Five.

2.9K 313 33
                                    

Era incredibile come il tempo, e il mondo, sembrava fermarsi non appena gli occhi di Benjamin si posavano su Federico.
Osservava, quasi incantato, come il più piccolo si muovesse nella sua direzione e, ancora una volta, non riusciva a credere ai suoi stessi occhi, proprio come gli era successo pochi giorni prima, ogni volta che si ritrovava, a malincuore, a pensare che nella sua vita il più piccolo non sarebbe mai più ricomparso ecco questo, quasi come per magia, appariva, era come se non volesse uscire dalla vita del più grande e, questo, non riusciva a fare altro che dedicargli tutti i suoi pensieri senza neanche sapere il perché, sapeva solo che quella sera di quindici anni prima la sua vita era cambiata e quel cambiamento, voluto o meno, era legato a Federico.

Le voci intorno a lui sembravano essere scomparse, così come anche tutto ciò che lo circondava, i suoi occhi non riuscivano a vedere altro che non fosse il ragazzo dal ciuffo biondo tinto, che incantesimo gli aveva fatto? Quali erano le sue doti? Come poteva essere in grado di attirare la sua completa attenzione e far sparire tutto ciò che lo circondava?
Chi era Federico? E, soprattutto, cos'era per lui?
Una mano pesante entrò in contatto con la pelle nuda del suo collo colpendolo più volte.
-"Benjamin, mi ascolti?!" Quasi urlò Brandon e ritirò la mano.
Benjamin si portò una mano dietro al collo e massaggiò la zona dolorante prima di girarsi verso il suo amico e di incenerirlo con lo sguardo.
-"Ma sei impazzito?!" Chiese ad alta voce il ragazzo.
-"Se tu imparassi a stare un po' di più con i piedi sulla terra e un po' di meno perso tra i suoi pensieri io non sarei costretto a fare questo!" Esclamò l'amico e incrociò le braccia al petto.
-"Potevi anche chiamarmi gentilmente, non mi sarei offeso!" Controbatté il più grande che non si preoccupava di abbassare il volume della voce.
-"Ci ho provato ma tu, ancora una volta, eri perso tra i tuoi pensieri!" Rispose il biondo capellone e si appoggiò all'albero alle sue spalle.
Federico osservava come i due amici stessero litigando e non poté fare a meno di sorridere per poi scoppiare in una fragorosa risata attirando, così, l'attenzione di entrambi i due presenti.
-"E tu?!" Chiese urlando il moro. "Tu cosa ti ridi?!" Aggiunse e lo fulminò con lo sguardo.
Il più piccolo sobbalzò, smise subito di ridere e strinse al suo petto i libri che aveva tra le braccia mentre abbassava lo sguardo incapace di reggere quello del ragazzo.
-"S- scusami..." Balbettò impacciato. "Non v- volevo darti fastidio..." Continuò e si morse il labbro.
A vedere quella scena il cuore di Benjamin si riscaldò e si pentì subito di aver usato quel tono con lui, era così tanto piccolo e fragile ai suoi occhi, ma poco dopo dovette rinunciare a quella visione paradisiaca per i suoi occhi perché Brandon gli si piazzò davanti e lo indicò con un dito per poi toccargli il petto con quello stesso dito.
-"Tu." Disse. "Non puoi trattare così male il mio coinquilino!" Continuò.
Benjamin scoppiò a ridere sentendo il tono di voce usato dal suo amico ma smise subito dopo vedendo quanto questo fosse serio.
-"Dai Bran, non ero serio." Si giustifico e si passò una mano dietro al collo.
-"Chiedigli scusa." Rispose l'amico.
-"Dici sul serio?" Chiese il moro.
-"Dico sul serio." Ripetè Brandon.
Il più grande sospirò, scostò l'amico e si avvicinò a Federico.
-"Scusami Federico, non volevo offenderti ne tantomeno arrabbiarmi con te, non ho nulla contro di te." Si scusò e allungò una mano.
-"Nessun problema, non avevo neanche dato tanto peso alla casa." Rispose Federico e abbozzò un sorriso prima di stringergli la mano.
-"Aspettate un momento." Si intromise Brandon. "Come fai a sapere il suo nome?" Chiese confuso.
Benjamin quasi sbiancò a sentire quelle parole e, subito, ritirò la mano.
-"F- forse me l'hai d- detto tu..." Balbettò lui. "Anzi, di sicuro me l'hai detto tu." Aggiunse riassumendo sicurezza nella voce.
-"Mh." Mugolò il ragazzo. "Può anche essere." Aggiunse.
-"Non diamo troppo peso a questa situazione." Disse Federico. "Perché invece non andiamo a prenderci un buon caffè?" Propose.
-"Certo." Accettò Brandon ed estrasse nuovamente il pacchetto di sigarette che teneva nella tasca dei jeans. "Andiamo." Aggiunse e si incamminò verso l'uscita dell'università.
-"Grazie." Mimò Benjamin con le labbra, ottenendo un sorriso da parte del più piccolo, prima di seguire il suo amico.

La caffetteria che i tre ragazzi avevano scelto, perché Federico aveva insistito per andare lì, era pieno fino all'orlo e i ragazzi riuscirono a trovare un tavolo solo grazie all'aiuto di Brandon che conosceva il proprietario.
-"Aspettatemi qui, io vado ad ordinare." Disse Brandon e si alzò. "Cosa volete?" Chiese.
-"Per me va bene un caffè." Rispose Federico.
-"Per me un cappuccino." Disse Benjamin.
-"Bene, torno subito." Disse l'amico. "Beh, per quanto mi è possibile." Aggiunse sorridendo e andò a mettersi in coda.
Lo sguardo del moro ricadde sulle mani del più piccolo e notò che non faceva altro che pizzicarsi nervosamente le dita.
-"Sei nervoso?" Chiese.
-"N- no..." Mentì Federico con lo sguardo basso.
-"Non si direbbe." Constatò il più grande.
Il biondo sospirò e alzò lo sguardo per poter guardare il ragazzo davanti a lui.
-"È che mi trovo sempre a disagio quando sono con persone che non conosco, non so mai se queste vogliono parlare con me o meno." Spiegò lui.
-"Beh, io voglio parlare con te." Sorrise Benjamin.
-"Davvero?" Chiese incredulo il minore.
-"Certo." Annuì il moro. "Parlami di te." Aggiunse.
-"Non c'è molto da dire su di me.
Mi chiamo Federico Rossi, ho 22 anni, vengo dall'Italia e mi sono trasferito qui per studiare giurisprudenza e sono all'ultimo anno." Parlò Federico.
-"Perché hai deciso di trasferirti qui?" Chiese il maggiore.
-"Quando ero piccolo sono stato qui in vacanza a Natale e ricordo di essere rimasto affascinato dall'università che ora frequento, era il mio sogno, sono perfino riuscito a diplomarmi prima per poter entrare ma, per via di alcune mie situazioni familiari, non ho avuto modo di trasferirmi prima di quest'anno." Spiegò il biondo.
Benjamin non poté fare a meno di sorridere sapendo a quale vacanza si riferisse.
-"Devi ricominciare tutti gli esami?" Continuò a chiedere Benjamin.
-"Per fortuna no, sono riuscito a trovare un modo per trasferirmi qui ma senza perdere i miei esami." Rispose il più piccolo.
-"Ti piace studiare?"
-"Molto, trovo che sia l'unico che l'uomo ha per poter scappare."
"Un tempo pensavi che anche io potessi aiutarti a scappare." Pensò il moro.
-"E perché proprio giurisprudenza?" Chiese ancora.
-"Voglio poter aiutare le persone che sono costrette a subire le ingiustizie dello stato, voglio che tutti possano avere almeno una difesa." Spiegò Federico.
-"Sembra che tu ne parli per esperienza personale." Constatò il più grande.
Il biondo, a sentire quelle parole, si irrigidì all'istante.
-"Preferirei non parlarne." Sussurrò.
-"Scusami." Borbottò Benjamin. "Non volevo entrare nella tua vita privata." Continuò.
-"Non preoccuparti." Disse il più piccolo. "Ora posso farti io una domanda?" Chiese.
-"Certo, dimmi." Annuì il moro.
-"Prima hai detto a Brandon che è stato lui a dirti il mio nome ma io non ci credo." Iniziò a parlare Federico. "Come fai a conoscere il mio nome?" Chiese quasi sorridente.
Benjamin sentì qualcosa dentro di lui rompersi, davvero Federico non ricordava il loro incontro? Si era dimenticato di lui?

Midnight Kiss || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora