"Ho il cervello in sovraccarico di pensieri strani
Oggi sto peggio di ieri ma molto meglio di domani„Emis Killa
06/01/2018
Quella giornata era iniziata storta per il numero dieci Bianconero. Giocare a Gennaio non gli aveva mai fatto particolare piacere, il freddo pungente era una delle cose che più lo infastidivano ma, con il senno di poi, la stagione in cui si trovava aveva influito in modo quasi nullo sul suo umore.
Paulo e Federico, compagni di stanza durante quel ritiro, avevano scordato di impostare la sveglia, quindi erano scesi per la colazione quando ormai il cibo iniziava a scarseggiare. I cereali preferiti dell'Argentino erano finiti, l'acqua per il mate era troppo fredda, il cappuccino su cui aveva scelto di ripiegare era senza schiuma.
Era tornato in camera a lavarsi i denti con una brutta sensazione alla bocca dello stomaco, perché era strano che tutte le sfighe gli capitassero nello stesso giorno: di solito preferivano spalmarsi su un'intera settimana e rendergli la vita un incubo il più a lungo possibile.
Una volta sul pullman, ascoltò distrattamente le raccomandazioni del Mister, poi chiuse gli occhi e si appoggiò al finestrino, con l'intenzione di rilassarsi. Avere pensieri per la testa non faceva mai bene, soprattutto prima di una partita da vincere a tutti i costi, come quella contro il Cagliari.
Quando il cellulare gli vibrò nella tasca dei pantaloni, si riscosse dal torpore in cui era caduto. Sbatté un paio di volte le palpebre, prima di accingersi a leggere il messaggio-poema di Velia.
Era una sorta di accordo mai siglato quello che lei, in base alla lunghezza del tragitto hotel-stadio, gli scrivesse il suo personale "in bocca al lupo" e si lasciasse andare un po' più del normale a carinerie e parole sdolcinate, che solitamente non utilizzava.
"Ciao Pau-Pau, sono in un bar di Torino, a guardare il pre partita ed a firmare qualche autografo. In realtà sembra che metà del Piemonte si trovi qui per me, ma questa è un'altra storia, Ezechiele. Che poi, da quando ti ho scelto quel soprannome, sto lentamente rivalutando Paulo. Alla fine non hai un nome così tanto brutto, sai?"
Paulo accennò un sorriso, lanciando una rapida occhiata in giro per il veicolo. Tutti i suoi compagni erano impegnati in altre faccende e non sembravano essere interessati a lui.
"Comunque, per la prima volta potrei addirittura tifare Juventus. Vedete di vincere, Ezechiele, ché non mi sbilancio per guardarvi perdere. E soprattutto bada di essere un po' meno bello, altrimenti mi distrai dalla partita. È inquietante che io segua con lo sguardo più te che la palla? Mi stai letteralmente fottendo il cervello, Paulino, ma forse - in fondo in fondo - ti voglio bene anche per questo. Salutami tutta la combriccola e di' a Bernardeschi che deve segnare per pareggiare a calcio balilla."
"Sei la cosa più bella che mi sia capitata." le rispose l'Argentino, con il cuore un po' più leggero di prima.
«Vi saluta Velia.» disse poi, in generale.
«Uh, Velietta!» esclamò il Carrarese.
«Lei.» sbuffò al soprannome. «Vuole un tuo gol, in modo che pareggiate la sfida di mercoledì.»
«Segnerò.» scrollò le spalle.Paulo tornò nel suo stato comatoso fino allo stadio, poi seguì gli altri nel riscaldamento e sul terreno di gioco, per il calcio d'inizio. Alla fine del primo tempo la partita si trovava sullo 0-0, in una situazione di stallo, nonostante entrambe le squadre avessero avuto delle buone occasioni, con i pali di Dybala, Bernardeschi e Farias ed una bella parata di Szczęsny su un gol quasi fatto del Cagliari.
Alla prima occasione del secondo tempo, l'Argentino si smarcò, ricevendo il pallone e scattando sulla fascia. Fu solo nel momento in cui percepì una fitta dolorosa alla coscia destra che stramazzò al suolo come una pera matura.
Strinse gli occhi per il male, cosa che non impedì ad un paio di lacrime di scivolare via, silenziose, lungo il suo viso, l'ennesima cosa sbagliata di tutta quella giornata terribile. Si alzò in piedi, conscio di non poter rimanere in campo in quelle condizioni, e zoppicò, piangendo, fino alla panchina.
Douglas Costa entrò in campo al suo posto e solo il gol realizzato al 74' da Bernardeschi - lui sì che aveva mantenuto la promessa - lo tirò leggermente su di morale. Guardò i suoi compagni esultare sotto la curva, poi si rifugiò nelle docce, nella vana speranza che lo scorrere dell'acqua potesse lavare via un po' del suo dolore.
Si asciugò appena, senza curarsi troppo di non inumidire i vestiti puliti che avrebbe indossato per uscire da quella gabbia di matti che era diventato lo spogliatoio Juventino: dopotutto, avevano appena conquistato altri tre punti importanti, in grado di tenerli francobollati al Napoli nella lotta per la testa della classifica.
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Da Milano col pallone
FanfictionQuando, alla fine del 2017, Paulo Dybala aveva lasciato la sua storica ragazza, Antonella Cavalieri, non si aspettava che Federico Bernardeschi lo coinvolgesse in un vero e proprio inseguimento, organizzato al solo scopo di trovare una nuova fidanz...