Il buio della notte avvolgeva la città degli angeli, era il silenzio la cosa predominante.
Tutto taceva.
Solo il verso di qualche animale notturno e il rumore dei rami di qualche albero che si scontravano tra di loro.
La vita notturna era così tranquilla.
Così tanto diversa da quella che si viveva all'interno di quei locali che, con le loro insegne luminose al LED, illuminavano le strade deserte.
Erano tanti i locali che si potevano incontrare lungo la strada, ognuno di questi nascondeva una storia, gente, diversa.
Alcool.
Era l'alcool l'unica cosa che li accomunava.
Gente che beveva.
Chi beveva per divertirsi e chi beveva per dimenticare.
Luci stroboscopiche illuminava quelle sale gremite di gente che ridevano e scherzavano per mascherare il loro dolore, la loro fragilità.
Benjamin era solito frequentare quei luoghi, fin dai primi anni della sua adolescenza aveva sempre trovato conforto tra quelle mura colorate da luci di vario colore.
Trovava conforto in un bicchiere di alcool, con il tempo aveva anche smesso di domandarsi cosa stesse bevendo, voleva di più, sempre di più, si preoccupava solo di sapere se il drink che gli bruciava la gola fosse in grado di farlo smettere di pensare.
I pensieri erano sempre stati un grande problema di Benjamin.
Il ragazzo aveva passato gran parte della sua vita, da quando ne aveva ricordi per meglio dire, a pensare, ogni cosa che faceva, anche la più piccola, scatenava in lui una serie infinita di pensieri e preoccupazioni.
Contrariamente a quanto chiunque potesse pensare, Benjamin, era un ragazzo molto riflessivo, ci aveva pensato bene prima di farsi espellere dalla sua vecchia scuola, quella in cui aveva conosciuto una delle tante ragazze con cui aveva avuto a che fare e la stessa in cui aveva visto questa baciare uno dei suoi più cari amici, ci aveva pensato bene prima di mettersi contro i suoi genitori, ci aveva pensato bene prima di farsi il suo primo tatuaggio, senza il permesso dei suoi e da un vecchio pazzo che tatuava minorenni in uno scantinato, ci aveva pensato bene prima di abbandonare tutto e trasferirsi a New York, ci aveva pensato bene anche quando decise di ritornare nella sua città.
La questione della sua vita che, però, gli aveva regalato più pensieri era Federico, con lui aveva deciso di andarci con i piedi di piombo, fin troppo, ci aveva pensato quindici anni prima di cercarlo per poi scoprire che era stato lui a ritrovarlo, ci aveva pensato bene prima di spogliarsi di tutto ciò che aveva e andare a letto con lui, ci aveva pensato bene prima di rivelargli i suoi sentimenti.
Forse con Federico aveva pensato troppo, ed era finito per ferirlo quasi tutte le volte, con lui doveva agire d'istinto, doveva seguire il suo cuore ma si era lasciato frenare.
Doveva pagarne le conseguenze.Un rumore assordante, un clacson forse, seguito da due fari nel buio entrarono nella visuale del più grande.
La testa di Benjamin girava, girava vorticosamente, si reggeva sulle gambe eppure gli sembrava di volare, si sentiva più leggero di una piuma.
La testa era vuota, libera dai soliti pensieri, dai soliti problemi.
Un solo nome brillava nella sua testa, come se fosse una delle tante insegne di uno dei tanti locali, Federico.
Il nome del suo ragazzo era forte e chiaro nella sua mente annebbiata da qualche drink di troppo.
Benjamin era appena uscito da un locale, non sapeva nemmeno il nome, si era ficcato all'interno e non ne era uscito fino all'orario di chiusura, era notte fonda, forse verso le quattro, una bottiglia di birra in mano e stava barcollando in una strada deserta, solo qualche macchina di tanto in tanto che minacciava di investirlo, nonostante la poca, se non nulla, lucidità che aveva sapeva bene dove stesse andando.
