Eighty one.

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Tante risate si potevano udire in una giornata se si usciva di casa, tante erano le persone che, mentre passeggiava, ridevano per qualcosa, che fosse un ricordo del passato, una battuta divertente o perché qualcuno aveva fatto una cosa buffa, erano tante le motivazione che spingevano una persona a ridere, c'era anche chi lo faceva senza alcuna motivazione, lo faceva non perché pazzo ma semplicemente perché aveva bisogno di essere felice, nella sua buia e triste vita aveva bisogno del suono di una risata e se nessuno era disposto a regalargliela facevano da soli.
Le vite di coloro che popolavano la città degli angeli non erano tutte rose e fiori, anche quelle di coloro che all'apparenza sembravano essere le persone più felici al mondo, ognuno di loro nascondevano un episodio buio del loro passato, un segreto o, magari, erano proprio loro il segreto, un segreto sbagliato.
Federico aveva sempre vissuto la sua vita alla luce del sole, non aveva mai avuto problemi con nessuno, non gli era mai interessato se la gente fosse venuta, o meno, a conoscenza di ciò che faceva nella vita, non aveva mai avuto nulla da nascondere ma da quando si era trasferito a Los Angeles tutto era cambiato, lui per primo.
Sapeva che tutto sarebbe cambiato dopo il suo trasferimento ma non in quel modo.
Tutte le sue certezze erano state distrutte e non aveva fatto nulla per impedirlo, se ne era rimasto seduto sul divano a guardare le mura della sua vita cedere, le guardava affiancato da Benjamin che lo tentava, accarezzava la sua pelle e gli rubava il cuore bacio dopo bacio.

Erano uno sbaglio, sì, lo sbaglio migliore che potesse esistere ma la realtà non cambiava.
Uno sbaglio resta uno sbaglio, non contava la realtà.
Benjamin e Federico nel loro essere talmente perfetti diventavano imperfetti, qualcosa di sbagliato che non creava problemi ad altra ma distruggeva loro. 

Seduti sulla sedia, fuori al balcone, Benjamin aveva provato a convincere l'altro che non erano uno sbaglio, erano solo due ragazzi che si divertivano insieme ma non poteva dire cosa peggiore.
Federico lo amava, eccome se lo amava, come poteva pensare di divertirsi con lui?
Era stato come ammettere che Benjamin lo usava solo, gli aveva dato la conferma di tutte le sue teorie.
Federico era una bambola.
Era un oggetto.
Era uno svago.
Era innamorato.
Era dannatamente innamorato.
Era dannato.

Per tutto il resto della mattinata non si erano scambiati molte parole, Federico non aveva nulla da dire a chi non lo amava ma non riusciva neanche ad essere arrabbiato con lui, come poteva fare a lui una colpa di ciò che stava succedendo?
Benjamin era sempre stato sincero con lui, non gli aveva mai detto di provare qualcosa che andasse oltre la semplice attrazione fisica, non gli aveva mai nascosto nulla.
Era un suo problema se si era innamorato.
-"Che ne dici di andare a pranzo fuori?" Propose Benjamin e cambiò, per l'ennesima volta, canale.
Il più piccolo se ne stava rannicchiato in un angolo del grande divano nero, la testa poggiata sulle sue stesse ginocchia e lo sguardo perso nel vuoto.
-"Come vuoi." Disse e fece spallucce.
Il moro alzò gli occhi al cielo e spense la TV.
-"Hai intenzione di tenermi il muso ancora per molto?" Chiese.
-"Non ti sto tenendo il muso." Replicò Federico.
-"Non vuoi parlare con me, sei assente." Disse il più grande.
-"Questo non vuol dire essere arrabbiati." Rispose il biondo. "Vuol dire essere triste." Aggiunse e puntò il suo sguardo sul ragazzo.
-"Perché sei triste?" Chiese Benjamin.
Il più piccolo fu tentato di chiedergli se fosse stupido o meno ma decise che non ne valeva la pena, che senso aveva sprecare altro fiato?
Stava già sprecando la sua vita.
-"Andiamo a pranzo." Rispose e si alzò dal divano.

