Sixty seven.

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Dopo la tempesta che si era verificata nei giorni precedenti, una certa nube grigia era rimasta fissa su Los Angeles, il bel cielo azzurro della città degli angeli era, costantemente, coperto da alcune nuvole grigie che toglievano alle giornate la loro caratteristica allegria.
Era da un po' di giorni che, alto nel cielo, il sole non brillava, c'era sempre qualche grossa nube pronta ad ostacolare la sua luce, gli impediva di illuminare tutta la città con i suoi caldi raggi.
Le giornate in città avevano perso un po' della loro tipica caratteristica estiva, la voglia, generale, di uscire di casa era diminuita notevolmente, anche il sabato sera erano poche le persone che giravano per la piazza, per lo più famiglie che approfittavano dell'assenza dei giovani per le strade, le ore del giorno passavano in modo lento, sembrava che fosse il clima ad influenzare sull'umore delle persone che abitavano quel posto.
C'era qualcuno, però, il cui umore era peggiore che di altri.
Era successo ancora.
Ancora una volta Benjamin aveva dimostrato al piccolo di Federico di amare solo il suo corpo, si era recato a casa del ragazzo con il solo intento di possedere il suo corpo, a lui non importava ascoltare ciò che il minore aveva da dire, gli era saltato addosso, come facevano gli animali, e aveva preteso che questo gli desse ciò per cui lui era andato, non si era fatto sentire per tutta la giornata, si era limitato a presentarsi a casa sua con il solo scopo di trovare soddisfazione per i suoi capricci.
Normalmente Federico avrebbe pianto, avrebbe gettato tutto per aria, prima di uscire di casa e dirigersi a casa del moro per dargli ciò che chiedeva ma non quella volta, quella volta decise di mettere se stesso davanti a tutti gli altri, decise di pensare prima al suo benessere, si fece una cioccolata calda e si sedette sulla piccola poltrona bianca, presente nella sua stanza, per gustarla lentamente, fece spazio ai suoi pensieri e raggruppò quelli più importanti, tra questi, però, non c'era Benjamin.
Tra i suoi pensieri più importanti, quelli che meritavano davvero il suo tempo, aveva deciso di escludere Benjamin, perché doveva includere una persona che, sapeva, neanche lo considerava una priorità?
Quella sera stessa il biondo aveva deciso di rinunciare alla sua uscita con gli amici, non aveva voglia di passare del tempo con chi era a stento interessato alla sua vita, che utilizzava la sua laurea come scusa per uscire e ubriacarsi, e poi, era quasi sicuro che a quella cena ci sarebbe stato anche Benjamin e l'ultima cosa che voleva era discutere ancora con lui, l'indomani sarebbe stato un giorno fondamentale e voleva essere rilassato.

La notte era passata lentamente, ancora di più per Federico che non era riuscito a chiudere occhio, se non per poche ore.
Anche quella mattina le solite nuvole, che stavano diventando un abitudine ormai, erano presenti nel cielo ma sembravano essere più candide del solito, un tiepido vento soffiava da nord-est ma non era esagerato, i fili d'erba si muovevano armoniosamente da destra a sinistra, e viceversa, e facevano ridere i bambini quando qualche ciocca di capelli gli solleticava il naso.
Da piccolo anche Federico rideva quando qualche capello gli ricadeva sul viso, amava la spensieratezza di quegli anni, correva a piedi nudi nei campi e prestava attenzione ad ogni dettaglio, però quei tempi erano finiti.
Il ragazzo dal ribelle ciuffo biondo era cresciuto, i bei tempi erano solo un lontano ricordo, si era dovuto far carico dei problemi della vita e affrontarli, si era trasferito dall'altra parte del mondo e aveva intrapreso una nuova vita, fino ad arrivare al giorno della sua laurea.
Per quasi tutta la notte non era riuscito a conciliare il sonno, l'ansia aveva avuto la meglio su di lui, si era girato e rigirato nel letto più volte e uno stupido sorrisino non accennava a scomparire, aveva lottato per raggiungere quel traguardo, lo aveva fatto per i suoi genitori, lo aveva fatto per le persone che avevano bisogno, lo aveva fatto per lui.

