"Quando dico che ora penso solo a me, mento
Certo, tu mi pensi, io ti penso
Ma se una storia non ha fine non ha senso
Penso, che pure in questo inferno
Con certe parole di ghiaccio
Ti perdo come d'inverno„Emis Killa
Velia
«Él será uno estupido jugador de fútbol... (sarà uno stupido calciatore...)» sentii sussurrare da una voce femminile.
«¡Dolores!» la rimproverò un'altra voce, stavolta maschile. «Tio, estamos aquí. (Zio, siamo qui.)»
«Vale. (Bene.)» rispose Paulo, prendendo la tovaglia da un cassetto.«Aspetta che ti aiuto.» posai una mano sulle sue.
«Va bene così, stai già facendo anche troppo.» mi rispose, riferendosi al sugo che avevo preparato per condire la pasta.I due fantomatici nipoti entrarono in cucina. Dolores, una ragazza mora, slanciata e dai tratti tipicamente Sudamericani, fu la prima a presentarsi.
«Ciao! Yo soy... sono? Sono Dolores.» esordì, titubante.
«Sono, sono, pero no te preocupes, hablo Español. Soy Velia.» le sorrisi.«Oh, meno male!» si portò una mano alla fronte, sollevata, continuando a parlare nella sua lingua madre. «E poi sei anche una donna... ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a dare una regolata a questi due bambini, in assenza di Alicia.»
Mi avvolse in un caloroso abbraccio che - probabilmente - non avrei riservato neanche a mio fratello, a cui risposi in modo piuttosto impacciato: io e le dimostrazioni d'affetto tendevamo a percorrere due strade parallele e distinte.
«Bambini a chi? Io sono Lautaro, piacere.» si presentò il ragazzo.
«Velia, piacere mio.» ricambiai la stretta di mano, poi mi dedicai a rispondere ad alcune domande sulla mia vita privata.«Zio, ma in realtà, perché lei è qui?» lo richiamò Dolores. «La solidarietà femminile non ti è mai stata particolarmente a cuore.»
«È la mia ragazza.» rispose lui con noncuranza.«Come? Quando? Dove? Perché?» lo assalì la nipote.
«Mi sembrava troppo bella per essere qui a caso.» commentò Lautaro.
«Giù le zampe.» lo ammonì Paulo, facendomi ridere.
«Sapevo che non avrei dovuto accettare.» borbottai, in Italiano.Dolores guardò lo zio, in attesa di una traduzione simultanea alla mia frase.
«Ha detto che sarà felice di rispondere a tutte le vostre domande.» mi guardò lui.
«Ti uccido.» sbuffai. «Te mato.» mi corressi.Paulo, con un sorrisetto irritante sulle labbra, mi baciò una guancia, guadagnandosi uno schiaffo leggero su un braccio.
Ci sedemmo a tavola e, mangiando, chiacchierammo di noi.
«Vado io!» si offrì volontario Lautaro, al suono del campanello. «Antonella, che bella sorpresa!» esclamò, in modo da essere sentito da tutti.
«"Antonella" e "bella sorpresa" non possono stare nella stessa frase in casa tua.» fulminai Paulo, che mi guardò, come a chiedermi chi l'avesse invitata.
«Non è colpa mia.» mise infatti le mani avanti.«Tu!» sbraitò l'Argentina. «Cosa ci fai qui?» mi minacciò con un'unghia finta perfettamente smaltata di rosa. «Allora è lei?»
«Lei chi?» domandò Paulo.
«Non fare il finto tonto con me!»«Anto, calma.» la interruppi, afferrandola delicatamente per un braccio. «Non mi metterei mai con lui, neanche in punto di morte, gioca nella Juve.» sotto al tavolo intrecciai le dita della mia mano libera con quelle di Paulo, in un maldestro tentativo di mostrarmi pentita per ciò che avevo appena detto.
«Sì, lo so, scusa, è che...» singhiozzò appena, al che mi alzai, abbracciandola.
«Ho conosciuto Dolores a Termas de Rio Hondo, in marzo, così sono passata a trovarla.» mi si strinse il cuore a doverle raccontare tutta quella serie di frottole, una dietro l'altra.«Io... ragazzi, scusate, ero venuta a prendere le mie cose.» si difese l'Argentina.
«Ti accompagno.» mi offrii.
«Non c'è bisogno, davvero.»
«Anto.» mi imposi.Chiusi la porta dietro di me e ringraziai il cielo per aver lasciato la mia borsa vicino alla giacca, appesa all'ingresso, invece che nella camera di Paulo. Antonella ripose i suoi vestiti in una valigia estremamente fucsia senza troppa cura.
«Scusa per prima. Tra di noi è finita, non ci sarebbe alcun problema se steste insieme.» si sedette sul letto.
«Anto, guardami.» le sollevai il mento. «La settimana dell'otto marzo si parte per l'Argentina a trovare un nuovo fidanzato, chiaro?»«Vale corre a Termas?» sorrise appena.
«Sì. Sono disposta a sacrificare una gara per te.» le risposi, sicura del fatto che sapesse quanto mi costasse una decisione del genere.«Non devi.» scosse la testa.
«Ma voglio. Ne abbiamo passate tante e passerà anche questa. Se le storie non finiscono, non hanno senso.» annuii alle mie stesse parole.
«E questa da dove l'hai presa?» si lasciò andare ad una mezza risata, non del tutto convinta.«Non conosci questa pietra miliare del rap Italiano?» corrugai la fronte. «Devo assolutamente fartela sentire!» aprii Spotify e selezionai Parole di ghiaccio, canticchiando a memoria tutta la canzone.
«Tu e la tua ossessione per quella musica inascoltabile.»«Sarà bello il Latinoamericano.» finsi di darle corda.
«Il Latinoamericano è bellissimo, proprio come il reggaeton.» mi corresse.
«Vado a vomitare e torno.» camminai verso il bagno.«Il tuo ragazzo è d'accordo con me, su questo.» mi trattenne per un polso. «Velia, prima dicevo sul serio. Puoi stare con Paulo, so che non sei tu la troia con cui mi ha tradita. Eri troppo concentrata sui Mondiali e so quanto le gare ti diano alla testa.»
«O-ok.» le risposi, titubante.
«Dai, Interista-Juventina, non c'è alcun problema.» mi sorrise. «È meglio così, vedo come ti guarda.»«Ti fermi a mangiare un po' di tiramisù?» la invitai.
«Ma non eri a dieta per gli Europei?»
«Hai detto bene, ero.» la seguii in soggiorno.
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Da Milano col pallone
FanfictionQuando, alla fine del 2017, Paulo Dybala aveva lasciato la sua storica ragazza, Antonella Cavalieri, non si aspettava che Federico Bernardeschi lo coinvolgesse in un vero e proprio inseguimento, organizzato al solo scopo di trovare una nuova fidanz...