Eighty two.

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Benjamin vedeva la mano del più piccolo scivolare via dalla sua.
Una volta le loro dita erano intrecciate, si cercavano continuamente ma stavano ben attente a non mostrarsi ad occhi indiscreti, ad occhi che non potevano capire quanto fosse puro e reale ciò che li univa.
Con una scusa o con un'altra, che fossero da soli o in pubblico, si cercavano continuamente, cercavano di creare un contatto tra di loro, tra i loro corpi ma soprattutto tra i loro cuori.
Si cercavano con lo sguardo, quando decine e decine di persone li dividevano, i loro occhi andavano alla ricerca di quelli che più gli somigliavano, nonostante fossero tanto diversi, e quando si incontravano sorridevano, che fosse un raggiante sorriso o appena un accenno, si dimostravano a vicenda quanto stessero bene insieme, non volevano che l'altro si sentisse trascurato.
Benjamin stava osservando, con i suoi stessi occhi, come quello che avevano costruito insieme si stesse pian piano distruggendo.
Davanti ai suoi occhi Federico, colui che gli aveva detto e ripetuto più volte quanto lo amasse, anche mentre facevano l'amore, stava sorridendo, forse anche troppo, ad un ragazzo che non era lui.
Il più piccolo aveva lasciato la mano del moro per andare a stringere quella di Noah, un ragazzo appena conosciuto che li stava separando.
Federico si teneva aggrappato al braccio del ragazzo e questo gli cingeva, saldamente, i fianchi, anche se il biondo avesse voluto scappare via non avrebbe potuto, Noah lo stringeva.
Noah lo proteggeva.
Forse era questo ciò che il minore aveva visto di bello in lui, con la sua stazza fisica poteva difenderlo dal male del mondo, come il moro non poteva fare, e soprattutto poteva difenderlo da Benjamin, dal dolore che questo poteva provocargli.
Benjamin e Federico quella notte avevano fatto l'amore ma Benjamin non lo sentiva suo.
Non lo sentiva.

I tre ragazzi camminavano tra le strade di Los Angeles ma Benjamin capiva di essere di troppo, Federico e Noah parlavano dei fatti loro, ridevano come due bambini, o forse due fidanzati, la testa del più piccolo era poggiata sul braccio del ragazzo dai capelli neri e sorrideva continuamente, ogni parla che il più alto diceva era come oro colato per Federico, ascoltava attentamente ogni parola che lasciava le sue labbra.
Tanti erano i sospiri che uscivano dalla bocca di Benjamin, questo camminava qualche passo dietro ai due, le mani nelle tasche del suo jeans blu, il suo sguardo era fisso su Federico e Noah, sentiva che qualcosa dentro di lui si stava distruggendo a poco a poco, ogni risata del minore era un colpo al cuore per lui.
Federico era felice con qualcuno che non era lui.
-"Benjamin." Lo voce di Federico appariva alle sue orecchie come il canto di un angelo, sentirlo pronunciare il suo nome era un vero e proprio piacere.
-"Dimmi Fè." Disse il moro e alzò lo sguardo per farlo incontrare con quello celestiale del minore.
Quel soprannome era un vero e proprio colpo al cuore per il più piccolo, tante erano le volte in cui gli aveva affibbiato quel soprannome mentre facevano l'amore, che di amore aveva ben poco, lo faceva tornare bambino, lo faceva sentire unico per Benjamin.
-"T- ti v- va..." Il ragazzo stava balbettando, tutto solo per uno stupido soprannome, e non andava bene.
Prese un respiro profondo e parlò nuovamente. "Ti va bene se andiamo a mangiare una pizza?" Chiese.
-"A me va bene tutto ciò che vuoi tu." Rispose Benjamin. "Sempre." Aggiunse.
Il biondo avvertiva una strana sensazione, Benjamin non era quello di sempre, non era neppure quello con cui si era svegliato quella mattina, era come spento e non ne capiva il motivo.
-"Allora siamo tutti d'accordo." Disse Noah e batté le mani. "Andiamo a mangiare una pizza.
Andiamo biondino." Aggiunse e circondò, nuovamente, le spalle del minore con un braccio.
Biondino.
Noah lo aveva chiamato biondino.
Federico non era il suo biondino.

I tavoli della pizzeria, una delle poche aperte anche a pranzo, era ricoperti da delle tovagliette a scacchi verdi e bianchi, le quattro sedie nere circondavano gli angoli dei tavoli, un porta tovaglioli e delle bottigliette di ketchup e maionese erano messi al centro di ogni tavolo.
Il bancone in legno era in tinta con le pareti del locale, una grande vetrata faceva da parete destra e permetteva alla gente di vedere cosa stesse succedendo fuori.
L'ambiente era abbastanza tranquillo, solo tre tavoli, sui quindici presenti, erano occupati da qualche ragazzino appena uscito da scuola.
Benjamin, Federico e Noah erano seduti sui tavoli posti accanto alla grande vetrata.
Federico e Noah erano seduti l'uno di fronte all'altro, il secondo, di tanto in tanto, cercava di sfiorare le mani del biondo ma questo arrossiva ad ogni contatto.
Quella scena quasi faceva venire il voltastomaco a Benjamin, odiava vedere il più piccolo che si comportava come se fosse uno stupido, qualcuno avrebbe potuto dire che si comportava in quel modo perché era interessato a Noah ma il moro non lo credeva, sapeva come si comportava Federico quando era innamorato, non faceva lo stupido, dimostrava all'altro quanto importante fosse per lui.
Federico non era interessato a Noah.
Non poteva esserlo.

-"Benjamin." Lo chiamò Federico per la prima volta durante tutto il pranzo.
Lui e il più alto non avevano fatto altro che parlare tra di loro, sembravano conoscersi da una vita, e Federico non aveva mai smesso di sorridere, gli ripeteva quanto fosse intelligente e Benjamin non poteva negare quanto bene stessero insieme.
Il moro si sarebbe voluto consolare dicendosi che insieme stavano male ma non era così, chiunque gli avrebbe potuto dire che coppia fantastica fossero.
Federico era felice in sua compagnia e Benjamin voleva solo vederlo felice.
-"Mh?" Mugolò distrattamente il moro mentre mangiava un altro morso del suo hot dog.
-"Come mai hai ordinato un hot dog e non una pizza?" Chiese il più piccolo e inclinò la testa da un lato. "Qui la fanno davvero buona."
Benjamin riteneva la domanda del minore come stupida, forse la meno adatta che potesse fare, però era felice che il ragazzo gli avesse dedicato un po' della sua attenzione, dopo tutto lo aveva pensato.
-"Non mi andava la pizza." Rispose Benjamin.
-"Se non la volevi potevamo andare da un'altra parte." Replicò il biondo.
-"Non preoccuparti Federico." Disse il più grande. "Non preoccuparmi per me." Aggiunse e allungò una mano per prendere la sua ma Noah lo precedette, riportò l'attenzione di Federico su di lui.
-"Allora Federico, stavamo dicendo..."
Non appena il più alto aprì bocca Federico tornò ad essere tutto felicità e sorrisi.
Noah glielo stava portando via.

Midnight Kiss || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora