"La luce filtra tra gli alberi spogli
Ma il sole è nulla in confronto ai tuoi occhi
Tu sei la prima missione compiuta
Sei il desiderio che muta in riuscita„Ultimo
Velia
«Posso offrirti qualcosa?» domandai a Paulo, stranamente a disagio in sua presenza. Ero infastidita dalla distanza tra di noi, dall'esitazione che frenava ogni nostro movimento, dal terrore di fare o dire qualcosa di sbagliato.
«Hai del mate?» mi chiese, dondolandosi sui talloni.«Nella solita credenza. Lo puoi prendere, per piacere?» misi l'acqua a scaldare in un pentolino.
«Qui, gius...» mi voltai a guardarlo, prima che si interrompesse da solo. «Compri ancora i miei biscotti preferiti?» posò il sacchetto vicino al fornello.Scrollai le spalle, senza rispondergli: non volevo ammettere che continuavo a farlo solo perché mi illudevo di poterlo avere ancora tra i piedi durante le pause del Campionato. «Non hai preso il mate, alla fine.» cercai di deviare la conversazione su altro.
«Ops.» ridacchiò, mentre recuperava il miscuglio di foglie verdognole. «Ecco qui.»
«Grazie.» preparai la bevanda, sotto il suo sguardo attento, poi raggiungemmo il soggiorno.«Come stai?» sussurrò, guardando la sua bevanda.
«Benino.» esalai, prima di addentare una sfogliatella alla crema, l'unico sgarro che mi concedevo, una volta ogni due settimane. «Le gare si avvicinano ed io non vedo l'ora di andare a Glasgow. Ho un buon feeling con le gambe, i tempi non sono malaccio, mi sento bene in acqua, sono quasi in condizione. Sì, sto benino.» annuii. «Tu? Cosa mi racconti, di bello?»«Di bello poco. È stato un Mondiale indecente, avevamo uno squadrone ma ci siamo fatti fregare come dei polli. Ho mollato Oriana a Mykonos, perché non è con lei che voglio stare, e sembra che questo sia più importante dell'arrivo di Cristiano alla Juve. Sono giorni che cerco il coraggio di venirti a parlare e, se non fosse stato per Tommi, probabilmente non sarei qui. Mi ero preparato una sorta di scaletta di cose da dire che ho dimenticato.» parlò.
«Paulo...» tentennai, mentre, senza volerlo, posavo una mano sulle sue. Quando mi resi conto di ciò che avevo appena fatto, mi ritrassi di colpo ed un lampo di sofferenza attraversò i suoi occhi.
«Hai paura di me, lo so. Hai paura che io ti possa fare ancora male, che ti possa piantare in asso alla prima occasione buona, magari con una scusa del cazzo. Ma ti giuro che sei la persona più importante che mi sia capitata.» alzò lo sguardo su di me.«Per me sei la stella nei momenti più bui, il fuoco che scoppietta nel camino quando siamo sotto Natale e qui in Italia fa un freddo inhumano (disumano), il punto de apoyo (appiglio) sicuro in mezzo al mare, il refugio nella tempesta, il faro che illumina lo stadio, il pallone con cui giocavo a calcio da bambino che, anche se arrugado (sgualcito), era sempre e comunque la cosa più bella che avessi.» si passò una mano tra i capelli.
«E sei anche l'errore che mi sta costando più caro. Ma ci sei stata anche quando non c'eri, ti sei presa cura di me già solo con le parole di uno stupido messaggio.» si passò la lingua sulle labbra. «Vorrei non aver mai detto quelle cose.»
«Anche io.» commentai.
«Vorresti non le avessi mai dette?» domandò, per tenere accesa una conversazione che sembrava essere a senso unico.
«No. Cioè, sì, ma vorrei anche non aver mai detto quello che ho detto io. Si litiga sempre in due, Tommi sembra averlo capito prima di me.» abbozzai un sorriso di circostanza.«Ed è anche colpa mia, ho sempre sottovalutato tutto quello che hai fatto per me, ti ho fatto mille storie per il rapporto che hai con Antonella, quando io sono la prima a trascorrere del tempo sia con Mario che con Marcus. Non sei l'unico ad avere torto.» abbassai lo sguardo.
«È brutto stare così.» commentò, dopo un po'. «È come tornare a casa da un lungo viaggio, ci si sente bene ma mancano certi automatismos... eppure, quando siamo insieme, tutto perde di importanza. Il mondo scompare ed esisti solo tu. Perché?» sussurrò poi, quasi sconfitto.
«Perché ti amo, Ezechiele, come prima e più di prima. Non ha senso serbare rancore, non siamo più dei bambini. Se mi vuoi al tuo fianco, rincominciamo. Insieme.»«Ti amo, Vel.» mi abbracciò, posando la testa sulla mia spalla. «Ti amo, ti amo, ti amo.» soffiò sul mio collo.
«Anche io, non sai quanto.» presi il suo viso tra le mani, guardandolo negli occhi. «Mi sei mancato, Argentino.»«È bello tornare a respirare dopo così tanto tempo.» sussurrò, prima di baciarmi. «Ero in apnea, senza di te.» lo squillo del mio cellulare ci interruppe.
«Ho allenamento, Pau, questa è Linda che rompe perché sono in ritardo. Vieni a guardare il culo di qualche bella ragazza o...» mi staccai da lui.«Vengo a guardare te, ho passato due mesi senza vederti ed ho l'occasione di poterti fissare spudoratamente per qualche ora, credi che me la lasci sfuggire?» ammiccò.
«Sembri un maniaco.» scoppiai a ridere. «Mi cambio e arrivo.» percorsi qualche passo verso la camera.«Non abbandonarmi!» mi afferrò per una mano.
«Cosa fai?» corrugai la fronte.
«Niente di che, il mio passatempo preferito.» alzò le spalle.
«Ossia?» intrecciai le dita alle sue.
«Faccio che ti amo.»Continua...
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Da Milano col pallone
FanfictionQuando, alla fine del 2017, Paulo Dybala aveva lasciato la sua storica ragazza, Antonella Cavalieri, non si aspettava che Federico Bernardeschi lo coinvolgesse in un vero e proprio inseguimento, organizzato al solo scopo di trovare una nuova fidanz...