50. Schizzi & schiamazzi

1.3K 50 11
                                    

"Quando ti vedo con gli altri
non sai quanto vorrei essere via,
sei troppo bella per essere vera
ma anche troppo bella per essere mia„

Shade

Velia

Paulo non era bello da veder nuotare. Muoveva le gambe in modo disordinato, battendole un po' sopra e un po' sotto il pelo dell'acqua, quasi passasse dall'utilizzare gli arti in modo corretto a trascinarseli dietro come una zavorra.

Le bracciate, poi, non andavano nemmeno prese in considerazione. Finché non doveva respirare, i suoi movimenti erano anche nella norma, ma la sua evidente incapacità nell'imprimere un ritmo costante alla nuotata lo portava ad una respirazione irregolare e poco performante.

Insomma, c'era oggettivamente un motivo se madre natura l'aveva reso calciatore. Eppure mi piaceva, mi piaceva da morire guardare il modo in cui, ad ogni bracciata, i muscoli della sua schiena si contraevano e si distendevano, dando vita ad una serie di movimenti per niente eleganti dal punto di vista tecnico, ma esageratamente intriganti per la parte del mio cervello ormai del tutto in balia delle sue azioni.

«Non è possibile che ad ogni vasca mi superi.» sbuffò lui, contrariato, appena dopo aver toccato il bordo della piscina con una mano.

«Sarebbe preoccupante se fossi tu a superarmi, no?» domandai retorica. «Dopotutto, mi pagano per essere più veloce degli altri. Perché vincere non è importante...»

«È l'unica cosa che conta.» continuò lui, con un sorriso. «Mi piace questo tuo lato Ju...»
«Non dirlo!» gli tappai la bocca con una mano.

Paulo leccò la mia mano al che io, fintamente schifata, mi pulii sul suo costume fucsia, storcendo il naso.

«...ventino.» concluse nel momento in cui lo lasciai libero.
«Paulo!» gridai, issandomi sulle sue spalle per spingerlo sott'acqua quella trentina di centimetri che mi consentivano i due metri di profondità della piscina.

Lui si vendicò quasi subito, afferrandomi per un moncone e tirandomi verso il basso. Riemersi in fretta e lo schizzai con entrambe le mani, ricevendo indietro tutta l'acqua nel giro di qualche secondo.

Il fatto che l'Argentino non fosse un genio nel nuotare mi consentì di allontanarmi facilmente, distanziandolo abbastanza da chiamare in mio soccorso un paio di ragazzi del nuoto agonistico che, per qualche strano motivo, si stavano allenando anche di domenica.

«Distrailo, che io e Francesco lo colpiamo alle spalle!» gridò Mattia, ben felice essere coinvolto in una battaglia di schizzi e schiamazzi.

Mi bloccai in mezzo alla corsia, mostrandogli un pollice in su, poi incrociai le braccia al petto. Un pull buoy giallo e blu colpì la nuca di Paulo, che alzò il capo e mi fulminò con uno sguardo di fuoco.

«Ezechiele caro...» sorrisi, maliziosa.
«Non una parola!» esclamò, lanciandomi addosso il pull buoy, che nemmeno avevo toccato.
«Ragazzi, all'attacco!» diedi il via alle danze, per poi schizzare una quantità d'acqua esagerata addosso all'Argentino.

«Velia, se ti prendo...» si avvicinò lui, minaccioso.
«Se mi prendi?» squittii, immergendomi all'ennesimo schizzo.
«Noi prendiamo lui, Campionessa.» risistemò le gerarchie Francesco, prima di posizionarsi tra me e Paulo che, colpito su ogni fronte, fu costretto a dileguarsi.

Battei il cinque ai due ragazzi, ringraziandoli, ed uscii dall'acqua. Infilate le protesi, tolsi la cuffia e raggiunsi il mio ragazzo che, seccato, mi stava guardando.

«Cos'hai?» gli chiesi, abbastanza scocciata dal suo atteggiamento. «Te la sei presa per uno scherzo?»

«Sì, sì, uno scherzo. Ovvio, no? Uno scherzo! È bello, perché è tutto uno scherzo finché sono gli altri a guardarti il culo e a pensare cose che non dovrebbero pensare.» sbottò. «Velia, mi sto stancando, non è possibile che tu sia sempre troppo...»

«Paulo...» sussurrai, accarezzandogli una guancia.

«Sei troppo bella per essere vera e anche troppo bella per essere mia.» abbassò la testa, sconsolato.

«No... no, non pensarlo neanche.» gli presi il volto tra le mani, scuotendolo leggermente. «Paulo, amo le tue paranoie, il tuo essere Juventino, il tuo accento, la tua gelosia, i tuoi occhi, i tuoi addominali che, diciamocelo, sembrano scolpiti da Michelangelo, amo te e niente potrà cambiare tutto questo.»

«Velia...» sussurrò, abbracciandomi.
«Shh, va tutto bene.» mi lasciai cullare dalle sue braccia, appoggiandogli il mento su una spalla.

«Campionessa!» gridò Mattia. «Vogliamo l'invito al matrimonio!»
«Hai parlato con quella che ti piace?» gli chiesi, in tutta risposta.

«Pensi che le abbia parlato?» s'intromise Francesco, scuotendo la testa. «Tra un po' non parla neanche con te.» lo sfotté.
«Allora scordatelo, Mattia.» stabilii. «Anzi, scordatevelo entrambi.» rettificai.
«Che c'entro io?» si lagnò Francesco.

«Mi vorresti davvero sposare?» chiese Paulo, riportandomi alla realtà.

Sorrisi e scrollai le spalle.

«Volere è potere.» gli risposi enigmatica, mentre mi chiudevo la porta dello spogliatoio alle spalle.

Da Milano col palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora