49. Piscina

1.3K 51 7
                                    

"Sembrava nulla e invece eccoci qua
Tu la mia calamita io la tua calamità
Una dose d'incertezza per le mie velleità
Per sempre sarà„

Fedez

Velia

Quando, quella domenica, la sveglia suonò, mi sentii un po' come si sarebbe dovuta sentire una persona bipolare. Non che avessi un qualche tipo di esperienza nel campo, né volessi assolutamente paragonarmi a qualcuno affetto da quella malattia terribile, ma il mio cuore era diviso in due, tra la felicità dovuta alla presenza di Paulo nel mio letto e la tristezza legata all'ennesima sconfitta dell'Inter, che non avevo ancora digerito del tutto.

Il mio ragazzo mugugnò qualcosa, al che gli accarezzai la testa.

«Buenos dias.» sbadigliò, rumorosamente. «Perché metti el despertador (la sveglia) anche di domingo

«Perché quando sei ubriaco, quando hai sonno, quando sei appena sveglio e in altri duemila casi devi mischiare l'Italiano allo Spagnolo?» ridacchiai. «Alla domenica mattina vado a nuotare, così ho il pomeriggio libero.» gli spiegai, infilandomi le protesi.

«Quindi... Linda viene con te ed io posso tornare in camera mia a dormire?» domandò, ringalluzzito, mentre mi osservava, un braccio piegato dietro la testa.

«Di solito nel weekend vado in piscina da sola.» lo informai, scoppiando a ridere quando arricciò le labbra in un broncio adorabile. «Ma puoi dormire qua, il letto non scappa.»

«Non è divertente, senza di te.» borbottò poco dopo.
«Pensi che per me sia divertente andare a nuotare quando potrei stare con te a fare dell'altro?» gli chiesi, raccogliendo i suoi vestiti dal pavimento.

«Vieni anche tu in piscina!» esclamai all'improvviso.
«Cosa? No! Io sono...» si oppose, con una decisione che andò via via scemando.
«Tu sei?» lo squadrai, un sopracciglio alzato.
«Io non nuoto.»

«Non sei capace o sei... scarso?» domandai, facendo riferimento al discorso del giorno prima.
«Sono capace ma sono scarso.» ammise.
«Perfetto.» affermai, mentre gli afferravo un braccio e lo costringevo ad alzarsi. «Vestiti che andiamo.»

Posai i panni sporchi nella cesta vicino al bagno, poi tornai in camera. Paulo indossava un paio di pantaloni della tuta e basta. Lo oltrepassai ed estrassi un borsone dalla cabina armadio, ignorando il mio stupido cervello, che cercava di convincermi a voltare lo sguardo verso qualcuno di gran lunga preferibile ad un pezzo di stoffa e qualche cerniera.

«Non ho un costume.» cercò di farmi desistere, mentre io, arresami all'idea che - dopotutto - lo potessi vedere dal vivo solo una volta ogni tanto, spostavo gli occhi sui suoi addominali perfetti. Troppo perfetti.

«Non attacca con me, Pau-Pau. Gli sponsor mi mandano un'infinità di costumi, anche da uomo, perché capita che Vale si alleni in piscina. Puoi scegliere marca, colore e modello.» gli indicai un lato della cabina armadio.

«Perché questi sono modelli diversi, se sono esattamente uguali?» mi domandò, perplesso, afferrando un paio di costumi a caso.

«Cambia il materiale. Quello è più performante. Ma, nonostante non conosca le tue doti di grande nuotatore, dubito te ne possa accorgere.»

«Mi sento offeso nel profondo!» esclamò, una mano sul cuore.
«Scusa...» gli diedi retta e mi avvicinai a lui. «Mia nonna diceva che con un bacio passa tutto.» sbuffai sul suo petto, prima di poggiarci le labbra.

Paulo ridacchiò leggermente e mi strinse a sé.

«Starei così per tutta la vita.» sussurrai, abbracciandolo a mia volta.
«Ti amo, Velia.» mi lasciò un bacio tra i capelli. «Qual è il costume più performante che hai?» chiese poi, interrompendo quel momento magico per rovistare tra la pila di indumenti che avevamo davanti.

«Questo.» gli mostrai un costume da gara fucsia e azzurro dell'Arena.
«Non è molto...»

«Virile?» lo derisi, osservando la sua faccia letteralmente schifata. «Il rosa va di moda tra gli uomini, no?»
«Quello è fucsia, non rosa!» mi lanciò il costume addosso.
«Ok, ok!» alzai le mani, in segno di resa.

«Ti va anche bene, pensa che fino al 2010 si poteva usare questo.» gli indicai un costume che sembrava una vera e propria muta. «Poi li hanno vietati, perché danno troppo galleggiamento.»
«Fucsia sarebbe stato epico!» trillò, come in preda ad un'illuminazione fulminea. «Che poi, perché sono così più spessi di un costume normale?»

«38 centesimi in meno a vasca. C'è chi fa trenta vasche, 1140 centesimi in meno. Più galleggi, più vai forte.» gli spiegai. «Allora, il costume fucsia ti piace? Se vuoi ho anche la cuffia abbinata, altrimenti ti accontenti di quella nera.»
«Mi accontento, mi accontento.» rispose subito, lanciando la cuffia nel borsone che avevo tra le mani.

Finimmo di prepararci, salutammo Valentino e Tommaso, recuperai le chiavi della macchina e scendemmo in garage.

«Guidi tu.» stabilii, lanciando le chiavi a Paulo.
«È una Ferrari.» constatò lui, indeciso sul da farsi.
«Ancora con questa storia? Un giorno te le faccio provare tutte, così non hai più scuse. La patente ce l'hai, no? E allora guida. È esattamente come guidare una Panda con tanti cavalli.» lo esortai.

«Tanti zeri in più tra il prezzo ed il simbolo degli euro.» mi corresse.
«Bazzecole.» gli sventolai una mano davanti alla faccia. «Non hai una Lamborghini?»
«Sì, ma che c'entra?»

«Non ti sto chiedendo di guidare quella.» gli indicai l'Aston Martin One-77. «Quella sì che è preziosa. Questa è solo una Ferrari.»
«Perché, quanto costa?»
«Tre milioni e mezzo, mi pare. Andiamo?» lo guardai sgranare gli occhi alla cifra, al che scoppiai a ridere e salii in macchina.

Da Milano col palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora