Seventy.

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L'Austria era un posto totalmente diverso dalla città degli angeli, era molto meno caotica, c'era più verde e, nonostante il clima fosse molto più freddo rispetto a quello di Los Angeles, era davvero piacevole passeggiare per quelle strade.
Un timido sole giocava a nascondino tra le nuvole mentre il vento, abbastanza intenso, soffiava smuovendo i fili d'erba e i capelli dei passanti.
Le strade di Vienna, seppur trafficate, non erano caotiche, anzi, erano abbastanza tranquille.
Per quelle strade era possibile incontrare qualsiasi genere di persona, da quelle tutte ben strette nei loro completi di alta moda, camminavano stringendo nella mano l'ultimo modello di cellulare e digitavano sullo schermo di questo fino a consumarsi i pollici, c'era chi camminava in compagnia del proprio amico più caro, o con un gruppo di amici, e rideva per qualche stupida battuta, c'era anche chi preferiva camminare da solo, solo con le sue cuffie te che diventava il suo unico modo per scappare dal mondo, da quella realtà che lo stava distruggendo, c'erano anche delle coppie che camminavano lungo quelle strade ma solo una valeva la pena guardarla.
Una coppia di anziani, all'incirca sull'ottantina, camminavano l'uno accanto all'altro, non si tenevano per mano ma si sostenevano con lo sguardo, quando la donna dal maglione rosso cedeva, e si fermava per recuperare le forze, il marito dal lungo cappotto nero le cingeva i fianchi con le braccia e l'aiutava a proseguire lungo quella strada che, in realtà, altro non era che una rappresentazione della strada della loro vita, quella che si erano dedicati e che condividevano giorno dopo giorno.
Federico mirava a trovare un amore come quello, uno che dura negli anni, dove i gesti fisici sono superflui, mirava a trovare un amore degno di essere definito tale.
Nella sua vita non aveva mai trovato nessuno degno di condividere con lui un sentimento tanto nobile, in ognuno delle persone che entravano nella sua vita finiva per trovare un difetto che lo spingeva a non donargli ogni parte di lui, finiva per conservare sempre qualcosa di lui, riservava una parta di se stessa, seppur minima, a qualcuno che potesse meritarla, fino a quando non aveva conosciuto Benjamin.
Benjamin era totalmente diverso da tutti gli altri che avevano fatto parte della sua vita, era arrivato come un fulmine a ciel sereno e gli aveva rubato ogni parte di lui, non gli era rimasto più nulla per gli altri ma anche per lui stesso.

Il giorno precedente Benjamin e Federico avevano passeggiato in lungo e in largo, il moro non aveva lasciato la mano del minore neanche per un istante, aveva paura di perderlo.
Il più piccolo aveva insistito affinché potesse tenere lui la foto che gli aveva scattato quello sconosciuto, era riuscito a convincerlo solo perché gli aveva detto che ne avrebbero scattata un'altra e l'avrebbe tenuta lui.
Solo a tarda sera andarono in hotel e Federico rimase sorpreso dalla bellezza della loro stanza.
Le pareti erano tinteggiate di un rosso pallido, illuminato solo dalla fioca luce delle lampade poste sui comodini neri, in tinta con il tavolo che si trovava attaccato al muro, vicino la finestra, e il baule posto alla fine del letto, il letto era al centro del stanza, lo circondavano delle leggere tende bianche, quasi trasparenti, che donavano maggiore privacy ai possessori di quella stanza.
Con grande sorpresa di Federico, il più grande, non aveva provato a sfiorarlo nemmeno con un dito, era stato proprio il minore a baciarlo prima di addormentarsi perché non gli andava di addormentarsi senza baciarlo, si era limitato a fargli appoggiare la testa sul suo petto e a stringerlo per tutta la notte.

Un nuovo giorno era iniziato nella fredda Vienna, i ritmi sembravano essere molto più lenti rispetto a quelli frenetici di Los Angeles, nonostante fossero, ormai, le nove del mattino le strade erano quasi vuote, solo pochi studenti e lavoratori le riempivano.
Benjamin si era svegliato già da un po', o meglio, non era riuscito a dormire molto per via del fuso orario, se ne stava in silenzio ad osservare come il ragazzo al suo fianco dormisse beato, si perdeva nella bellezza di quella creatura e si domandava se fosse reale o se fosse solo un suo sogno, uno di quelli da cui si sarebbe svegliato prima di quanto volesse e sarebbe finito per vivere nella speranza che quel suo sogno diventasse realtà, non credeva che al mondo potesse esistere qualcuno che poteva vantare di essere perfetto ma si sbagliava, si sbagliava e lo aveva capito non appena i suoi occhi incrociarono quelli di Federico.
Lui era la sua perfezione.
Un tonfo proveniente dall'esterno della loro camera, dal lungo corridoio marrone e ore, disturbò il sonno del più piccolo che strinse gli occhi nel tentativo di riaddormentarsi subito ma fallì.
-"Buongiorno piccolo fiore." Sussurrò il maggiore prima di lasciargli un bacio tra i capelli.
-"Che bel buongiorno." Borbottò con voce roca Federico e si strinse, ancora di più, al corpo tonico del ragazzo.
-"Hai dormito bene?" Gli chiese il moro e lo fece sdraiare sul suo corpo per poterlo guardare negli occhi.
-"Benissimo." Rispose il più piccolo e gli diede un bacio sul petto nudo. "Non hai freddo?" Gli chiese.
-"Ci sei tu a riscaldarmi." Disse Benjamin e gli sorrise.
-"No, dico sul serio." Replicò il biondo. "Sei freddissimo." Aggiunse.
-"Sto bene." Lo rassicurò il più grande. "Non preoccuparti." Continuò e iniziò ad accarezzargli la schiena coperta da una calda felpa grigia, la sua.
-"Mh." Mugolò Federico e lasciò cadere la testa sul petto del maggiore.
-"Ti sta bene questa felpa." Disse il moro.
-"Mi sta bene perché è tua." Rispose il più piccolo e chiuse gli occhi.
-"Si?" Chiese Benjamin.
-"Tutto ciò che è tuo mi sta bene." Disse il biondo.
Il più grande non gli fece aggiungere altro, gli strinse i fianchi e fece incontrare le loro labbra.
Dopo non molto le grandi e calde mani del minore finirono tra i folti capelli mori di Benjamin e glieli tirarono di tanto in tanto, facendogli mugolare qualcosa sottovoce che lo fece sorridere.

Benjamin, dopo ogni loro bacio, si sorprendeva di quanta chimica ci fosse tra loro, bacio dopo bacio si scopriva sempre più attratto dal minore e non poteva fare a meno di lui.
-"Andiamo a fare colazione?" Gli chiese Benjamin.
-"Andiamo." Annuì Federico e gli rubò un ultimo bacio a stampo prima di alzarsi dal letto e, quindi, lasciare il corpo del maggiore.

Midnight Kiss || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora