92. Oro colato

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"La vita è una stazione, c'è chi viene, c'è chi va
Io fra tutte le persone vorrei che tu stessi qua
È tutta immaginazione, vivo dentro Wonderland,
Sindrome del viaggiatore, ho il gene di Wanderlust„

Alfa

Velia

«Mamma, non dovresti fare la brava e guardare la Juve, che sta giocando da dieci minuti, invece di ascoltare le interviste post gara, che, tra l'altro, abbiamo registrato?» mi domandò Tommaso, dandomi una gomitata. «Se lo sapesse lo zio Paulo? Eh? Eh? Eh? Che guardi Marc al suo posto?» continuò a provocarmi. «No good. Mario sarebbe d'accordo con me.»

«Mario è sempre d'accordo con te.» mi riferii al Croato, che non perdeva occasione per dar corda a mio figlio. Lo Juventino aveva decisamente un cuore di burro, nonostante l'espressone costantemente corrucciata che gli increspava il viso. «E tu non dirai assolutamente niente a Paulo.»

«Sicura sicura?» assottigliò lo sguardo, scattando in piedi come una molla quando gli diedi uno scappellotto.
«Tommaso!» gli lanciai addosso un cuscino. «Hai finito i compiti per domani?»

«Sì, abbiamo la verifica di Inglese sul cibo ma non è un problema.» scrollò le spalle. «Di Matematica c'erano due problemi facilissimi e di Italiano un po' di analisi grammaticale.»
«Bella l'analisi grammaticale.» sorrisi appena.

«Avrei qualcosa da ridire. Comunque, metti la partita? Dai, dai, dai! Abbiamo già sentito Vale, Dovi, Marc, Mav, l'altro Vale, Franky...» fece una perfetta espressione da cucciolo bastonato.

«Solo per te.» cambiai canale.
«Ti voglio bene, mamma!» mi lasciò un bacio su una guancia, al che scoppiai a ridere.
«Anche io, Tommi.» gli accarezzai la testa.

**********

Milano, 14 Novembre 2018

Velia

«Davvero non riesci a venire su, neanche nel weekend?» Paulo mi guardava dall'altro lato dello schermo del cellulare, abbattuto. Gli allenamenti non stavano andando benissimo per lui, così come il rapporto con Allegri, che si arricchiva di attriti giorno dopo giorno.

«Vale ha i test a Valencia, Mauro, Wanda e compagnia vanno in vacanza qualche giorno, Tommi ha scuola anche sabato... come faccio?»
«Non lo so.» si passò una mano tra i capelli.

La sua tristezza era anche dovuta al fatto che quella fosse la settimana del suo compleanno e che non avessimo ancora trovato un modo per vederci. O meglio, il modo c'era già, peccato che lui fosse all'oscuro di tutto.

«Cosa c'è che non va?» sorrisi nel modo più dolce possibile, non potevo assolutamente parlargli della sorpresa che gli stavo preparando.
«Sono solo un po' giù di morale.» si sollevò appena dal materasso, lasciando che il piumone scoprisse gran parte dei suoi addominali scolpiti.

«Così non aiuti.» ridacchiai, per risollevargli un poco lo spirito. «Vestiti, scostumato!» lo additai, fingendo di coprirmi gli occhi con una mano.
«Quello che vedi ti piace, altro che.» sorrise anche lui.

«Potrebbe piacere anche a te.» inquadrai la mia pancia, perché la nostra piccolina si stava muovendo più del normale. «Dovresti insegnarle a non calciare cose prima di uscire.» lo ammonii bonariamente, ridendo. «È una piccola teppista.»
«È bellissima, invece. Sarà uno spirito libero.» asserì, convinto. «E giocherà a calcio insieme al suo papà.»

«Per quello hai già Tommi.» inquadrai anche il ragazzino, che dormiva sul letto, accanto a me. Non c'era il rischio che lo svegliassi, nemmeno una palla di cannone sarebbe stata in grado di interrompere il suo sonno profondissimo. «Si sente la vecchiaia che incombe con prepotenza su di te, come una spada di Damocle?»

«Damocle?» arricciò il naso.
«Damocle. "In hoc medio apparatu fulgentem gladium e lacunari saeta equina aptum demitti iussit, ut impenderet illius beati cervicibus." Nel mezzo di questa sontuosità ordinò che fosse fatta scendere dal soffitto una spada rilucente, legata ad un crine di cavallo, di modo che restasse sospesa sulla testa di quel beato.» citai a memoria Cicerone.

«Ah, sì, l'ho già sentito da qualche altra parte.»
«Vedi?» ammiccai. «Hai una cultura, peccato che non la sfrutti.»
«Siete voi Italiani che avete troppi modi di dire legati a cose strane, tipo miti o leggende. E comunque sì, sto invecchiando da morire. Sono fiacco.» borbottò. «E mi sveglio di notte, come uno che soffre di insonnia, se non ci sei tu qui con me.»

«Ti amo, Ezechiele.» scoppiai a ridere.
«Non gioco, sabato.» cambiò argomento.
«Cosa?! Allegri è un pazzo. Ha già scelto chi giocherà e chi no tra... undici giorni?» gli chiesi, attonita.

«No, ha solo scelto che io non gioco. Vuole che mi riposi per la trasferta a Firenze del primo dicembre. Peccato che, probabilmente, non mi farà giocare nemmeno lì.» esalò, contrariato.

«Secondo me ti farà giocare. In un ruolo di merda, ma ti farà giocare.» lo contraddissi.
«Bella soddisfazione.» commentò, amaro. «Io che ho sputato anche l'anima per questa maglia, per arrivare fino a qua, per dimostrare al mondo che mi merito i soldi che guadagno...»

«Smettila, Paulo. Pensi che, facendo così, possa risolvere qualcosa?» lo rimproverai, dura.
«Fa male, amore, fa tanto male.» una lacrima rigò il suo bel viso ed un'altra la seguì, quasi subito.

«Pau...» sussurrai, sottovoce. «Non piangere, va tutto bene. Lionel e Cristiano, un giorno, smetteranno. Al mondo servirà un erede. Uno che sappia trasformare in oro colato qualunque palla tocchi, un raggio di sole che illumini la brutta partita di una squadra grigia. In due parole? Paulo Dybala.»

«Magari.» esalò.
«Oh, ciccio, è mezzanotte, buon compleanno. Non vorrai iniziare con questo muso lungo il giovedì più bello dell'anno, vero? Su con la vita!» sorrisi.

«È la naturalezza con cui mi dici le cose» abbassò lo sguardo «che mi fa capire come mai tu, per me, sei così importante. Grazie, Velia, ti amo anche io.»
«Buonanotte, Argentino, ci sentiamo domani.»
«Buonanotte.» un timido sorriso si fece spazio sul suo volto ed a me quello bastò per essere felice.

Buon anno a tutti, grazie mille per le stelline, i commenti ed il supporto costante che mi avete dato nel 2019, vi auguro tutto il meglio per il 2020💛

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