Stava andando dal suo Federico.Il rumore del vetro a contatto con l'asfalto freddo riecheggiò in quella stradina costellata di palazzi e ville.
Benjamin, con non poca fatica, era riuscito a raggiungere la casa del suo fidanzato, se poteva ancora considerarlo tale, si avvicinò al citofono, scorso lo sguardo lungo tutti i nomi e, più per memoria che per ciò che c'era scritto, iniziò a premere insistentemente il piccolo bottoncino, provocando nell'appartamento di Brandon e Federico un fastidioso suono.-"Dannazione, si può sapere chi è?!" Urlò al citofono Federico dopo due minuti, abbondanti, che questo continuava a suonare incessantemente.
-"Federico, scendi giù a vedere chi è, te ne prego." Lo scongiurò il suo coinquilino assonnato.
Il più piccolo fu tentato di replicare, di chiedergli perché proprio lui dovesse scendere ma, dopo qualche momento, capì che forse era la cosa migliore, avrebbe potuto dirne quattro a chiunque fosse.-"Allora hai intenzione di smetterla?!" Urlò Federico, non appena arrivò giù, a chiunque stesse suonando così incessantemente il citofono ma quando vide di chi si trattava, la sua espressione si addolcì. "Benjamin."
-"Smettila tu di girare!" Replicò il moro e cercò di fare qualche passo in avanti ma, tutto ciò che ottenne fu, se solo il minore non l'avesse preso in tempo sarebbe caduto.
-"Sei ubriaco." Sospirò il più piccolo e lo tenne fermo usando la giacca. "E tutto bagnato." Aggiunse quasi disgustato e fece per togliergli il giubbotto di pelle nera ma l'altro lo bloccò.
-"Non farlo." Disse Benjamin.
-"Non devo fare cosa?"
-"Non spogliarmi."
-"Sei tutto sporco, ora vieni su, fai un bel bagno caldo e ti cambi." Gli spiegò il biondo.
-"Sei un bellissimo ragazzo ma..." Rispose il più grande. "Ma io sono fidanzato e non voglio tradirlo, non voglio farlo soffrire ancora." Continuò.
Benjamin era troppo ubriaco per rendersi conto di ciò che stava dicendo, non riconosceva neanche il suo fidanzato, ma Federico capiva, capiva benissimo, e non poteva fare a meno di sorridere.
Gli faceva piacere vedere quanto il moro fosse cambiato, non voleva essere spogliato perché non voleva tradirlo.
Aveva la conferma che il suo amore fosse sincero.
-"Amore sono io, sono Federico." Disse Federico. "Ora vieni su con me e ti riposi un po'.
Domani avrai un grande mal di testa." Continuò e gli prese la mano per portarlo verso le scale ma il moro lo bloccò ancora una volta.
-"Federico, visto che sei tu." Iniziò a parlare e provocò una piccola risata da parte dell'altro, lo trovava adorabile in quelle condizioni, con le guance arrossate e indifeso come un bambino. "Devo dirti alcune cose."
-"Dimmi pure."
-"Io sono ubriaco, sono tanto ubriaco." Iniziò a parlare Benjamin. "In questo momento non so neanche quanto faccia 2+2 o perché il cielo sia azzurro.
Tutto ciò che so è che voglio te.
Dannazione se ti voglio.
Sono ubriaco eppure non ho mai smesso un solo secondo di pensarti.
Drink dopo drink la tua immagine diventava sempre più nitida nella mia testa.
Non potevo fare a meno di domandarmi dove fossi e cosa stessi facendo senza di me.
Senza di me.
Questo dettaglio mi stava uccidendo, volevo dimenticarti per un po' ma non ci sono riuscito, neanche per un momento.
Federico io ti amo, davvero, non andare via da me.
Io ho bisogno di te."

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Midnight Kiss || Fenji.
FanfictionMidnight Kiss || Fenji. "A mezzanotte tutto può succedere. Mezzanotte segna l'inizio di una nuova cosa ma anche la fine di quella vecchia, per loro due cosa segnerà?"