"Pendant ce temps le temps passe, et je subis tes balivernes
Mentre il tempo passa, io subisco le tue sciocchezze„
Maître Gims
01/07/2018
Velia
«Tommi, vuoi dirmi dove stiamo andando?» sbuffai per l'ennesima volta in direzione di mio figlio che, con la scusa del "devo farti vedere una cosa", mi stava conducendo a passo svelto in qualche posto dell'affollatissimo paddock di Assen.
«Qua.» salì i tre gradini del motorhome dei Márquez.
«A far cosa?»
«Deja que lo haga. (Lascialo fare.)» mi sfiorò un braccio Jorge Martín, che passava di lì per caso. Forse.
«Carrera increíble, Jorgito. (Gara incredibile, Jorgito.)» gli sorrisi, riferendomi alla sua ennesima vittoria.«Uh, chicos, están aquí, vengan. (Uh, ragazzi, siete qui, venite.)» Alex lasciò che lo seguissimo all'interno del motorhome. «Vel, ponte ahí un segundo. (Vel, mettiti lì un attimo.)» mi indicò il divano.
Scrissi velocemente a Paulo l'orario del volo con cui saremmo tornati in Italia il giorno seguente, poi sfiorai ancora una volta la nostra foto sullo sfondo. Forse... forse, andare avanti come aveva fatto lui, almeno per un po', non sarebbe stata una cattiva idea.
«No.» afferrai tra il pollice e l'indice la maglietta di Marc che mi era arrivata in faccia, appoggiandola sul tavolo. «Cos'è questa cosa?» indicai noi quattro e l'indumento arancione.
«Úsala. (Mettila.)» Alex mi porse di nuovo la maglia.
«Marc lo sa?» sospirai.I tre si guardarono, al che capii che no, il Catalano non sapeva nulla. Diedi loro le spalle ed indossai l'indumento, sciogliendomi la coda.
«Es también lavada. (È anche lavata.)» rise Jorge, guardandomi, mentre anche io mi guardavo.
«Non so perché stiate facendo tutto questo ma è abbastanza inquietante.» scossi la testa. «¿Vamos? (Andiamo?)»
«Pensi che te lo diciamo?» mi chiese, retorico, Tommaso, scendendo la scaletta appena dopo di me.«Voi no, siete degli infami.» indicai mio figlio e Alex, che alzò le mani, come a dichiararsi incolpevole. «Ma Giorgio, in te ripongo ancora qualche speranza.»
«No me llames Giorgio y no, no te lo digo. (Non chiamarmi Giorgio e no, non te lo dico.)» sorrise lui, sornione.«Comunque ho un brutto presentimento, del tipo io al box di Marc per la prima volta da quando Vale corre in MotoGP, mentre indosso una sua maglietta, le telecamere puntate addosso, i giornalisti...» camminai tra mio figlio ed i due Spagnoli.
«Más o menos será así. (Più o meno sarà così.)» Jorge si congedò appena prima che entrassimo nel box del 93.Feci un respiro profondo e, con la miglior faccia da schiaffi, seguii il piccolo Márquez e mio figlio tra i meccanici Honda. Marc impiegò poco tempo ad individuare la strana comitiva che si aggirava per il suo box e, salutato con un cenno Alex, aggrottata la fronte alla vista di Tommaso, lasciò scorrere lo sguardo su di me, ignorando completamente Santi e quello che stava finendo di dirgli.
«Come mai questo cambio di sponda?» mi si avvicinò, lasciando Santiago senza un interlocutore.
«I nostri fratelli stanno tramando alle nostre spalle. Non lo so neanche io.» allargai le braccia.«Y Bale come fa, senza il suo amuleto de la suerte (portafortuna)?» mi scrutò, con gli occhi che brillavano. Adrenalina. Forse.
«Hai presente Victoria Verstappen?»
«Chi lascia la bia becchia per la nuoba sa quel che lascia ma non sa quel che troba. Sii il mio amuleto per oggi» sollevò la cerniera della tuta.
«Come vuoi.» gli sorrisi.**********
«¿Qué carajo está pensando Rins? (A che cazzo sta pensando Rins?)» sbraitò Alex, facendomi prendere un colpo per la seconda volta nel giro di un minuto.
Gli diedi uno schiaffetto sulla nuca, mentre tenevo lo sguardo fisso sullo schermo, chiedendomi come avesse fatto Marc, a quindici giri dalla fine, ad evitare il patatrac. Rins, interno, aveva allargato la traiettoria all'uscita della curva, fino a colpire violentemente Márquez (nella foto) che, per miracolo, aveva salvato la pelle e la gara con l'agilità di un felino.
«Ha un secondo e quattro su Valentino, mancano meno di due giri, ditegli di andare piano!» urlò qualcuno, consapevole del fatto che rischiare di buttare via venticinque punti fondamentali in ottica Campionato non sarebbe stata una buona idea.
Santiago si guardò intorno, poi mi afferrò per un polso, conducendomi al muretto, recuperò la tabella e mi porse una serie di lettere, parole e numeri a caso, di modo che componessi un messaggio per il Catalano.
Scossi la testa, arrampicandomi sul muretto, al penultimo giro. Feci ondeggiare le mani prima in alto e poi in basso, in una tacita richiesta: vai piano. Marc mi vide, annuì quasi impercettibilmente e rallentò appena, vincendo la gara.
Il boato del box mi travolse, mentre stavo in un angolo, incapace di festeggiare, perché sì, Marc aveva vinto, ma Vale no. Ed io tifavo per Vale.
Marc completò il giro d'onore ed imboccò la pit lane ma non tirò dritto fino al parco chiuso. Mollò senza troppa cura la moto a Santiago, che lo squadrò dal casco agli stivali, basito, e lo richiamò un paio di volte. Il pilota gli mostrò un pollice in su, prima di togliersi i guanti, il casco ed i tappi per le orecchie.
«¿Marc, qué haces? (Marc, cosa fai?)» Alex lo afferrò per una spalla, mentre il maggiore muoveva un passo verso di me. Lo raggiunsi, poi gli spostai un riccio ribelle dalla fronte.
«Has estado el más guapo. (Sei stato il più bello.)» sussurrai, lasciando che la mia mano gli sfiorasse una guancia.Continua...
Il rigore di Paulo, il Parma che mi rende sempre più orgogliosa delle mie origini, Lorenzo Dalla Porta che vince il mondiale di Mot3, Jorge Martín a podio. E le vostre 13 000 letture. Grazie grazie grazie🥰
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Da Milano col pallone
FanfictionQuando, alla fine del 2017, Paulo Dybala aveva lasciato la sua storica ragazza, Antonella Cavalieri, non si aspettava che Federico Bernardeschi lo coinvolgesse in un vero e proprio inseguimento, organizzato al solo scopo di trovare una nuova fidanz...