Benjamin continuava ad osservare come l'altro camminasse in modo godo tra le strade del posto, si trascinava a fatica lungo quelle strade che conosceva tanto bene, non osservava curioso, come solo lui sapeva essere, ciò che lo circondava, il suo sguardo era fisso davanti a lui, solo di rado si spostava alla ricerca di qualcosa che non c'era.
Il moro faceva fatica a riconoscerlo, non era lo stesso Federico che aveva conosciuto mesi prima, si stava lentamente spegnendo ma non stava male, almeno non fisicamente, la sua felicità si stava spegnendo.
Aveva perso ogni voglia di essere felice.
Nell'esatto momento in cui Benjamin si decise a chiedergli cosa gli succedesse, un radioso sorriso comparve sul volto di Federico e questo iniziò a correre in una determinata direzione, il moro lo seguì con lo sguardo e fece una smorfia di disgusto.
-"Federico!" Esclamò Noah e spalancò le braccia per accoglierlo in un abbraccio.
Federico non proferì parola, si buttò tra le braccia del ragazzo e si lasciò stringere, aveva bisogno di un contatto umano con qualcuno che non gli avesse spezzato il cuore.
-"Va tutto bene?" Gli chiese il ragazzo dai capelli neri e gli scostò i capelli dalla fronte.
-"Zitto e abbracciami." Rispose Federico e chiuse gli occhi per godersi quel momento.
Benjamin, che se ne stava in disparte a guardare i due, sentì qualcosa dentro di lui rompersi, un senso di vuoto lo assalì e un nodo alla gola comparve prepotente, per qualche istante sentì la terra mancargli da sotto ai piedi.

-"Scusate?" Disse Benjamin per attirare l'attenzione dei due e si avvicinò.
-"Oh, ciao." Disse Noah e sciolse l'abbraccio, con grande disappunto del minore. "Benjamin, giusto?" Chiese.
-"Esatto." Annuì il moro. "Tu sei Norman?" Chiese a sua volta.
-"No, il mio nome è Noah." Sorrise il più alto e circondò le spalle del più piccolo con un braccio.
Il più grande strinse i pugni e serrò la mascella.
-"Scusami, non ho una grande memoria quando si parla di nomi." Mentì e finse un sorriso, uno dei peggiori che avesse mai fatto.
Quel ragazzo, in fondo, non gli aveva fatto nulla di male ma il solo fatto che fosse così vicino a Federico, il suo Federico, lo mandava fuori di testa.
Sentiva che quel Noah sarebbe stato un grande problema per lui e Federico, o meglio, per lui che cercava di tenersi Federico.
-"Non preoccupati." Disse il più alto. "Che casualità incontrarti qui, cucciolo." Continuò rivolto verso Federico.
"Cucciolo? Chi si crede di essere per chiamarlo cucciolo?" Pensò Benjamin e sbuffò.
-"Forse è stato il destino a farci incontrare." Rispose Federico. "Come ieri sera in discoteca." Aggiunse e sorrise sincero.
-"Federico." Lo chiamò il moro. "Noi stavamo andando a pranzare." Continuò.
-"Ti spiace se viene anche Noah?" Chiese il più piccolo. "Voglio stare con lui."

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Ehi🌸
Buon anno nuovo a tutti voi, spero che sarà un buon anno💓
Anche oggi vi ringrazio per le visualizzazioni, siamo davvero in sessanta mila?
Iniziamo l'anno con Noah, Federico vuole stare con lui, come la prenderà Benjamin?
Accetterà o no la sua presenza al pranzo?
Se volete entrare nel gruppo WhatsApp non dovete fare altro che mandarmi un messaggio con il vostro nome e numero.
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Fatemi sapere cosa ne pensate.
Baci, Michi💕

Midnight Kiss || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora