One hundred and one.

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Forse erano rondini, forse no.
Tanti piccoli uccelli neri volavano nel cielo di Los Angeles.
Leggere sfumature di rosa salmone coloravano quel pomeriggio, uno come tanti altri, e davano maggior risalto a quegli uccelli dal colore così banale eppure mai scontato.
Il sole stava pian piano tramontando, era la spiaggia il luogo più bello dove osservare quello spettacolo della natura.
Lì non c'erano grattacieli, cartelloni pubblicitari e nemmeno il traffico delle strade a rovinare quei magici momenti, solo il rumore delle onde.
Benjamin amava passeggiare lungo la riva nel tardo pomeriggio, amava confondersi tra quei colori.
Si sentiva in pace con il mondo.
Non aveva mai perso l'opportunità di andare al mare al tramonto, non aveva mai detto di no eppure quel giorno sentiva di non avere la voglia di farlo, si sentiva svuotato.
L'incontro con sua sorella non era andato come sperava, non era riuscito a far incontrare due delle persone più importanti della sua vita, forse le uniche che contavano qualcosa, i suoi genitori avevano rovinato tutto ancora una volta.
Nella sua mente continuava a risuonare forte e chiara la voce di suo padre mentre gli diceva che con Federico si stava solo rovinando la vita.
Come poteva dirlo proprio lui?
Lui che l'aveva messo al mondo solo per tappargli le ali.
Suo padre e sua madre avevano ostacolato tutti i suoi sogni, lo avevano criticato per ogni scelta presa, avevano cercato di scoraggiarlo a fare qualsiasi cosa, gli avevano impedito di essere felice.
Federico invece aveva portato rimedio a tutti i loro sbagli, gli aveva ridato la speranza, la voglia di sognare.
Il biondo gli aveva fatto capire che se una cosa la voleva davvero non era poi così tanto sbagliata, glielo aveva dimostrata con la loro relazione, gli aveva mostrato com'era bello il mondo se lo si guardava sorridendo ma, Benjamin, riusciva a farlo solo se gli teneva la mano.
Federico era riuscito a dargli la vita ancora una volta.

Erano volate parole pesanti tra le mura di quella casa, Benjamin aveva detto, e ripetuto più volte, ai suoi genitori che non voleva più avere nulla a che fare con loro, mentre questi ogni volta replicavano dicendo lui che stava sbagliando, che non avrebbe avuto alcun futuro con Federico, gli dicevano che erano disposti a perdonarlo e a Benjamin veniva da ridere, per cosa dovevano perdonarlo?
Per essere stato una marionetta nelle loro mani?
Aveva smesso di soffrire a causa loro.
Layla e Federico avevano preferito restarne fuori, avevano provato a calmare le acque, questo sì, ma non erano stati ascoltati.
Il moro aveva lasciato quella casa solo dopo aver mandato al diavolo i suoi due genitori, aveva preso la mano del più piccolo e lo aveva trascinato fuori da quella casa.

Il viaggio di ritorno verso casa del più grande era stato molto silenzioso, solo qualche imprecazione da parte di Benjamin, forse dovute a qualche suo brutto pensiero, Federico aveva cercato più volta di abbracciarlo, di baciarlo, ma lui sembrava non essere dell'umore.
Aveva bisogno di calmarsi e il biondo non sapeva di quanto aiuto gli sarebbe potuto essere.
-"Devono lasciarmi in pace!" Aveva urlato il maggiore una volta entrato in casa.
-"Benjamin, te lo chiedo per favore, calmati." Lo aveva scongiurato Federico e aveva chiuso la porta alle sue spalle.
-"No, dannazione no, Federico!" Rispose il moro. "Non posso calmarmi se quei due ancora cercano di rovinarmi la vita!" Continuò.
-"Quei due sono i tuoi genitori!" Replicò il più piccolo. "Non puoi odiarli!" Aggiunse e si avvicinò a lui.
-"Peccato che io li odi già!" Disse Benjamin. "Hai sentito che hanno detto su di te?!
Hanno detto che mi sto rovinando la vita con te quando neanche ti conoscono!" Ormai era furioso, ciò che i suoi genitori gli avevano detto lo aveva mandato fuori di testa.
-"Ho sentito Benjamin." Rispose il biondo cercando di mantenere un tono pacato, c'erano già fin troppe urla in quella casa. "Non possiamo farci nulla però, quella è la loro opinione.
Io e te sappiamo che non è così, sappiamo che stiamo bene insieme e che le nostre vite sarebbero rovinate se ci separassimo.
Non dar retta a loro, amore mio, ascolta solo il tuo cuore.
Dimentica le loro parole." Continuò e gli prese la mano.
-"Non dovranno mai più osare dire una sola parola su di noi, io non glielo permetterò!" Ringhiò il più grande. "Non voglio mai più vederli, per me sono morti!" Sbottò e scaraventò a terra un quadretto, che si trovava sul mobile accanto a loro, facendo, così, rompere in mille pezzi il vetro.
Quella fu per Federico la goccia che fece traboccare il vaso, i suoi occhi si inumidirono e strinse i pugni.
-"Dannazione Benjamin basta!" Urlò Federico e, questo suo gesto, sorprese non poco il moro che si voltò a guardarlo. "Tu hai dei genitori eppure ti lamenti di averli!
Dici che per te sono morti ma non immagini neanche cosa si provi ad avere dei genitori morti davvero!
Ti lamenti perché si sono preoccupati per te, del tuo futuro.
Okay, va bene, hanno detto che noi siamo sbagliati ma l'hanno detto solo perché sei loro figlio e vogliono il meglio per te!
Tu non hai idea di cosa darei io per sentire mia madre e mio padre che mi dicono che non devono stare con una persona, non sai cosa darei per poter andare a casa di qualcuno e ritrovarmeli lì!
Invece io non posso!
Io non posso vederli, non posso sentirli mentre si lamentano per qualcosa che ho fatto, io non li incontrerò mai più!
E sai perché?!
Sai perché Benjamin?!
Perché io non ho nessuno!
Tu hai i tuoi genitori, tua sorella, io no!
Io non ho nessuno!" Continuò ad urlare prima di accasciarsi a terra in un pianto disperato.
Si mise in un angolo, strinse le ginocchia al petto e lasciò che tutte le sue lacrime cadessero a bagnare il suo pantalone nero, mentre un singhiozzo dopo l'altro lasciava la sua bocca.
-"Federico..." Sussurrò il moro e si avvicinò al corpo del ragazzo. "Smettila di piangere, te ne prego." Aggiunse e si abbassò alla sua altezza.
-"B- Benjamin a me f- fa male sentirti dire queste cose..." Singhiozzò il più piccolo.
-"Mi dispiace piccolo mio, ti giuro che mi dispiace.
Non ho pensato a ciò che dicevo, sono solo uno stupido, lo so.
Mi dispiace." Si scusò Benjamin. "Ricorda una cosa però.
Tu non sei solo.
Tu hai me.
Anche quando non vorrai io ci sarò.
Io ci sono e ci sarò sempre.
Ti amo Federico e sono qui per te.
Questo disastro è tuo.
Questo disastro è qui per te.
Questo disastro ti ama.
Ti amo."

Midnight Kiss || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora