"Siamo, sono, la realtà è che tu per me sei l'unica
Vieni, da me, lo prometto questa volta è l'ultima„Emis Killa
07/03/2018
Paulo
Sbuffai ancora una volta quando davanti a me, sullo schermo del cellulare, scorse l'ennesima storia di Velia che, a Parigi, sembrava divertirsi un mondo con il suo amico Brasiliano.
«Cos'hai sempre da lamentarti?» mi domandò allora Federico.
«Nada.» risposi.Mi sfilò l'aggeggio elettronico dalle mani e tornò indietro, fino al motivo della mia brutta reazione.
«Ma non sta facendo niente! Ha postato una foto delle sue gambe e del gesso di Neymar con la scritta "L'ospizio è vicino".» obiettò. «In effetti una badante non ci starebbe male...» aggiunse poi.
«È a Parigi e non qui.» mi lamentai.
«Anche io sono qui a sorbirmi le tue paranoie invece che essere a Milano con Linda.»«Tu non capisci...» temporeggiai. «Stavolta mi piace sul serio.»
«Allora dalle del tempo.» commentò lui, ovvio.
«È dal sei Gennaio che le do tempo. E oggi è il sette Marzo.»
«E tu dovresti pensare alla Champions invece che a lei. Abbiamo una partita, stasera, nel caso te ne fossi dimenticato.»«Sono sessanta giorni.» continuai, quasi senza ascoltarlo.
«Solo un migliaio di ore.»
«Millequattrocentoquaranta.» lo corressi.
«Sei imbarazzante. Se ti piace sul serio, aspettala. E non avere dubbi, cosa pensi che possa fare conciata così?» mi domandò, mostrandomi una foto di Velia all'ospedale. «Ha un aspetto orribile.» commentò.Lo schiaffeggiai sulla nuca: era ovvio che una persona nelle sue condizioni non potesse essere lo specchio della salute. Ma era altrettanto ovvio che la mia ragazza non sarebbe mai potuta essere orribile.
«Stai parlando della mia ragazza.» lo rimproverai.
«Pensa se non lo stessi facendo... sarebbe peggio, no?»
«Sì, ma...»«Qual è il problema, il fatto che sia a Parigi o il fatto che sia con Neymar?»
«Velia è a Parigi con Neymar?» si aggiunse alla conversazione Mattia. «In due non ne fanno mezzo.» ridacchiò. «Dove sta il problema?»
«Se le vostre ragazze fossero in un altro Stato con un altro tipo, quale sarebbe il problema?» domandai, ridendo istericamente. «Mi fido di lei, anche perché non riesce ad alzarsi da una seggiola, ma mi dà comunque fastidio.»
«Tanto nel giro di un paio di mesi è già in piedi.»
«Altre millequattrocentoquaranta ore. Consolante, sul serio.» commentai, all'affermazione di Mattia.
«Cinquemilionicentoquarantottomila secondi.» mi corresse Federico, sventolandomi davanti alla faccia il numero comparso sulla calcolatrice del suo cellulare.«Ragazzi, ancora qui? Su, a cambiarvi che è tardi.» intervenne il Mister, di passaggio. «Ah, Dybala, possiamo parlare un secondo?» chiese, rivolto a me, appena gli altri furono un paio di passi più avanti.
«Mi dica.» lo invitai a proseguire, passandomi una mano tra i capelli.
«Lasciala fuori dal campo, almeno un'ora. Poi, se vuoi, ti cambio. Abbiamo bisogno di vincere e abbiamo bisogno di te. Niente pensieri strani, fai il tuo mestiere per un tempo e mezzo. Chiaro?»
Annuii.
«Tanto torna, non ti preoccupare. La conosco. E, se non torna, l'andiamo a prendere. Ok?»
Annuii ancora.
«Su, fila a cambiarti.» disse, dandomi una pacca sulla spalla. «Basta discorsi da femminucce.»
**********
«Paulo, vittoria e passaggio del turno. Quello che tutti si aspettavano.»
«Sì, sono molto contento, abbiamo giocato bene e ci siamo meritati i quarti. All'inizio abbiamo fatto un po' di fatica a trovare gli spazi giusti, poi siamo migliorati. Peccato per il gol subito, sapevamo quanto Son fosse un giocatore pericoloso e ci siamo addormentati un attimo.» diedi corda al tizio di fianco a me.
Sorrisi fintamente alle telecamere, poi risposi ad un paio di domande provenienti dallo studio ma, non essendo gli "esperti" troppo loquaci, tornai a prestare tutta la mia attenzione all'uomo di mezz'età che mi sventolava il microfono davanti alla faccia, in modo molto poco professionale.
«Gol decisivo quattro giorni fa, gol decisivo oggi. Chi è questo Paulo Dybala?»
«L'uomo in più di questa Juventus.» risposi, sorridendo sornione. «No, dai, a parte gli scherzi, un ragazzo come un altro. In queste due occasioni è capitato che segnassi il gol decisivo, altre volte no. Mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto.»
«E hai segnato.»
«Ci ho messo del mio ed è andata bene, però va anche detto che ho dietro una grande squadra. Il calcio non è uno sport individuale.»
«Dedica?»
«Mah...» sospirai. «Alla mia ragazza, che mi segue sempre da casa, anche se non tifa Juventus.»
«Hai una fidanzata?» trillò una voce femminile dallo studio che, alle mie parole, sembrava essersi magicamente ringalluzzita.
«Perché no?» domandai retorico, abbastanza scocciato all'idea che il gossip fosse sempre e comunque più importante di una bella giocata, per quanto riguardava l'audience.
«Come si chiama?» riprovò allora quella che immaginavo fosse la conduttrice.
«E lei come si chiama?» chiesi, facendo cadere con nonchalance l'auricolare dal mio orecchio sinistro, mentre la tipa rispondeva: «Adalgisa.»
«Buona serata, è stato un piacere.» mi congedai, dopo aver sorriso alle telecamere.
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Da Milano col pallone
FanfictionQuando, alla fine del 2017, Paulo Dybala aveva lasciato la sua storica ragazza, Antonella Cavalieri, non si aspettava che Federico Bernardeschi lo coinvolgesse in un vero e proprio inseguimento, organizzato al solo scopo di trovare una nuova fidanz...