51. Raggio di sole

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"C'è un principio di energia
Che mi spinge a dondolare
Fra il mio dire ed il mio fare
E sentire fa rumore
Fa rumore camminare
Fra gli ostacoli del cuore„

Elisa

09/05/2018

Velia

«Velia, sei pronta?» mi chiese Gregorio Paltrinieri (nella foto), campione europeo, mondiale e olimpico in carica dei 1500 stile libero, bussando appena alla porta dello spogliatoio femminile della piscina del Centro Federale di Ostia, dove, quel giorno, avevo scelto di allenarmi in via eccezionale per un unico motivo: Paulo e la sua finale di Coppa Italia.

«Sì...» esitai. «Greg, hai una felpa?» gli chiesi.
«Perché?»
«Vieni dentro un secondo?» lanciai con uno sbuffo la felpa che avevo tra le mani su una panchina.

«Qual è il problema?» domandò il Carpigiano, entrando nello spogliatoio.
«Il mio ragazzo.» gli mostrai la parte posteriore della felpa che Paulo mi aveva riposto nel borsone quando, resami conto dell'entità del ritardo in cui versavo, gli avevo chiesto una mano nella scelta dei vestiti.

«È un genio!» sfiorò il dieci disegnato a pennarello e la scritta "Dybala" che lo sovrastava. «Tanto non avresti mai indossato la maglia della Juve...»

«Ma che c'entra? Adesso devo andare in giro con uno scarabocchio sulla schiena.» borbottai, indossando la felpa.
«Tutte storie. Andiamo?» mi sollevò il cappuccio sui capelli ancora umidi.

Lasciata la piscina, raggiungemmo l'Olimpico ed i nostri posti a sedere, che appartenevano all'area riservata ai tifosi bianconeri. Il riscaldamento era appena iniziato ed io aguzzai la vista per trovare Paulo, che faceva degli scatti in fondo al campo.

«L'abbiamo persa.» commentò Gregorio, al che mi voltai verso di lui e lo sorpresi a riprendermi con il cellulare.

«Dai! Sei uno stupido.» sbuffai, arrossendo appena appena. «Ecco perché ti evito sempre in occasione delle partite.» borbottai, mentre tornavo a guardare il terreno di gioco.

«Mi eviti perché tifi una squadra ignobile.» mi ricordò scherzosamente lui, prima di concentrarsi sui giocatori.

**********

«Velia, non puoi fare finta di niente, devi scendere.» insistette Gregorio, indicandomi con un cenno il campo sul quale la Juventus aveva appena vinto la Coppa Italia.

«Devo proprio?» feci un mezzo sorrisetto.
«C'è Dybala che ti aspetta, quale ragazza non scenderebbe a festeggiare con lui?» chiese, retorico.

«Vado a festeggiare tutti i tiri che Donnarumma gli ha parato o l'ennesima Coppa Italia da cui l'Inter è stata eliminata? Non ho niente da festeggiare.»

«La prima vittoria che conquistate insieme. Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna, no? Fila.»

Scossi la testa, lasciando che un paio di ciocche biondissime sfuggissero alla treccia in cui avevo raccolto i capelli, e mi avviai verso le scale, insieme ad un paio di altre wags bianconere.

Mostrai il pass agli addetti alla sicurezza, che mi consentirono di oltrepassare le barriere senza troppi problemi e di avere libero accesso al terreno di gioco.

«Uh, l'Interista!» mi appellò Romagnoli. «Come va?»
«Il tuo portiere doveva parare solo i tiri di Dybala, eh?» gli sorrisi.

«Hai visto Gigio? Si è specializzato.» rise. «Peccato abbia dimenticato che avete anche altri attaccanti.»
«Hanno, Ale, hanno.» lo corressi. «Inter nel sangue, Inter nel cuore, Interisti si nasce, Interisti si muore.» mi portai una mano al petto.

Alessio scosse la testa e mi abbracciò, prima di andarsene verso l'altro lato del campo. Io raggiunsi Paulo che, raggiante, stava ridendo ad una battuta di Douglas.

«Velia, bella la partita?» mi chiese, avvicinandosi a me.
«Ne ho vista solo un ventiduesimo. Ma è stato bellissimo.» gli risposi, con aria sognante.

«Un ventidu... hai guardato solo me?» corrugò la fronte.
«O solo qualcun altro.» alzai le spalle, enigmatica.

«Nah, non avresti potuto.» scosse una mano, come a voler sminuire le mie ultime parole. «Sono troppo bello.» si vantò.

«Non avevo un motivo valido per venire fino a qua, se non quello di guardare te.» scrollai le spalle. «E tu sei il mio raggio di sole tra la luce artificiale di tutti questi fari da stadio. Quindi, perché no?»

«Ti ho già detto che ti amo?» mi attirò a sé, infilando le dita tra i passanti dei jeans, poi fece congiungere le nostre labbra in un bacio urgente.

«Paulo, la foto con la coppa!» urlò Mattia, mentre si avvicinava.
«Andate a quel paese, tu e la coppa.» gridò in tutta risposta l'Argentino.

«Vai a fare le foto, c'è anche tua mamma che ti aspetta.» lo esortai.
«Uh, le presentazioni!» mi trascinò per un braccio, afferrando la coppa con la mano libera.

«Ezechiele, no.» lo strattonai.
«Non puoi non piacerle, sei un angelo!» comprese il motivo della mia esitazione.

«Senza gambe. E con un figlio.» mi opposi.
«E con troppe paranoie. Vamos, io ti amo, dov'è il problema?»

Alzai le spalle, seguendolo fino a centrocampo.

«Mamá?» esordì. «Esta es mi novia, Velia. Velia, Alicia, mia mamma.» fece le presentazioni.
«Velia, Paulito me habló mucho de ti! Es un placer conocerte.» mi abbracciò la donna, con un sorriso che mi fece sciogliere il cuore.

Ma solo a me questo temporaneo vantaggio per 2-0 e poi il recupero dell'Atletico ricordano un po' la partita di Champions contro il Tottenham, in cui al ritorno l'abbiamo vinta grazie a Gonzalo e a Paulo?

Grazie mille per tutte le stelline che mi state lasciando e per le visualizzazioni, mai avrei creduto che una storiella nata praticamente per gioco potesse interessare qualcuno e so che in realtà c'è gente con risultati ben migliori dei miei ma il solo fatto che qualcuno si stia prendendo la briga di spendere un po' di tempo dietro alle mie parole mi fa un piacere immenso.

Buona giornata e buona scuola o buon lavoro  a tutti/e💛💙

Da Milano col palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora