One hundred and twenty six.

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-"Esattamente." Rispose Federico e si riprese il suo cellulare. "E se non parlo con te ma con altri un motivo ci sarà.
Forse gli altri sono più interessanti di te." Aggiunse.
-"Bene." Si limitò a rispondere Benjamin e si alzò. "Allora ti lascerò parlare con gli altri.
Buonanotte." Aggiunse e se ne andò al piano di sopra lasciando solo il ragazzo nel salotto.
Perché l'aveva fatto?
Perché aveva detto a Benjamin quelle cose?
Non lo capiva, non si capiva.
Era stato proprio lui a parlare?
No, era praticamente impossibile.
Lui non direbbe mai delle cose simili al suo fidanzato.
Giusto?
Giusto.
Eppure l'aveva fatto, gli aveva detto quelle cose, tra l'altro orribili, senza neppure pensarci troppo.
Forse era proprio quello il problema, il suo problema.
Quando si trattava di Benjamin parlava senza neanche pensare, aveva sempre agito d'istinto, credeva di aver sempre seguito il cuore quando si trattava di Benjamin ma, in quel momento, non era più tanto certo.
Era stato il suo cuore a spingerlo a dire al moro quelle parole?
Sapeva di averlo ferito con le sue affermazioni, era quello che il suo cuore voleva?
Il suo cuore voleva ferire Benjamin?
Nononono.
Non poteva essere.
Lui aveva lottato tanto per avere Benjamin, non poteva comportarsi in quel modo.
Benjamin però ti ha fatto soffrire tante volte.
Gli ricordava, continuamente, la sua coscienza.
Quella era il suo modo, forse neanche rendersene conto, per vendicarsi di tutta la sofferenza che gli aveva provocato il più grande?
Doveva smetterla.
Doveva finire.
La sua vendetta, se mai fosse iniziata, doveva finire.
Federico doveva riuscire a farsi perdonare da Benjamin.
In qualsiasi modo.

Quella notte Benjamin e Federico la passarono separati, dopo la loro discussione, se così poteva essere definita, i loro sguardi non si erano più incrociati, Benjamin era corso al piano di sopra, si era chiuso a chiave nell'altra stanza, quella che secondo Federico era troppo buio per il loro amore, e non aveva voluto ascoltare nessuna delle spiegazioni che il più piccolo voleva fornirgli, questo aveva bussato, per più di quindici minuti, ininterrottamente alla porta del moro, gli aveva chiesto scusa almeno un centinaio di volte ma, le sue scusa, non avevano portato a nessun risultato.
Benjamin era ancora chiuso in una camera senza di lui.
Il mattino seguente la situazione non migliorò, Federico si alzò di buon ora, come era suo solito fare, per prepararsi è andare al lavoro ma, quel giorno, non ricevette alcun bacio del buongiorno, non vide due smeraldi brillare al suo fianco appena sveglio e, soprattutto, non c'era nessuno che lo stringeva mentre dormiva.
Prima di andare al lavoro il più piccolo fece un ultimo, forse stupido, tentativo, bussò alla porta del maggiore ma, ancora una volta, non ricevette risposta.
'Forse starà dormendo.'
Si disse per rendere più sopportabile quella situazione ma le sue spiegazioni si rivelarono stupide, quando, stava per salire in macchina e notò la tenda, quella della stanza dove si trovava il moro, scostarsi e riuscì ad intravedere il suo ciuffo ma non appena il maggiore si rese conto che Federico l'aveva notato, richiuse la tenda e ritornò a fare le sue cose.

Per tutto il giorno Federico non fece altro che pensare al suo fidanzato, gli aveva inviato decine e decine di messaggi, per non parlare delle telefonate, ma tutto ciò che aveva ottenuto come risposta erano dei visualizzato, come a dire 'ti sto ignorando, non voglio sentirti, è tanto complicato da capire?
Lasciami vivere.'

Erano le sette e mezzo di sera quando Benjamin fece ritorno a casa, era stato al supermercato a fare un po' di spesa e a svolgere alcune altre commissioni di cui non sapeva se parlare a Federico, doveva ancora parlargli?
Il maggiore si richiuse la porta alle sue spalle, poggiò per terra le buste della spesa, si tolse il giubbotto nero di pelle e sospirò.
'Federico non c'è...'
Pensò e sentì una punta di delusione nel suo cuore, aveva davvero tanta voglia di vederlo.
Si guardò intorno, nella sala d'ingresso illuminata solo dalla luce di una lampada posta sul grande mobile accanto all'attaccapanni, e notò ai suoi piedi una grande busta bianca, curioso, si abbassò, la prese e l'aprì con cautela.
Frugò con la mano nella busta e ne tirò fuori una manciata di coriandoli, aggrottò la fronte e continuò la sua ricerca nella busta, fino a quando la sua mano non trovò un biglietto, lo prese e poggiò la busta sul mobile.
«Ogni volta che siamo insieme è come se fosse festa.
Come se fosse carnevale, l'unica differenza, però, è che con te non ho bisogno di maschere.
Con te posso essere me stesso senza aver paura.
Tu non mi fai paura.»
Recitava il biglietto.
Benjamin subito riconobbe la scrittura del suo ragazzo e un piccolo sorriso si fece spazio sul suo volto, subito dopo però lo represse ricordandosi ciò che gli aveva detto la sera precedente.
Il ragazzo si sistemò il biglietto nella tasca posteriore dei suoi jeans neri, prese le buste della spesa e si recò in salotto.

Una volta giunto nella stanza trovò, in bella vista, sul divano, una sgargiante busta blu elettrico posta lì per attirare la sua attenzione.
Il gioco si stava facendo divertente, Benjamin doveva ammetterlo, quindi poggiò le buste sul piccolo tavolino nero, prese l'altra busta e fece lo stesso procedimento di prima.
Al suo interno, questa volta, trovò solo un pezzo di stoffa, del medesimo colore della busta, e un biglietto uguale al precedente.
«Questo è un pezzo della maglia che indossavo la prima volta che ti ho visto, e no, non mi riferisco a quando ci siamo incontrati mesi fa.
Indossavo la restante parte di questa maglia quando ti ho visto quindici anni fa, la stessa maglia che sto stringendo in questo momento.
Volevo tu ne avessi un pezzo per te.»
Il moro si morse il labbro e scosse la testa, era da un po' che non pensava a quella sera e poterne avere un ricordo concreto, tangibile, lo rendeva felice.
Il ragazzo si guardò intorno alla ricerca di una nuova busta e lo trovò attaccata alla televisione, si avvicinò e la prese.
Una foto ritraente loro due, sorridente e stretti l'uno all'altro e un nuovo bigliettino.
«Passiamo molte sere a guardare la TV ma c'è una cosa che non sai.
Il mio programma preferito.
Tu.»
Benjamin ripose con cura la busta sul tavolo e si guardò intorno alla ricerca di una nuova busta, quello che trovò, invece, furono dei coriandoli, uguali a quelli che aveva trovato nella prima busta, sparsi sulle scale, il ragazzo capì il loro significato e corse al piano di sopra.

Una volta arrivato al primo piano, camminò lentamente lungo il corridoio alla ricerca di una quarta busta ma, questa volta, trovò un palloncino rosso attaccato alla maniglia della loro stanza, si avvicinò e lesse la frase scritta sopra.
«Rosso come l'amore.
Rosso come la passione.
La passione può far impazzire e l'amore ancor di più.
Mi perdoni?»
Il moro sospirò e aprì la stanza, qui trovò seduto sul letto il suo Federico a gambe incrociate, il volto illuminato dalla luce bianca della lampada e stretto nel suo pullover beige, troppo grande per il suo fisico minuto.
-"Mi perdoni?" Chiese Federico con un filo di voce.
-"Ti perdono." Rispose il moro, chiuse la porta e si avvicinò a lui. "Come potrei non farlo?" Aggiunse e si inginocchiò davanti a lui.
Il più piccolo gli mise le mani sotto le braccia e lo fece accomodare accanto a lui.
-"Mi dispiace per quello che ti ho detto ieri sera." Sussurrò lui e iniziò ad accarezzargli la guancia con il palmo di una mano. "Non so perché l'ho fatto, non lo penso.
Sei tu l'unica persona con cui voglio stare e amo parlare con te.
Ho parlato senza pensare.
Mi dispiace." Continuò.
Benjamin lo attirò in un abbraccio e gli diede un bacio sulla fronte.
-"Avevi ragione però a dire che non ho obbiettivi nella vita." Disse e zittì il minore prima che potesse parlare. "Per questo oggi sono andato a cercare un lavoro e l'ho trovato."
-"Davvero."
-"Sì, lavorerò in uno studio fotografico." Spiegò il moro. "Nulla di troppo importante ma almeno non starò a casa senza far nulla." Aggiunse e fece spallucce.
-"Sono davvero fiero di te." Disse Federico e si allungò per dargli un bacio a stampo. "Davvero non ti sei arrabbiato?" Chiese di nuovo.
-"Non potrei mai farlo." Scosse la testa Benjamin. "Ti amo troppo per farlo.
Sei troppo importante per non perdonarti."

Midnight Kiss || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora