Nei quindici anni che erano trascorsi non c'era stato un solo giorno in cui Benjamin non aveva pensato al più piccolo, si domandava se anche lui avesse inseguito i suoi sogni, se fosse scappato anche senza di lui o se si fosse accontentato di ciò che gli veniva offerto da chi fingeva di accettarlo, tante volte si era ritrovato a pensare a come sarebbe stata la sua vita, la loro vita, se avesse accettato di scappare con lui, con un bambino mai visto prima di quel momento e di cui non conosceva nulla se non il nome, magari non si sarebbero spinti più in là del confine della città e il giorno avrebbero fatto ritorno a casa accettando la punizione che gli sarebbe stata inflitta o, magari, sarebbero arrivati in qualche bella città che avrebbe offerto ai due bimbi una bella vita e la possibilità di realizzare tutti i loro sogni.
Benjamin quella notte decise che non si sarebbe accontentato di ciò che la sua città gli offriva, era andato alla ricerca della sua felicità e credeva anche di averla trovata ma, dopo poco, le circostanze della vita lo riportarono a Los Angeles ma non sapeva che proprio lì avrebbe trovato la sua felicità.Era una giornata insolitamente nuvolosa, non c'era traccia del bel sole che per giorni interi aveva illuminato Los Angeles, tutti erano sicuri che non ci sarebbe stata nessuna tempesta ma, ugualmente, quel cielo così grigio li rattristava ma Benjamin non la pensava come loro.
Il ragazzo era felice di, dopo tanto tempo, non doversi preoccupare di proteggersi dal sole, per via della sua carnagione fin troppo chiara, o di doversi cambiare costantemente vestiti, amava quando il clima era così, non faceva caldo ma non ci sarebbe stata neppure una tempesta, era una via di mezzo, proprio come lui.
Dal giorno in cui aveva accompagnato Federico al mare, e dopo essersene andato senza nemmeno salutarlo decentemente, i due non si erano più visti, era uscito più volte con i suoi amici ma del ragazzo dal ciuffo biondo non c'era traccia, aveva provato a chiedere a qualcuno del suo gruppo ma ognuno di loro gli chiedeva perché fosse così tanto interessato o di non preoccuparsi, che andava tutto bene e Benjamin, dal canto suo, si era arreso abbastanza facilmente e aveva smesso questa sua ricerca dopo poco tempo perché sapeva che, effettivamente, non erano affari suoi, se Federico avesse voluto fargli sapere qualcosa l'avrebbe saputo.Il moro era seduto in un bar del centro, molto meno affollato rispetto a quello che avevano scelto quando era in compagnia di Brandon e Federico, e guardava la gente passeggiare tra le strade in quel nuvoloso pomeriggio mentre sorseggiava la sua cioccolata calda che trovava perfetta per quel periodo, proprio come trovava perfetti gli occhi di Federico.
-"Mi scusi." Una voce, quella voce. "Questo posto è occupato?" Chiese.
Benjamin si girò di scattò e faticò a trattenersi dal sorridere come un bambino non appena i suoi occhi incontrarono quelli del più piccolo.
-"Federico." Disse cercando di non farsi tradire dalla sua stessa voce e mentre dentro di sè provava un miscuglio di emozioni che andavano dalla felicità all'ansia.
-"Oh, Benjamin, sei tu." Esclamò Federico con una punta di delusione nella voce. "Scusami, non volevo disturbarti, vado via subito." Aggiunse e, frettolosamente, sistemò le sue cose per andar via ma si fermò non appena delle dita fredde si poggiarono sulla sua pelle profumata e abbronzata.
-"Puoi restare." Sussurrò il moro con lo sguardo basso. "Il posto è libero." Aggiunse e alzò il viso per creare un contatto visivo tra di loro.
-"Ne sei sicuro?" Chiese il più piccolo e l'altro annuì. "Allora resto." Aggiunse e prese posto davanti al ragazzo.
-"Allora..." Iniziò a parlare Benjamin ma si bloccò.
-"Allora cosa?" Lo incitò a continuare il biondo.
-"Dove sei stato in questi giorni?" Chiese il più grande.
-"Ti importa?" Chiese in risposata Federico e inarcò un sopracciglio.
-"No, non mi importa." Mentì il moro e incrociò le braccia al petto. "Era solo semplice curiosità ma se non ti va di dirmelo me ne farò una ragione, a me non importa nulla di te." Aggiunse e si portò alla bocca uno dei marshmallow che aveva preso dal tavolo.
-"Eppure non si direbbe." Rispose Federico e lasciò che un sorriso divertito comparisse sul suo volto.
-"Sei troppo sicuro di te stesso, Rossi." Disse Benjamin e prese un altro marshmallow. "Dovresti tirartela di meno." Aggiunse.
-"Quindi sei anche andato in giro a chiedere il mio cognome?" Rise il più piccolo. "Così mi lusinghi." Aggiunse e si portò una mano sul petto.
-"Tu hai dei problemi, ma dei problemi davvero seri." Rispose il maggiore e alzò gli occhi al cielo mentre continuava a ripetersi quanto fosse stupido, aveva sbagliato a cercare i documenti di affitto, che Federico aveva firmato, per sapere quale fosse il suo cognome, gli stava dando troppa importanza.
-"E scommetto che tu muori dalla voglia di sapere quali sono questi miei problemi." Lo prese in giro Federico.
-"Ma sei venuto qui solo per prendermi in giro?!" Chiese ad alta voce il più grande.
-"Non urlare!" Lo rimproverò il biondo.
-"Sei tu che mi fai urlare!" Urlò in risposta il più grande. "Tu non sei felice se non mi fai arrabbiare, credi sempre di sapere tutto ciò che succede nel mondo e ciò che mi riguarda!" Continuò ignorando le strane occhiate che gli altri clienti, presenti nel bar, gli stavano lanciando.
-"Benjamin calmati." Disse il biondo mantenendo un tono pacato.
-"No, io non mi calmo!" Controbatté Benjamin. "E neanche tu dovresti farlo!" Aggiunse.
-"Cosa intendi dire?" Chiese confuso il più piccolo.
-"Che non sono io a dovermi calmare ma sei tu a doverti agitare, dovresti iniziare a vivere la tua vita e a smetterla di fare ciò che gli altri si aspettano che tu faccia!" Continuò ad urlare il moro e sbattè le mani sul tavolo.
-"Signore, mi scusi, ma lei deve andare via." Disse un cameriere che si era appena avvicinato ai due. "Sta spaventando gli altri clienti." Aggiunse.
Benjamin, per pochi istanti, guardò il cameriere che sembrava intimorito dal suo sguardo e poi si soffermò a guardare Federico che, a differenza del cameriere, riusciva a reggere il confronto dei suoi occhi e, anzi, cercava di prevalere.
-"Me ne vado." Disse e prese la sua giacca di pelle nera. "E tu, Federico, dovresti pensare alle mie parole." Continuò e andò via senza preoccuparsi di aspettare il più piccolo che continuava a chiamarlo a squarciagola.

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Midnight Kiss || Fenji.
FanficMidnight Kiss || Fenji. "A mezzanotte tutto può succedere. Mezzanotte segna l'inizio di una nuova cosa ma anche la fine di quella vecchia, per loro due cosa segnerà?"