Un rumore sommesso di tacchi a contatto con il freddo cemento delle strade riempiva le orecchie dei passanti, era accompagnato dal futile chiacchiericcio delle persona, sovrastato, di tanto in tanto, dal clacson di qualche macchina o camion.
Le strade erano un turbinio di colori, che fossero cappotti, borse, o altri indumenti, ce n'erano di ogni colore.
Qualcuno diceva che si poteva capire che tipo fosse una persona solo vedendo il suo modo di vestire.
Benjamin però non aveva mai dato retto a certe cose, lui le persone preferiva viverle per capire che tipi fossero.
Quando usciva, spesso, si soffermava ad osservare le persone che gli camminavano davanti, osservavano quanto colorate fossero a differenza sua che aveva scelto di essere un solo colore.
Il nero.
Guardava quelle persone e immaginava quali fossero le sue vite.
Immaginava intense storie, fatte d'amore e di difficoltà, e sceglieva, tra quelli che gli passeggiavano davanti, i protagonisti che gli apparivano più adatti.
Si chiedeva se la ragazza dal sorriso smagliante la notte piangesse o se lasciava che qualcuno la stringesse.
O se l'uomo che andava in giro a vantarsi della sua ricchezza si sentisse solo e cercava di compensare certe mancanze con beni materiali.
Si domandava cosa il ragazzino perennemente vestito di nero e con il grande zaino facesse la sera, se restava a casa a leggere o se uscisse con amici per drogarsi.
Benjamin non credeva che il colore di un vestito determinasse la personalità di una persona.
Immaginava la vita degli altri come più gli piaceva, dava a quella gente ciò che lui non aveva mai avuto ma che aveva sempre desiderato.Sfumature che andavano dal rosa salmone all'arancio intenso rivestivano il cielo.
Quei colori illuminavano il volto degli abitanti della città degli angeli e si riflettevano nei loro occhi.
Il sole al tramonto era uno spettacolo, seppur comune, magico.
La fine di una giornata, il buio che aveva la meglio sulla luce.
Le grandi ombre del buio si estendevano sulla città, i primi ad essere travolti da quel buio erano gli oggetti più in basso.
Non era una novità però, era risaputo che fossero i più indifesi a diventare per prima vittime del buio.
Benjamin, seduto sulla terrazza di casa sua e con una sigaretta tra le labbra, guardava ammaliato quello spettacolo.
Guardava come pian piano il buio si impossessasse di tutto.
Per pochi minuti lasciava che i tuoi problemi scomparissero con la luce.
Davanti ad uno spettacolo del genere si domandava cosa fosse lui al mondo.
Era solo una chiazza di problemi in un mondo imperfetto.
Nulla di rilevante.
Guardava il tramonto e pensava che però c'era di più bello.
C'era Federico.
Era il suo pensiero fisso.
Le parole del minore continuavano a ripetersi nella sua testa e gli distruggevano il petto.
Federico non voleva stare con lui.
Dopo che il biondo gli aveva detto quelle parole non aveva avuto la forza per controbattere, si era limitato a guardare Federico, un'occhiata che gelò il cuore del ragazzo, girò i tacchi e andò via.
La sirena di un'ambulanza squarciò il silenzio che si era creato in città.
-"Dove sei?
Ti voglio accanto a me."
Sussurrò Benjamin al vento, sperando che questo portasse quelle parole al ragazzo che occupava tutti i suoi pensieri.
Si portò la sigaretta alle labbra e ispirò profondamente.
Una nuvoletta di fumo lasciò la sua bocca, volò via e portò una parte di lui.Federico camminava con le mani nelle tasche della felpa blu, la stessa che Benjamin gli aveva dato quella mattina, lo sguardo basso, le cuffie alle orecchie e una canzone a riempirgli il cuore.
Don't let me down
Don't let me down, down, down
Don't let me down, don't let me down, down, down
Ooh, I think I'm losing my mind now, yeahI suoi passi lo portarono davanti ad una casa che conosceva bene, alzò lo sguardo e la casa del moro si innalzò davanti ai suoi occhi.
Avvicinò la mano al citofono ma la ritirò velocemente, come se si fosse scottato.
"Non posso..." Pensò e alzò lo sguardo al cielo.
Una nube di fumo si liberò nel cielo.
Benjamin era lì.
Sospirò e appoggiò una mano al cancello, cercava sostegno per le sue gambe stanche ma non lo ottenne, anzi, dovete fare appello a tutto il suo equilibrio per non cadere, il cancello era aperto.Federico camminò a passi lenti nel giardino di casa di Benjamin, si soffermò a guardare ogni dettaglio.
La siepe di rose era circondata da fiori di vario colore e genere.
Quel giardino era un trionfo di colori.
Si avvicinò alla porta d'ingresso e non fu sorpreso di trovare aperta anche questa.
Benjamin aveva bisogno di qualcuno che lo facesse uscire da quel mondo buio che si era creato.
Federico moriva dalla voglia di essere quel qualcuno.Sali le scale con estrema lentezza e sentì il cuore in gola non appena si trovò davanti alla porta che lo divideva da Benjamin.
Con mano tremante abbassò la maniglia e, non appena mise piede nella terrazza arredata con solo un divano bianco e un tavolo del medesimo colore, sentì lo sguardo spento di Benjamin bruciargli sulla pelle.
Il moro lo guardò per qualche istante, si soffermò sulle sue labbra e pensò che mai più le avrebbe baciate, prima di girarsi verso il cielo e di portarsi la sigaretta, la terza, alle labbra.
-"Noah ti ha lasciato andare?" Chiese.
-"Noah non mi possiede." Rispose Federico. "Neanche tu." Aggiunse.
Una smorfia comparve sul volto del moro ma l'altro non potè vederla.
-"Che cosa ci fai qui?" Domandò.
-"Sono qui per te." Rispose il più piccolo. "Come sempre."
-"Prima hai detto di non voler stare con me." Gli ricordò Benjamin.
Il biondo sospirò, gli fece distendere le gambe e si mise a cavalcioni su di lui.
Una nuvoletta di fumo fuoriuscì dalle labbra di Benjamin e volò via, come le loro parole.
La città se ne stava immobile sotto di loro, i colori del cielo riflettevano negli occhi limpidi di Federico e, Benjamin, poteva girare che se avesse continuato a guardarlo sarebbe potuto scoppiare a piangere.
-"Perché ti sei comportato così?" Chiese.
-"Perché hai preferito lui a me?"
-"Sei geloso?" Gli chiese Federico, inclinò la testa da un lato e gli sfiorò le labbra con un dito.
-"Perché mai dovrei essere geloso di Noah?" Domandò, a sua volta, il moro. "Lui non è nessuno." Aggiunse.
-"Mi ha chiesto di uscire." Gli comunicò il più piccolo.
-"Esci con lui." Rispose Benjamin. "Magari potresti scoprire che è simile a me."
-"Io non uscirei mai con uno come te."
-"Perché?"
-"Perché non sarebbe te."I need ya, I need ya, I need you right now
Yeah, I need you right now
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Midnight Kiss || Fenji.
Fiksi PenggemarMidnight Kiss || Fenji. "A mezzanotte tutto può succedere. Mezzanotte segna l'inizio di una nuova cosa ma anche la fine di quella vecchia, per loro due cosa segnerà?"