-"Federico Rossi." Pronunciò ad alta voce l'anziano signore dalla lunga barba bianca.
L'atrio dell'università era gremita di persone, madri in lacrime, che si asciugavano il viso con un fazzoletto ricamato, padri orgogliosi che riprendevano il momento in cui il loro bambino diventava grande, amici compiaciuti per il successo del loro amico, c'erano tanti tipi diversi di persone.
Le pareti, per l'occasione, erano state decorate con grandi tende color verde petrolio e con delle decorazioni rosse, che dovevano ricordare le tipiche corone di foglie di alloro che i laureati indossavano, un lungo tavolo, rivestito con una tovaglia bianca, era pieno di prelibatezze che tutti potevano gustare alla fine della cerimonia.
Federico era al massimo della sua bellezza, i capelli tirati all'indietro e un completo classico da uomo nero, con una camicia bianca, a fasciargli il fisico scultorio, la sua lingua continuava a passare sulle sue labbra per inumidirle e i suoi occhi azzurri erano ben evidenti anche a distanza.
Gli occhi del ragazzo slittavano da una parte all'altra della sala alla ricerca di quegli occhi, che lo sapevano guardare dentro, tutti i ragazzi del suo gruppo, compreso Brandon che continuava a gridargli parole di incoraggiamento che, però, finivano per metterlo in imbarazzo, erano tra le prime file e lo stavano sostenendo ma l'unica persona che voleva lì non c'era.
Dopo il suo litigio con Benjamin non lo aveva più sentito, non aveva neanche fatto nulla per sentirlo, ma credeva che potesse mettere da parte il suo orgoglio per la sua laurea, sapeva quanto ci teneva che fosse presente ma si sbagliava, Benjamin non avrebbe mai fatto alcun sacrificio per Federico, in fondo, non era niente per lui.
-"Centodieci e lode." Aggiunse l'uomo.
Un mormorio di sorpresa, e di elogio verso il ragazzo, si alzò tra la gente.
-"Vai Rossi!" Urlò Brandon.
Federico gli sorrise e si alzò, si avvicinò all'uomo e gli strinse la mano, questo si complimentò con lui prima di dargli la sua laurea.

-"Sei stato grande amico!" Esclamò Brandon e gli diede una pacca sulla spalla.
-"Grazie mille." Accennò un sorriso il minore.
-"Un vero e proprio genio." Aggiunse Tyler e gli circondò le spalle con un braccio.
-"Il nostro piccolo genio." Disse Lola e gli schioccò un bacio sulla guancia, sporcandolo con il suo rossetto fucsia fluorescente.
-"Grazie per essere venuto ragazzi, è davvero importante per me." Rispose Federico.
-"Non potevamo mancare in un giorno del genere." Gli fece l'occhiolino James che stava addentando una pizzetta.
-"Sai perché Benjamin non è venuto?" Gli chiese sottovoce Brandon.
Il più piccolo scosse la testa e abbassò lo sguardo.
Perché Benjamin non era andato?

Era scesa la sera e con essa anche le temperature che costrinsero tutti gli abitanti della città a coprirsi il più possibile.
Per tutta la giornata Federico era rimasto a festeggiare con i suoi amici ma sentiva che qualcosa gli mancava, l'assenza di Benjamin gli pesava, eccome, non era la stessa cosa senza di lui, non sapeva sorridere senza Benjamin.

L'aeroporto era meno vuoto di quanto si aspettasse, credeva di trovare centinaia e centinaia di persone pronte a perdere l'aereo invece c'erano poco più di una trentina di persone.
Federico stava trascinando il suo trolley lungo il latteo corridoio e si sistemava, continuamente, la tracolla nera che portava, vari sospiri uscivano dalle sue labbra e non riusciva a trovare rimedio alla sua tristezza, sentiva la mancanza di Benjamin, tanto.
"Ora ti divertirai, devi pensare solo a te Federico." Pensò il biondo e prese un respiro profondo.
Sentì una voce urlare.
-"Federico!"
Il biondo si girò e non riuscì a credere ai suoi stessi occhi.
Benjamin stava correndo come un forsennato nella sua direzione, stava lottando contro la sua borsa che minacciava di farlo inciampare, i suoi capelli era totalmente privi di senso, andavano in tutte le direzioni, entrando in contrasto con il suo look da bravo ragazzo, aveva un maglione beige con una cambia di jeans sotto e un jeans chiaro, come la camicia.
Agli occhi di Federico appariva come un vero e proprio angelo, un angelo che stava correndo nella sua direzione per avvolgerlo con le sue ali e difenderlo dal mondo, per portarlo nel suo paradiso.
-"Cosa ci fai qui?" Gli chiese il più piccolo non appena questo fu abbastanza vicino per sentirlo.
-"Non crederai mica che ti lasciassi partire da solo?" Chiese retorico il moro, si passò una mano tra i capelli e gli sorrise.
-"Cosa?"
-"Parto con te, Federico." Rispose Benjamin. "Non ti lascio solo." Aggiunse.

Midnight Kiss || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora