Quando, alla fine del 2017, Paulo Dybala aveva lasciato la sua storica ragazza, Antonella Cavalieri, non si aspettava che Federico Bernardeschi lo coinvolgesse in un vero e proprio inseguimento, organizzato al solo scopo di trovare una nuova fidanz...
"Se cammino a testa alta in questo mondo se mi rialzo vado avanti quando sprofondo se ho imparato a medicarmi dopo ogni colpo è perché se chiudo gli occhi il vostro sguardo è tutto quello che ho„
Emis Killa
Velia
Trovarsi in sala stampa ad ascoltare - senza troppa attenzione - le risposte dei piloti alle domande perlopiù tecniche dei giornalisti e a quelle quasi esclusivamente sentimentali dei tifosi non era per nulla faticoso.
«Domanda per Marc (nella foto).» trillò, in Inglese, una delle ragazze che leggevano le domande dei fan. «Giulia chiede quale tra le ragazze del paddock potrebbe essere la tua fidanzata.»
«Uh... prima di tutto bisognerebbe chiedere a questa ragazza se sia d'accordo o meno.» temporeggiò il Catalano, con un sorriso. «Comunque, dato che le ombrelline non sono ancora arrivate... la sorella di Vale è una gran bella ragazza.» ammiccò, in mia direzione.
«Valentino?» domandò la giornalista, in cerca di un parere. «Essendo mia sorella, non può che essere "una gran bella ragazza".» suscitò l'ilarità della sala mio fratello. «Sei un fratello tollerante?» «Non sono io a dirle cosa fare o cosa non fare ma se tiri troppo la corda, questa si spezza, catapultandoti in una situazione non ottimale. Lei è tutto quello che ho.» spiegò, gli occhi fissi nei miei, nella tacita promessa: io e te contro tutti e tutto.
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Quando avevo chiesto a Kiara di accompagnarmi a fare una follia, non avevo accettato per nessuna ragione un "no" come risposta, motivo per cui ci trovavamo a girare per il paddock con i capelli leggermente rasati su un lato della testa e tinti di verde, bianco e rosso, a ricreare la bandiera Italiana.
Sobrietà.
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Calciai un sassolino verso il bordo della pit lane, facendomi aria con una mano: Novembre, in Spagna, non era per nulla un mese caratterizzato dalle basse temperature.
«Allora, Marquez?» interruppe i miei pensieri Kiara, riponendo in tasca il cellulare. «Marquez cosa?» finsi di non capire. «Girerò la frittata per essere più chiara: cosa pensa lo Juventino della sua uscita fantastica?» «Spero che non pensi proprio.» finsi di congiungere le mani in segno di preghiera.
«Se se.» ridacchiò lei. «Si sarà già fatto un'idea dell'accaduto. Come minimo adesso viene in Spagna a difenderti personalmente.» annuì, a rafforzare la sua affermazione. «D'altronde, è quello che fa un prode cavaliere che si preoccupa della sua dama.»
«Ma basta! Sembra che dobbiamo sposarci senza nemmeno essere andati a letto!» la spinsi leggermente verso il box del suo ragazzo. «Perché, non è così?» chiese lei, retorica. «Hi Scott.» salutò poi l'Inglese. «Kiara, sei arrivata!» esclamò lui, in un Italiano sempre meno stentato. «Ciao Velia.» aggiunse poi.
Risposi al saluto e mi dileguai in fretta, verso le libere di Moto3, appena in tempo per vedere la caduta di Niccolò Antonelli, che venne scaricato senza troppe cerimonie dalla sua moto. Il pilota Romagnolo si rialzò e, mesto mesto, camminò fino alle barriere dov'ero io, per tornare ai box.
La moto, però, rimasta in mezzo alla pista, aveva causato la brutta caduta di Nicolò Bulega che, allargata in maniera innaturale la traiettoria, si era ritrovato sull'asfalto senza neanche accorgersene.
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«Nelli, tutto bene?» chiesi al Romagnolo, battendogli una mano sul casco. «Tutto bene. Va' da lui, Velia, si è fatto male.» «Sicuro?» «Vai.» mi spinse appena. «In pista più forte di prima, chiaro?» gli lasciai una pacca sulla spalla, avvicinandomi all'altro pilota, che ancora giaceva in terra.
«Riesci ad alzarti?» gli chiesi, inginocchiatami davanti a lui. «Non è vero... dimmi che non è vero.» sussurrò. «Su, in piedi, andiamo in Clinica Mobile.» lo sollevai quasi di peso.
«No! Lasciami stare.» si divincolò, strattonandomi per un braccio. «È pericoloso, andiamo.» lo esortai. «Sto bene.» si oppose. «Non stai bene.» constatai, dopo averlo squadrato dalla testa ai piedi.
Un marshall ci corse in contro e gli posò un braccio sulle spalle.
«Vamos, Bulega.» lo sospinse leggermente verso le barriere. «Socamminare.» saltellò su una gamba fino alle barriere. «So camminare.» gli fece il verso lo Spagnolo di arancione vestito, scimmiottandolo.
Nicolò si voltò, con uno sguardo talmente adirato da risultare percettibile nonostante il casco.
«Nicky, stella, andiamo in Clinica Mobile.» gli afferrai un braccio, posandomelo sulle spalle. «Mi fa male, Velia, cammina piano.» sussurrò. «Appoggiati meglio.» mi fermai. «Cosa ti fa male?» «Il piede destro. Mi sono rotto qualcosa, non riesco a farci forza.»
Gli passai un braccio intorno alla vita per sostenerlo meglio e sospirai: a Paulo non sarebbe piaciuto.