5. Non giudicare un calciatore dalla copertina

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"C'è una parte di me che ti vuole, l'altra ogni giorno ti lascia andare
Siamo tutto ciò che gli altri non vedono
Eravamo ciò che gli altri volevano„

Mr Rain

Velia

«Ciao, sorellina!»
«Ehi, Vale.» risposi, posando il borsone sul pavimento della sala ed iniziando a litigare con la cerniera della giacca, che si rifiutava di scendere.

O che avevo maldestramente incastrato...

«Tommi?» domandai.
«Da un'amica.»
«Amica
Valentino sorrise, annuendo.
«Oh santo cielo!» esclamai.
«Hai finito di toglierti la giacca?»
«Non mettertici anche tu, che già me ne sono capitate abbastanza oggi.»
«Viaggiare con Trenitalia non è mai una buona cosa. Per questo io sono andato ad accompagnare Tommi da Egle in Ferrari.»

Lo ignorai, vinsi la lotta con la cerniera e andai in camera a cambiarmi.

«Vale!» urlai ad un certo punto. «Chi accidenti è Egle?»
«La moretta che abita in Corso Como.» mi rispose lui.
«Quella che ha vomitato in Piazza Duomo l'estate scorsa?»
«Lei.»

Saltellai avanti e indietro per la stanza, litigando con la fascia elastica presente alla fine dei miei nuovi pantaloni marcati Nike, poi indossai le pantofole che preferivo in assoluto: gialle fluorescenti, a forma di cane.

Tornai in sala, mi sedetti sul divano e Valentino si sistemò con la testa sulle mie gambe.
«Mi mancava il cuscino, grazie.» si giustificò.
«Che bestia.» sbuffai.

Mio fratello stava guardando un notiziario sportivo che riportava il resoconto delle sfide infrasettimanali di Serie B.

«Forza Parma, forza Parma, questo è il grido di battaglia.» canticchiava mentre io, da vera sorella ingrata, lo filmavo e postavo il video sulle storie di Instagram, taggando Kiara Fontanesi (nella foto), cinque volte campionessa mondiale di motocross e tifosissima dei crociati.

«Ed ora voltiamo pagina!» esclamò il conduttore della trasmissione.

«Che voglia di vivere esagerata.» commentai. «Mi dà quasi fastidio.»

«Torniamo a parlare di Paulo Dybala, il bell'Argentino della Juventus.»

«Ancora lui? Cosa vuole stavolta?» chiese, retorico, Valentino. «Se gioca bene perché gioca bene, se non gioca perché non gioca, se va in bagno perché va in bagno... basta, ha cotto il razzo!» si lamentò con quell'espressione bambinesca che eravamo soliti utilizzare da piccoli.

«Il numero dieci è stato avvistato poco lontano dall'Allianz Stadium in compagnia di una ragazza bionda, decisamente più alta di Antonella.»

«Se esce con te perché esce con te...» proseguì.
«Piantala!» lo rimproverai, ridendo.

«Che il calciatore abbia scelto di dimenticare la storica fidanzata con questa misteriosa ragazza?»

«Uh, indossavi la mia felpa!» notò, con aria soddisfatta.
«Non è stato uno dei miei look migliori per una merenda/appuntamento.»
«Hai conosciuto Mario durante una gara di motocross a Ottobiano. Eri piena di fango dalla testa ai piedi. Ti ricordi?»
«Ma avevo appena vinto. Contro di voi.» sottolineai il pronome personale che si riferiva a Valentino ed ai suoi amici piloti.
«Sei sempre stata la più forte nelle sfide più difficili.»

«Fatto sta che l'Argentino - ci eravamo persi tutto il discorso sulla mia descrizione - sorride dolcemente alla ragazza, mentre cercano riparo dal violento temporale che sta per abbattersi su Torino. Lui la guarda, lei solleva il cappuccio della felpa come se non si volesse far riconoscere.»

«Come se non si volesse bagnare i capelli puliti.» commentai.

Il giornalista proseguì con le sue elucubrazioni infondate, in cui sottolineava quanto il sorriso di Paulo fosse "affettuoso".
Era esilarante sentirsi raccontare in terza persona, soprattutto perché sembrava che la nostra inesistente storia dipendesse in tutto e per tutto dalla volontà del calciatore.

«Cos'avete fatto?»
«Preso un the. Mi ha accompagnata in hotel per la pioggia.»
«Basta?»
«Quando mai ti nasconderei qualcosa?» chiesi, retorica.
«Per esempio... ora?»
Sbuffai.
«Ok, mi ha baciata.»

«Vi siete baciati?» quasi urlò, sollevando di scatto la testa.
«Lui mi ha baciata.» precisai.
«Bisogna essere in due per fare cose di questo tipo, Velia.» obiettò.
«Ha preso lui l'iniziativa.»
«Così mi piace. Poi?»
«Me ne sono andata.»
«L'hai lasciato lì? Poverino, quasi quasi mi dispiace...» sorrise. «Anche se è uno Juventino. Bleah, mi dà fastidio il solo pensiero.»
«Esagerato. È anche meno peggio del previsto.»

Valentino sorrise di più.

«Velia...» allungò leggermente l'ultima lettera del mio nome.
«Valentino. Niente viaggi. È stato solo un bacio.»

Da Milano col palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora