One hundred and two.

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Giorno dopo giorno il sole sembrava brillare sempre un po' di più.
Sempre meno nuvole oscuravano il cielo azzurro.
Un colore intenso illuminava le giornate della città degli angeli.
Un sorriso da parte del cielo, un sorriso per rallegrare le giornate degli abitanti di quel posto.
Le onde calme del mare si infrangevano sulla calda sabbia della spiaggia, il rumore tranquillo cullava le notti dei pochi fortunati che godevano del privilegio di abitare vicino alla spiaggia.
Non c'erano problemi, non c'erano preoccupazioni, le cose negative sembravano essere andate via con il maltempo, la pioggia burrascosa di quella notte aveva lavato via la tristezza.
Quella stessa notte in cui Benjamin e Federico si erano messi a nudo davanti ai loro occhi, in tutti i sensi.
Tante erano state le parole d'amore sussurrate tra di loro, tante erano stati i voglio ma non posso.
Paure, incertezze.
Erano tutte crollate.
Tutti i loro dubbi si erano sciolti nell'esatto momento in cui le loro labbra, quelle labbra che avevano posseduto più volte e bramato altrettante volte, entrarono in contatto.
Cos'era il mondo davanti al loro amore?
Nulla.
Un misero granello di sabbia in un deserto.
Nessuno poteva ostacolare il loro sentimento, nessuno era in grado di tanto.

Le cose tra di loro stavano andando a gonfie vele, gran parte delle loro giornate lo passavano insieme, non era raro che discutessero, magari anche per cose banali come il film che avrebbero dovuto guardare quella sera stessa o cosa cucinare per la cena, ma forse erano proprio quei momenti a rendere la loro relazione degna di essere tale.
A Benjamin non erano mai piaciute le cose semplici, le persone semplici, quelle che gli davano continuamente ragione e che assecondavano ogni suo capriccio solo per renderlo felice, per apparire i migliore ai suoi occhi, a lui piacevano le persone che gli sapevano tenere testa, che anche se erano d'accordo con le sue idee dicevano di no solo per puro orgoglio.
Federico era quel tipo di persona.
Federico gli teneva testa e finiva per fargliela perdere del tutto.
Lo faceva impazzire quando gli dava contro, quando gli diceva che lui non era come tutti gli altri, Benjamin finiva per dirgli che, in effetti, era più stupido degli altri ma in realtà avrebbe soltanto voluto saltargli addosso, spingerlo al muro e dirgli che non era lui a non essere uguale agli altri, erano gli altri a non essere uguale a lui.
Avrebbe voluto elencargli tutti i suoi pregi ma sarebbe finito per parlare solo dei suoi difetti perché erano quelli che l'avevano colpito dal primo momento, che lo aveva attratto e lo avevano fatto innamorare, era finito per trovare qualcosa di bello anche nelle cose brutte.
Aveva trovato luce anche nel buio di Federico.
Era diventato dipendente da quel ragazzo dal ciuffo tinto di biondo contro cui lottava quotidianamente, dalle labbra rosse per i troppi baci e per i troppi morsi, dipendente da quelle grandi mani che, quando lo toccavano, riuscivano a farlo sentire al sicuro.
Si era scoperto totalmente innamorato di Federico e si dava mentalmente dello stupido per aver rinnegato, per tanto tempo, quel sentimento quando poteva essere felice con lui.
Felice con Federico.

Era una giornata frenetica per il biondo, mentre la città si godeva quella tranquilla domenica, lui era costretto ad andare avanti e indietro per quelle strade per poter svolgere al meglio il suo lavoro.
Lo studio, dove era stato assunto grazie a Benjamin, continuava ad affidargli e questo, per quanto potesse fargli piacere, gli rendeva davvero difficile godersi una giornata di riposo, aveva ben poco tempo anche per Benjamin ma questo, a differenza di quanto avrebbe potuto pensare, sembrava capire le sue motivazioni e cercava di aiutarlo per quanto gli era possibile, ogni sera gli faceva trovare la cena pronta e lo accoglieva con un sorriso che gli ridava vita.

Anche quel giorno il più piccolo fece ritorno a casa solo a tardo pomeriggio, chiuse debolmente la porta alle sue spalle e sospirò pesantemente.
Si appoggiò alla porta di legno e chiuse gli occhi, si sentiva stanchissimo, solo quel completo nero a tenere insieme il suo corpo distrutto.
-"Piccolo mio!" Esclamò il maggiore, non appena sentì la porta chiudersi, e corse all'entrata.
Quella era l'unica gioia del più piccolo.
La sua unica gioia era Benjamin.
Lo vide arrivare con il suo solito sorriso e non riuscì a fare a meno di sorridere anche lui, gli scaldava cuore vederlo così felice.
-"Piccolino." Sussurrò, questa volta, il più grande e lo attirò in un abbraccio.
Allacciò le braccia sui fianchi del minore, poggiò la testa sulla sua spalla coperta dalla giacca nera, chiuse gli occhi e ispirò a pieni polmoni il profumo del suo ragazzo, il suo profumo.
-"Ehi, amore." Si limitò a rispondere Federico e gli scompigliò i capelli con una mano.
-"Mi sei mancato tanto." Ammise il moro.
-"Anche tu amore mio." Rispose il più piccolo. "Ora sono qui però." Aggiunse e a fatica si trattene dallo sbadigliare.
-"E non ti lascerò andare." Replicò sorridente Benjamin e gli diede un bacio a stampo. "Sei pronto o devi cambiarti?" Gli chiese e si allontanò da lui.
-"Per cosa?" Aggrottò la fronte il biondo.
-"Come per cosa?" Ripeté il più grande e scosse la testa. "Che stupido che sei."
-"Benjamin dico sul serio, per cosa?"
-"Per la festa in spiaggia di questa sera.
Te ne sei dimenticato?" Gli chiese il moro ma l'espressione sul volto del minore fu per lui una risposta, smise di sorridere e abbassò il capo. "Capisco."
-"Benjamin mi dispiace..." Farfugliò il più piccolo, si tolse la giacca e si allentò il nodo della cravatta.
-"Non preoccuparti Federico." Rispose Benjamin.
Federico.
Non lo chiamava in quel modo da tempo.
Lo aveva deluso?
-"Sei arrabbiato?" Gli chiese il biondo.
-"Perché dovrei?"
-"So che ci tenevi tanto ad andare a questa festa." Disse Federico.
-"Oh, quindi lo sapevi?"
Una nota di sarcasmo era ben chiara nella voce del moro.
-"Sai che non intendevo dire quello." Cercò di difendersi il più piccolo.
-"Lo so." Si limito a rispondere Benjamin. "E so anche che sei molto stanco.
Riposati, la cena è pronta."
-"È lavoro..."
-"E il lavoro è la cosa più importante per te."
-"Tu sei più imp..." Stava per replicare Federico ma venne bloccato.
-"Non dire nulla, te ne prego." Sussurrò il moro. "Buona cena." Aggiunse e si voltò per raggiungere le scale.
-"Non ceni con me?"
-"No, sono stanco."

Midnight Kiss || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora