"Sì lo so, lo dici spesso
M'ha cambiato 'sto successo
È che quelli come me
Buttano l'oro dentro al cesso
Non gli danno mai importanza
E poi si senton sempre soli
Hanno il ghiaccio dentro al cuore
E hanno i fiori nei polmoni
Ma in fondo ho dato tutto
Ma questa è anche colpa mia
È che mi piaci perché curi
Questa bastarda ipocondria„Ultimo
Velia
«Paulo.» cercai di svegliare l'Argentino, sbadigliando. Mi spostai una ciocca di capelli dalla fronte, mentre mi stropicciavo un occhio con la mano libera. «Ehi.» scossi appena il mio ragazzo. «Paulo! Svegliati, è solo un incubo.» gli accarezzai la testa. «Amore...» sussurrai, quando aprì gli occhi, il petto scosso dai singhiozzi. «Va tutto bene.» lo abbracciai. «Shh, respira insieme a me.» gli sfiorai la schiena dolcemente.
«Papá.» affondò la testa tra i miei capelli. «Ho letto un articolo su di me, stamattina, c'era un giornalista che scriveva...» sospirò. «Scriveva che a causa di Cristiano rischio di perdere importanza, che sono stato spazzato via dai giornali a causa sua, che la Gazzetta di oggi ha parlato di me solo perché papà se ne è andato troppo presto, io...»
«Guadami.» gli presi il volto tra le mani. «Sono tutte cazzate, ok? Non è vero niente. Dare fiato alla bocca è lo sport preferito della gente.»«Ci sono molti che guardano solo le apparenze, che guardano fuori e non dentro, sopra e non sotto, davanti e non dietro, perché è più facile sfiorare la superficie e più difficile raggiungere il fondo.» gli asciugai le lacrime con i polpastrelli. «Giudicano in base ai pettegolezzi e non danno importanza ai fatti, preferiscono galleggiare piuttosto che immergersi: stare in apnea richiede una certa dimestichezza, quella dimestichezza che solo i migliori possono avere.»
«Magari ti imitano e poi ti copiano, senza sapere cosa tu abbia dovuto passare. Si credono più grandi di te e sputano sentenze, giudizi, valutazioni ma non si rendono conto che le parole restano.» sussurrai.
«Fa male.» mi abbracciò. «Qui.» si indicò il cuore. «E qui.» fece lo stesso con la tempia. «Perché ti entra tutto dentro e non esce più, come l'acqua en el pantano, está estancada (nella palude, ristagna) e non si muove.»«Sì, Paulo, perché tutti possono ambire a diventare i migliori in ciò che fanno, perché volere è potere e forse è anche volare, ma non è necessario attaccare gli altri per eccellere. Nella vita non c'è solo lo sport e nello sport non c'è solo la vita, gli altri sono piccole tessere di un immenso puzzle, che non vanno distrutte ma accettate, basta capire da quale lato combacino con noi. Combacino, al congiuntivo, perché non è detto che lo facciano.»
«Sei il mio sogno ad occhi aperti.» un mezzo sorriso gli illuminò il volto e mi scaldò il cuore.
«Andiamo a fare un giro.» cercai al buio le protesi, trovandone una sola. Mi alzai con l'ausilio delle stampelle ed aprii le ante, la luce dell'alba illuminava la stanza quel tanto che mi bastava per recuperare l'altra gamba da sotto al letto. Indossai una maglietta di Paulo ed un paio di pantaloncini a caso, aspettando l'Argentino sulla soglia della porta di casa.Le strade di Milano erano deserte, motivo per cui Agosto mi piaceva da morire: molta gente in vacanza, poca in giro, specialmente di prima mattina. Superammo la Scala e Palazzo Marino, poi svoltammo a destra, nella Galleria, fino a raggiungere il Duomo. E sapevo che era banale, che è banale, perché ci andavano e andavamo tutti, perché ci vanno e andiamo tutti. Il Duomo non è solo il centro geografico e culturale della città, è anche il centro umano ed ideale, è la parte magica della mia Milano.
O forse era Paulo che rendeva il tutto un po' più magico, i suoi lineamenti ancora da bambino, i capelli spettinati, l'aria assonnata, la timida luce del sole che iniziava ad illuminargli delicatamente il viso, gli occhi cerulei come la volta celeste che si faceva sempre più chiara.
«Ezechiele.» ruppi il silenzio. «Perché perdere la testa per te è sempre così facile?»Lui mi guardò, poi sorrise, lasciandomi un bacio umido sulla guancia. «Se non ci fossi tu, probabilmente in questo momento sarei chissà dove, il finale di Campionato è stato un disastro, i Mondiali peggio. Eppure sei qui con me. Sei bella, Vel, tanto bella, anche dentro.»
Lanciai uno sguardo al cielo, già rosa, e mi mordicchiai il labbro inferiore, nascondendo un sorriso. Sei bella, ripetei tra me e me. Sapevo di essere bella, era solo un po' di tempo che nessuno me lo diceva. E poi, quando era Paulo a dirmelo, aveva sempre un gusto speciale.
«Quando hai capito che sarebbe potuta funzionare?» sussurrai, appoggiandogli la testa su una spalla.
«A Novembre, l'anno scorso. Quando eri a Valencia con Capellone...»
«Nicolò.» sbuffai una risata.
«Cos'ho detto io? Capellone, Nicola, è la stessa cosa. Abbiamo litigato. Lì ho capito che ne valeva la pena, che dovevo venirti a cercare in Spagna, che non eri un semplice passatempo.» mi accarezzò la testa.«È Nicolò.» lo punzecchiai su un fianco. «Non penso sia un nome difficile.»
«E tu? Come mai hai scelto proprio me?»
«Dicono che l'amore sia una scintilla, no? La prima volta che ci siamo sfiorati, mi hai dato la scossa, ed io ho sempre avuto un debole per i colpi di fulmine. Poi non lo so, è sempre stato tutto... giusto, con te. Un po' come il Duomo all'alba, ti muove qualcosa dentro e ti senti in pace con il mondo.»
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Da Milano col pallone
FanficQuando, alla fine del 2017, Paulo Dybala aveva lasciato la sua storica ragazza, Antonella Cavalieri, non si aspettava che Federico Bernardeschi lo coinvolgesse in un vero e proprio inseguimento, organizzato al solo scopo di trovare una nuova fidanz...