Il moro lo guardò per qualche istante prima di dedicare la sua attenzione alla sorella.
-"Davvero non sapevi che i nostri genitori sarebbero venuti da te quel giorno?" Chiese mantenendo il suo tono duro.
-"Assolutamente no Benjamin." Rispose Layla. "Se l'avessi saputo ti avrei chiamato o, comunque, in qualche modo ti avrei detto di spostare l'incontro." Aggiunse.
-"Quando sono arrivati potevi farlo." Replicò secco il ragazzo.
-"Ci ho provato." Si difese la sorella. "Ho provato a chiamarti ma non mi hai risposto e, pochi minuti dopo, sei arrivato a casa.
Non ho avuto il tempo materiale per convincerli ad andare via, ci ho provato ma sai come sono i nostri genitori." Continuò.
-"Eri davvero disposta ad accettare me e Federico?" Chiese Benjamin.
-"L'ho già fatto da tempo, dal primo giorno in cui mi hai parlato di lui e mi hai detto che era uno stronzo so tutto io, che con te non avrebbe funzionato, non gli avresti permesso di entrare nella tua testa e fargli fare quello che voleva." Rispose Layla con un accenno di sorriso che alleggiava sulle sue labbra truccate con del rossetto fucsia.
Federico sorrise nel sentire le parole pronunciate dalla ragazza, ora sapeva cosa pensava Benjamin di lui all'inizio del loro rapporto.
-"Hai più sentito i nostri genitori?" Continuò a domandare il moro per cambiare argomento, Federico aveva saputo fin troppo.
-"Non definisco genitori chi non accetta mio fratello." Rispose la ragazza. "Sei importante per me Benjamin, lo sei sempre stato.
Sei tutto ciò che di buono mi resta della mia, della nostra, famiglia." Aggiunse e i due ragazzi poterono notare i suoi occhi luccicanti.
Federico diede una leggera spinta al suo ragazzo, verso la sorella, e gli fece un cenno con la testa sorridente.
Benjamin non perse tempo nel capire che cosa il suo ragazzo intendesse, si avvicinò alla sorella e la strinse in un abbraccio.
-"Ti voglio bene sorellina." Disse e chiuse gli occhi mentre le stringeva le braccia al collo.
Layla sorrise e allacciò le braccia sui fianchi, leggermente muscolosi, del fratello.
-"Ti voglio bene." Rispose.
Dopo averle stampato un bacio tra i capelli, il moro, sciolse l'abbraccio, cinse i fianchi del suo ragazzo con un braccio e lo attirò a sé.
-"E amo te, piccolo Federico." Disse e gli stampò un bacio sulla fronte.

Midnight Kiss || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora