59. Sorella

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"Stanotte la città sembra che ci stia guardando da sopra le gru
Il cielo è un velo a pois bianco e blu, uh
Dimmi quale faccia della luna ti appartiene
Quella sempre buia o quella che si vede bene?„

Emis Killa

Paulo

Mi rigirai per l'ennesima volta tra le lenzuola, stando estremamente attento a non svegliare Oriana che, con le labbra appena dischiuse ed i capelli sparpagliati un po' ovunque, dormiva nel mio letto da tre o quattro ore.

Il sonno sembrava avermi abbandonato da quando l'Argentina aveva messo piede nella mia vita e la nostra sessione di ginnastica notturna non aveva per nulla contribuito al suo ritorno.

Recuperai i vestiti dal pavimento, indossandoli, poi presi il cellulare ed uscii sul balcone. La luce chiara della luna addolciva le sagome geometriche dei palazzi che mi circondavano e qualche stella leggera ricamava il cielo appena velato qua e là dalle nuvole.

Quella non era l'estate che avevo immaginato ed, in gran parte, la colpa era mia. Le cose con Sampaoli andavano sempre peggio, probabilmente non avrei giocato una partita intera neanche sommando i minutaggi delle mie varie comparsate durante le ultime azioni dei match. Il mio primo Mondiale si stava rivelando un vero e proprio incubo, di quelli brutti.

Stringevo tra le braccia la ragazza sbagliata, sperando - invano - di convincermi che le cose con lei sarebbero migliorate, mentre la ragazza giusta si divertiva a sguazzare su e giù per l'oceano con un pilotino da strapazzo e suo fratello. Oriana non aveva niente di sbagliato, anzi, in altre condizioni sarei stato felice della sua presenza, ma Oriana non era lei e lei non era più mia.

Mi appoggiai alla ringhiera del balcone e chiusi gli occhi un secondo, abituandomi al freddo del metallo che entrava in contatto con le mie braccia, poi decisi di chiamare Linda.

«Paulo Dybala, qual buon vento? Ti sei stancato della nuova puttanella con la quale vai in giro o Velia è troppo brava a letto e stai cercando un modo per riconquistarla?» domandò lei, sarcastica, prima ancora che potessi aprir bocca.

«Linda!» la richiamò una voce dal marcato accento Toscano, quella di Federico.
«E tu perché sei sveglia a quest'ora, in compagnia di Bernardeschi? Io non sono nessuno per giudicare, però...»
«Ok, ok, touché.» rise lei. «Hai bisogno?»

«Cosa devo fare?» sbuffai.
«A me lo chiedi? Non so neanche perché abbiate litigato.» la sentii armeggiare con qualcosa, probabilmente delle posate. «Fede, prendi il gelato dal freezer, che la situazione è più complicata del previsto.» disse poi.

«Perché devo sempre fare il consulente di coppia?» le chiese il mio compagno di squadra.
«Vieni qua e non rompere le palle, che poi sarò io a dovermi sorbire Velia con le sue pantomime ad Agosto, quando voi sarete felici e beati in America a rincorrere un pallone.»

«Ci sono, ci sono.» rispose Federico. «Qual è il problema, Paulino?»
«Tutto è un problema.» sputai, contrariato.
«Addirittura tutto?» domandò Linda. «Pensa che il tuo amico qua non è neanche in Russia.»

«Ok, quasi tutto.» mi corressi. «Non so cosa fare, sono bloccato in questo posto, con le uniche persone che non vorrei aver intorno, ho litigato anche con Biglia e Sampaoli...»
«Boicotta il vostro Mondiale per uscire in fretta ed andare da lei.» propose Federico.

«Non serve, hai sentito cos'ha detto Velia? Che l'Argentina è un'ingestibile squadra di primedonne, con un allenatore inetto ed incapace.» la citai praticamente a memoria.
«Be', non è forse vero?» domandò Linda.

Tacqui, sospirando. Era fin troppo vero e, purtroppo, lo sapevamo tutti. Sembrava che arrivare ad accarezzare la coppa per poi metterla nelle mani degli altri stesse diventando il nostro sport preferito.

«Ma il problema serio è un altro: perché avete litigato?» Federico interruppe i miei pensieri.
«Perché le ho detto che non passava abbastanza tempo con me.»

«O-ok? Paulo, c'entrano le carte per l'adozione di Egle? Velia ha dato fuoco a quei fogli appena dopo il vostro litigio.» chiese Linda.
«Sono stati una delle gocce che ha fatto traboccare il vaso.» annuii a me stesso.

«Egle ha una sorella maggiore, che ha compiuto diciotto anni qualche mese fa.» iniziò a spiegarmi. «È diventata la sua tutrice legale, Velia monitorava la situazione per evitare che la bambina soffrisse a causa dei genitori. Non lo sapevi, vero?»

«No che non lo sapevo, se Velia non mi dice le cose, come faccio a saperle?» mi passai una mano tra i capelli.
«Donne.» commentò Federico.

«Ah sì, Bernardeschi? Potresti non avere un tetto sotto cui dormire, stanotte.»
«No, no, no, chiedo venia.» si scusò lui. «Paulo, aiuto!»
«Aiutati che il ciel t'aiuta.» sciorinai uno dei detti che mi aveva insegnato Velia.

«Velia c'è anche se non c'è.» rise Linda. «Non so cosa dirti, Paulo, lei torna dall'Australia il 14 mattina, rifà la valigia ed andiamo in Catalogna per il GP del 17, voi il 16 giocate con l'Islanda ed il 21 con la Croazia.» elencò. «È vero che il 20 c'è Iran - Spagna ed il 22 Brasile - Costa Rica...»

«Molto probabilmente riesce ad incastrare una toccata e fuga in Russia quei due o tre giorni ma deve allenarsi, soprattutto adesso che l'Europeo è vicino. Provo a sondare il terreno, se viene con Márquez porta pure la puttanella, altrimenti ti conviene evitare.» mi diede una speranza.

«Oriana non sa neanche che forma abbia un pallone da calcio.» scrollai le spalle. «Grazie, Linda.»
«Paulo, davvero, stai attento alla tua tipa, Velia può diventare violenta nelle situazioni sbagliate.»

«Ma lei mica sta con quel pilotino da strapazzo?»
«Lei ha in testa te anche se va in giro con lui, fidati. Se la vuoi, è lì che ti aspetta.»

Da Milano col palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora