"Ma poi ti vedo scendere, in tiro per la sera
E più che uno sciupafemmine sembro un'anima in pena„Raige
Federico
«Chi viene a fare un giro in centro?» chiese Douglas, con un asciugamano bianco in testa.
Paulo mi scoccò un'occhiataccia, prima ancora che iniziassi a parlare.
«Io e Dybala ci siamo.» risposi, quasi ridendo all'espressione seccata dell'Argentino.
«Grande Berna!»«Ma io...»
«Tu?» chiedemmo in coro.«Doug, sai che gli sto cercando una ragazza per sostituire Antonella?» informai il Brasiliano
«Non ho bisogno di una ragazza!»
«Stai negando l'evidenza.» mi diede manforte Douglas.
«Da che parte stai?» gli chiese Paulo.
«Dalla parte di chi ha ragione, no?» risposi.L'Argentino, convinto del fatto che sarebbe riuscito a farci demordere, adottò la tattica della lentezza ai limiti dell'esasperazione.
«Sembri un'anima in pena.» lo avvisai.
«Ti portiamo in boxer, se non ti sbrighi.» intervenne il numero undici.
«Geniale! Sarebbe una tecnica fantastica per rimorchiare.» gli risposi, afferrando le chiavi con una mano ed un braccio di Paulo con l'altra.«Mi vesto, mi vesto.» si arrese.
«Sarà meglio.»Un quarto d'ora e tanta voglia di uscire dopo eravamo sulla soglia della camera.
«Andiamo alla Rinascente?»
«Doug, tu sei matto, ci beccano sicuro.» lo smontai subito.
«Per favore, non ci sono mai stato!»Congiunse le mani in segno di preghiera ed io scoppiai a ridere.
«Firmi tu gli autografi per tutti?» gli chiese Paulo.
«Non ci faremo riconoscere. Vamos!»Entrammo e, come sempre, faticammo ad avventurarci al piano terra. Le persone vagavano in cerca delle scale mobili oppure cercavano di schivare i campioncini di profumo che le commesse volevano a tutti i costi propinar loro. Noi ci limitammo a seguire la massa e, mentre stavamo per raggiungere l'ultimo piano, ci ritrovammo schiacciati tra due Giapponesi dalle ciabatte pelose e delle ragazze dallo spiccato accento Spagnolo. La voce di una, decisamente stridula, non mi era del tutto estranea. Solo quando Paulo imprecò sottovoce il mio cervello legò al rumore un volto: Antonella.
«Paulo... Paulo?» chiese, picchiettandogli con le unghie laccate di rosso sulla spalla.
«Non mi toccare!» si scansò lui.
«E tu non far finta che io non esista! Voglio una spiegazione.»Ben presto passarono dall'Italiano allo Spagnolo, alzando la voce.
«Attirate l'attenzione.» sussurrai all'Argentino.
«Andiamo in un bar.»Antonella lo trascinò con sé, allontanandolo da quelli che avevano capito chi fosse. Ci sedemmo in un bar poco lontano e, al bancone, notai lei.
«Il solito espresso con panna.» ordinò.
«Hai di nuovo perso il pullman?» sorrise il barista, prendendo una tazzina.
«Autografi...» borbottò.«È lei.» la indicai a Douglas.
«Cosa ne sapete?»
«Nulla.»La ragazza estrasse un asciugamano bianco dallo stesso borsone dell'altra volta, con cui tolse un po' d'acqua dai capelli fradici.
«Come mai in ritardo di giovedì?» domandò il barista, porgendole il caffè.
«Domani abbiamo una gara, vengono delle scolaresche... credo. Ah, dovrei anche avere uno shooting per Vogue ma non mi ricordo.» rispose, mentre mescolava la panna montata distrattamente.«Compriamo Vogue.» sussurrò Douglas, al che risi.
«Ci sei a San Siro stasera?» chiese ancora lei.
«Ovvio. Milan-Juve... tra tutti e due non saprei chi mi faccia più schifo.» fece lui, storcendo il naso.«Quindi viene allo stadio a vederci...» constatai.
«Peccato che San Siro sia enorme.» mi rispose il Brasiliano.
«Non la beccheremo mai!» pronunciai, in un lamento.
«Oppure sarà lei a beccare noi...»La ragazza stava effettivamente vendendo verso di noi, al che mi voltai per vedere se ci fosse qualcuno intento ad attirare la sua attenzione.
«Ciao!» esclamò, una volta al nostro tavolo.
No, non cercava nessun altro.
«Ciao.» rispondemmo, in coro.
«Ho un fratellino di otto anni, che tifa Juve. Potreste farmi un autografo a testa? Si chiama Tommaso.»
«Con piacere.» la accontentò Douglas, prendendo il pennarello che la ragazza gli stava porgendo.
«Perché, tu per chi tifi?» domandai io, mentre attendevo che il mio compagno di squadra finisse di scrivere.«Diciamo che non sono propriamente Juventina...» si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro, con un gesto così fluido che sembrava non aver alcunché di studiato, ma che attirava l'attenzione anche dei muri. «Tifo Inter, PSG e Atletico Madrid, simpatizzo per il Parma. E basta. Non seguo gli altri campionati.»
Annuii, stupito: era veramente difficile trovare una ragazza che seguisse il calcio. Così tanto, poi, era praticamente impossibile. Scrissi una piccola dedica a Tommaso e firmai con un piccolo scarabocchio il foglio.
«Tuo fratello probabilmente ha la sorella migliore del mondo.» le dissi.
«Credo anch'io...» mi rispose, con un sorriso.
«Peccato che non tifi Juve, altrimenti sarebbe perfetta.» intervenne Douglas.
«Juve? Mai. Piuttosto inizio a seguire il biliardo.»
«Quando inizi a seguire il biliardo diccelo che guardiamo una partita insieme.» la derisi, stando al suo gioco.
«Allora a mai più rivederci.» si congedò.
«Be', se stasera sei a San Siro...»
«Sono a San Siro. Vedete di vincere che il Milan mi sta più antipatico di voi.»
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Da Milano col pallone
Hayran KurguQuando, alla fine del 2017, Paulo Dybala aveva lasciato la sua storica ragazza, Antonella Cavalieri, non si aspettava che Federico Bernardeschi lo coinvolgesse in un vero e proprio inseguimento, organizzato al solo scopo di trovare una nuova fidanz...