63. Por casualidad

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"E ci ho provato a dimenticarti,
Ma non è facile se io ti cerco in mezzo agli altri,
Ora che non stiamo bene,
Siamo pure distanti„

Mose

velia

Stamattina, prima della gara, ho cercato la parola sogno sul dizionario, trovando una definizione

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Stamattina, prima della gara, ho cercato la parola sogno sul dizionario, trovando una definizione. Stasera, dopo la gara, ho cercato di nuovo la parola sogno sul dizionario, trovando un numero.
15' 58" 93.
Quindici cinquantotto e novantatré.
QUINDICI CINQUANTOTTO E NOVANTATRÉ.
Se è un sogno, non svegliatemi. Se non è un sogno... vabbè, non svegliatemi lo stesso, che è tardi. Buonanotte.

mauroicardi Mi princesa se ha vuelto en reina💙
valentino16 Mia sorella🤯
marcmarquez93 🤩
kiarafontanesi Girl power😍
paulodybala Lasciar parlare le vittorie, quando parlare non servirà affatto🤫
adam_peaty Hard work beats talent😱
greg_palt Ha imparato dal migliore🤷🏻‍♂️
caelebdressel My Italian friend is on fire🔥

30/06/2018

Velia

Il fatto che l'Argentina avesse visto il suo Mondiale allungarsi di nove giorni, dopo la pesante sconfitta inflittale dalla Croazia, non era certamente un merito attribuibile ai giocatori Sudamericani, bensì all'istinto suicida della Nigeria, che si era praticamente auto esclusa dai giochi.

Avevo sofferto - ma neanche tanto - con i giocatori dell'Albiceleste gli ultimi 20' del match perso 3-0 contro la Croazia, quei 20' in cui Giorgio Sampaoli aveva concesso a Paulo di scendere in campo. Il mio Argentino preferito, dal canto suo, aveva sfiorato il gol con una conclusione di mancino al 71° minuto e, sebbene avesse capito che ormai la fine dei giochi non era poi così lontana, aveva tentato di dare il suo contributo alla causa.

La partita con la Francia non si era rivelata un vero e proprio disastro dal punto di vista del risultato, il 4-3 con cui i Galletti avevano sconfitto la (non più tanto) allegra brigata Sudamericana poteva considerarsi quasi accettabile, peccato che gli Argentini avessero subito in maniera pressoché indecente l'avanzata Europea, colando a picco come un transatlantico appena colpito dai cannoni nemici.

Spensi la tv, mi alzai dal divano, mi stiracchiai poco elegantemente, passai dal bagno, indossai il pigiama e raggiunsi il letto, su cui mi lasciai cadere con un sonoro sospiro.

«Mamma? Posso dormire con voi, stanotte?» mi chiese Tommaso, saltellando verso di me.
«Cos'è, il momento TTP (Tommi torna piccolo)? Vieni, dai.» sorrisi.
«Riunione di famiglia?» Valentino seguì a ruota il bambino, buttandosi sul materasso con poca grazia.

Chiacchierammo qualche minuto, prima di decidere che fosse opportuno spegnere la luce e dormire. Dopotutto, Valentino avrebbe corso il Gran Premio di Assen, il giorno seguente. Rimasi immobile nel letto per un tempo che mi parve interminabile, finché lo schermo del mio cellulare si illuminò.

«Ezechiele.» sussurrai, camminando fino alla scaletta esterna del motorhome di mio fratello, sulla quale sedetti.
«Dormivi?» esalò lui, qualche secondo dopo.

«No... no.» mi passai una mano tra i capelli. «Come stai? Presumo non bene.»
«Non mi aspettavo che rispondessi, a quest'ora soprattutto.» lo sentii trafficare con qualcosa, probabilmente una portafinestra.

«Neanche io mi aspettavo che chiamassi, se vogliamo metterla su questo piano.» sorrisi appena, di un sorriso amaro: cosa saremmo potuti essere?
«Il problema serio» sbuffò «è che penso sempre e comunque a te. Scusa, Velia, per tutto.»

«Paulo...» lasciai dondolare le protesi nel vuoto.
«Vel, sono serio. Scusa, per tutte le volte che ho perso la calma, che ti ho detto cose che non pensavo nemmeno io, che ho messo il mio bene prima del tuo bene, per tutte le volte in cui ci sarei dovuto essere ma non ci sono stato.» fece una piccola pausa.

«E anche se sto con lei, io penso ancora a te. Non posso fare a meno di paragonarla a te. Questa cosa mi destabilizza, è la prima volta che mi capita, non so cosa fare.» ammise. «Faccio davvero così schifo?» ridacchiò poi.

«Facciamo davvero così schifo.» annuii, anche se lui non poteva vedermi. «Sai come si dice? Dio li fa e poi li accoppia. Be', ci è quasi riuscito.»
«Potrebbe ancora riuscirci, no?» sussurrò. «Mi dispiace, per tutto. È un periodo di merda, non me ne va una giusta, per fortuna ci sei tu.»

«Non scherzavo giovedì, vorrei davvero essere con te.» sospirai. «Anche solo vederti, parlare...» un soffio di vento mi scompigliò i capelli. «Vai in vacanza, ora che è tutto finito?»

«Sì, andiamo a Mykonos. Magari passiamo da Torino un paio di giorni, prima, comunque in linea di massima la Grecia ci aspetta.»
«Mi dispiace che siate stati eliminati così, per quanto possa contare.»

«Conta più del dispiacere di tutti gli altri messi insieme. Senti, Vel, siccome non ho ancora preso i biglietti...» esitò un attimo «potremmo por casualidad incontrarci in aeroporto a Milano quando tornate dall'Olanda? Anche cinque minuti. Tanto un volo per l'Italia che parta domani mattina lo trovo.»

«Por casualidad, ti ho già detto che ti amo?» lasciai che le mie labbra si stendessero in un sorrisone.
«Io di più.» lo sentii ridacchiare dall'altro capo del telefono. «Tra la fine dell'Europeo e l'inizio del Campionato sistemiamo tutto.» affermò, convinto.

«Non sto con Márquez. Ne abbiamo parlato, qualche sabato fa, qualunque cosa succeda nessuno vuole una relazione.» cambiai argomento, tutto d'un tratto.
«Perché ti stai giustificando con me?» lo immaginai aggrottare la fronte, in quell'espressione corrucciata che tanto mi piaceva.

«Non ti voglio nascondere le cose.» sussurrai.
«Ti amo, Velia.» mi rispose lui, di rimando.
«¿Paulo, dónde estás?» sentii pronunciare da una voce ovattata.

«Estoy aquí, Ori.» alzò appena il tono Paulo. «Por casualidad en Milán, mamá.»
«Mamma?» scoppiai a ridere. «Ci si vede, Ezechiele, va' da lei.»
«Buenas noches.» rise anche lui.
«Notte notte.»

Da Milano col palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora