Per tutta la mattina dei grossi nuvoloni, di un colore tendente al grigio, avevano ricoperto il cielo della bella Los Angeles ma con l'arrivo dell'ora di pranzo il cielo iniziò a rasserenarsi, lasciando che un caldo sole illuminasse l'intera città, e con esso anche gli abitanti del posto iniziarono a rallegrarsi, le strade, già precedentemente piene di pedoni e automobilisti, sembravano essersi riempite di luce e non c'era persona che non stesse sorridendo.
Forse era proprio quella la magia di Los Angeles, la gente, per gran parte del tempo, non faceva altro che sorridere, sprizzare felicità da tutti i pori ed essere gentile con chiunque gli capitasse davanti, l'estate non era presente solo nel clima ma anche nei cuori delle persone, era un vero paradiso.
Ma c'era qualcuno a cui quella felicità generale non era riuscita ad entrare nel cuore, quello stesso cuore che si era frantumato in tanti piccoli pezzi senza che neanche lui se ne rendesse conto, nel bel mezzo di una tranquilla conversazione qualcosa nel suo petto si ruppe provocando uno sgradevole suono e, il ragazzo, temette che tutti fossero riusciti ad udirli ma invece nessuno si era reso conto che i sogni, le speranze, di un ragazzo poco più che ventenne si erano infranti solo per colpa di una frase.Benjamin osservava il ragazzo sorridente davanti a lui e pensava quante notti aveva passato sveglio a sognare quel sorriso, era stato il suo chiodo fisso per anni senza neanche sapere il motivo, eppure, ora che si trovava davanti a lui non voleva fare altro che scappare e rintanarsi nei suoi sogni dove quella domanda non esisteva e lui poteva rivedere quel bambino che era riuscito ad affrontarlo.
-"Benjamin." La voce melodiosa del ragazzo davanti a lui lo risvegliò dai suoi pensieri. "Va tutto bene?" Chiese con tono preoccupato e allungò una mano per poggiarla su quella del moro.
Il moro abbassò lo sguardo sulle loro mani e deglutì mentre la sua fronte si imperlava sempre di più di sudore.
-"S- si, sto bene..." Balbettò indeciso e si passò la lingua sul labbro inferiore. "Perché me lo chiedi?" Chiese e si ritirò la mano.
Il più piccolo quasi si rattristò nel vedere quel gesto da parte del ragazzo ma sospirò, si passò una mano tra il folto ciuffo e finse un sorriso.
-"Tutto d'un tratto sei diventato molto pallido e pensavo ti stessi sentendo male." Spiegò il ragazzo con tono pacato.
-"Beh, ti sbagli." Disse Benjamin assumendo un tono acido che molti avrebbero definito odioso. "Io sto benissimo e tu non devi preoccuparti per me." Aggiunse e tirò fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca del suo giubbotto di pelle nera.
Federico fece una faccia disgustata nel vedere ciò che il ragazzo aveva appena preso ma decise di astenersi dal commentare.
-"Se cambi idea, e anche umore, così in fretta non devi stare proprio bene." Controbatté il minore quasi divertito e incrociò le braccia al petto.
-"Che intendi dire?" Chiese il più grande inarcando un sopracciglio.
-"Che sei un tipo che cambia molto facilmente idea e umore, quindi sei alla continua ricerca di approvazione perché vuoi essere accettato dalla società.
Non sei sicuro di te stesso." Rispose il biondo sicuro di sè.
-"E questo cosa te lo fa pensare?" Continuo a chiedere Benjamin.
-"Tu." Disse il più piccolo. "Tu me lo fai pensare, per come ti comporti." Continuò.
Il maggiore scoppiò a ridere e gettò la testa all'indietro mentre stretta tra le sue dita c'era la sigaretta che aveva appena accesso.
-"Abbiamo parlato solo pochi minuti e credi di conoscermi?" Chiese retorico e si avvicinò al suo viso. "Piccoletto, tu non mi conosci, non sai nulla di me e, per questo motivo, non puoi permetterti di giudicarmi." Aggiunse.
-"Io non ti sto giudicando." Rispose Federico che non si lasciava intimidire da quella distanza ridotta che c'era tra di loro.
-"A me sembra proprio di sì, nessuno si è mai permesso di dirmi che io non sono sicuro di me stesso." Controbatté il più grande. "Che poi che sciocchezza è mai questa?!" Aggiunse alzando al cielo le mani.
-"La tua insicurezza non è una sciocchezza, affatto, è una cosa molto grave che con il tempo potrebbe trasformarsi in qualcosa di peggio e potrebbe portarti a compiere gesti estremi.
Dovresti andare da uno psicologo per risolvere questi tuoi problemi." Cantilenò Federico alzando l'indice e muovendolo di tanto in tanto.
Il moro non riuscì a reprimere una breve risata, trovava esilarante il modo in cui l'altro si esprimeva eppure sembrava tanto convinto delle sue parole.
-"Sei un vero spasso." Rise il ragazzo e fece un altro tiro dalla sua sigaretta. "Credi che io possa uccidermi o cose del genere, Federico?" Chiese riacquistando il suo tono serio.
Gli occhi quasi indecifrabili di Benjamin si puntarono su quelli azzurri più del mare di Federico e li scrutarono allungo, nonostante il tempo passato questi erano perfettamente identici a come il moro ricordava, le loro sfumature, quelle che Benjamin cercava sempre di descrivere quando gli chiedevano quale fosse il suo colore preferito, erano lì e, dopo tanto tempo, poteva osservarle nuovamente e bearsi della sensazione di felicità che questi gli infondevano.
-"Semplicemente vorrei evitare che qualcuno potesse soffrire a causa tua." Rispose il più piccolo e scrollò le spalle.
-"Nessuno soffrirà a causa mia e, anche se fosse, non sono problemi che ti riguardano.
Di sicuro non sarai tu a soffrire per colpa mia." Disse il moro con il suo tono duro.
-"Come ti pare." Fece spallucce Federico e girò la testa per poter guardare fuori dalla grande finestra. "Però non hai ancora risposto alla mia domanda." Aggiunse.
-"Quale?"
-"Come fai a conoscere il mio nome?"
Eccolo, di nuovo quel dolore lancinante che Benjamin aveva provato poco prima, come poteva essersi dimenticato di lui? Chiedeva a tutti coloro che incontrava di scappare con loro?
-"L'altra sera ci siamo visti in discoteca, non so se ricordi." Iniziò a parlare il più grande.
-"Si, ricordo, ma cosa c'entra?" Lo interruppe il biondo.
Benjamin sbuffò per quella sua interruzione e riprese a parlare.
-"Ho sentito un ragazzo, non so chi fosse, gridare Federico e subito dopo tu ti sei girato quindi ho pensato che potesse essere il tuo nome." Mentì lui.
Il più piccolo annuì poco convinto ma decise di credere alla sua storia.-"Ragazzi sono tornato!" Esclamò Brandon che, dopo una lunga fila, era tornato al tavolo con i loro ordini. "Ecco a voi." Aggiunse e distribuì i rispettivi ordini.
-"Grazie mille." Biascicò Benjamin e gettò il mozzicone della sigaretta.
-"Allora, Federico, questa sera vieni?" Chiese l'amico.
-"Certo." Annuì il più piccolo.
-"Dove?" Chiese il moro.
-"Viene in discoteca con noi, da oggi uscirà sempre con noi." Rispose allegro Brandon. "Non sei felice, Benjamin?" Chiese.
Benjamin e Federico erano destinati a stare insieme, volente o nolente, era qualcuno che aveva deciso per loro e quel qualcuno voleva vederli uniti.----------------------------------------------------
Ehi💕
buona domenica a tutti voi, questa storia è iniziata solo da cinque giorni e già sono qui a scrivere per ringraziarvi per le duemila visualizzazioni, come ben sapete tengo molto a questa storia e mi rende felice sapere che anche a voi piace.
Per ore le cose possono sembrare alquanto semplici o monotone ma vi assicuro che presto tutto cambierà, questa storia sarà abbastanza lunga, potrebbe superare i cento capitoli, e spero che continuerete a seguirmi.
Se volete entrare nel gruppo whatsapp non dovete fare altro che mandarmi il vostro nome e numero, vi aggiungerò subito.
Per qualsiasi cosa potete contattarmi qui o mi trovate su Twitter come @suarezgilliesIt.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Baci, Michi💕

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Midnight Kiss || Fenji.
FanficMidnight Kiss || Fenji. "A mezzanotte tutto può succedere. Mezzanotte segna l'inizio di una nuova cosa ma anche la fine di quella vecchia, per loro due cosa segnerà?"