62. Miss you, miss you

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"Ed è banale dirti che mi manchi ormai
Ma a volare non me l'hai insegnato mai
È che già domani verrei lì da te
Ma un biglietto per il paradiso c'è?
Non ti preoccupare, ti capisco in fondo
Sei andata via perché, lo so, fa schifo il mondo
La tua foto mi sorride e sullo sfondo
Io c'ho scritto con la penna "presto torno"„

GionnyScandal

21/06/2018

Paulo

"Ehi, Dybala, quanto tempo è che non faccio questa cosa prima di una partita? So che partirai dalla panchina, ancora una volta, perché Giorgio Sampaoli è troppo stupido per preoccuparsi di qualcuno che non sia Messi.

Forse non ha capito che Lionello è uno tra gli undici e non l'uno tra gli undici, soprattutto in Nazionale. Ed ha ragione Mou, "Caballero in porta, oppure io, sarebbe la stessa cosa, perché io parerei più o meno come lui". Sareste potuti essere i più forti del mondo.

Ho comprato la tua maglia, qualche giorno fa

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Ho comprato la tua maglia, qualche giorno fa. È qui che mi guarda, appoggiata sulle medaglie paralimpiche.

Non tiferò Argentina, avete uno staff e dei giocatori troppo inetti perché vi sostenga, sono tutti dei montati che credono Messi una divinità scesa in terra per salvare la loro Nazione, quando Messi lontano dal Barça ha una precisione sotto porta che in confronto Çalhanoğlu è un fenomeno.

Spero che Giorgio ti faccia giocare almeno gli ultimi 20'. Abbi fame, Dybala, il duro lavoro porta risultati e batte il talento. La fortuna premia chi si impegna. Fatti spazio piano piano e fai capire al mondo che, nella vita, serve la testa. La stessa testa che ti dirà di lasciar parlare le vittorie, quando parlare non servirà affatto.

Ed è banale dirti che, oggi come il 6 Gennaio, mi manchi, che prenderei un aereo e verrei in Russia prima di subito, se non ci fosse lei.

Una nostra foto mi sorride dallo sfondo del telefono, tra il calore di San Siro e quello del nostro primo bacio per gli altri, tra le mie lacrime e la tua euforia, tra la mia sconfitta e la tua vittoria. Non servono dei pixel a tenerti con me, perché hai il superpotere di esserci anche se non ci sei, eppure non oso cambiare sfondo, io che lo cambiavo più di una volta al mese.

Sei stato il più tutto di tutti, Ezechiele, e ti odio, perché ti amo, e odio il fatto di amarti, perché stai con lei ed io non sarò mai lei, e mi odio, perché, nonostante tutto, continuo ad amarti, e potrei andare avanti all'infinito a rimproverarci ma ormai sarai allo stadio, quindi va bene così. Buona partita, Argentino, tiferò per te ma non per voi."

«Paulo, vieni?» chiese Gonzalo, scuotendomi una mano tra la faccia ed il cellulare.
«Eh? Sì, sì, vengo.» lo seguii verso gli spogliatoi.
«Cosa ti ha scritto Velia?» mi posò un braccio sulle spalle.

«Cosa ti fa pensare che... oh, chi se ne frega, non voglio discutere, che siamo troppo scarsi per vincere e che mi ama, che verrebbe qui se non ci fosse Oriana e che le manco.» sbuffai.
«E non sei felice?»

«Come una Pasqua.» ironizzai. «Sì, sono felice, e mi secca terribilmente. Mi fai un favore gigante, il 29?»
«Del tipo?» aggrottò la fronte.
«Trova un modo per tenere impegnata Oriana, Velia ha quella che forse è la gara più importante delle sua vita.» quasi lo supplicai.
«Devi andartela a riprendere.» annuì appena.
«Ci sto lavorando, giuro.»

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29/06/2018

Oro. Ancora una volta. Questa volta, però, è un oro pesante, pesante come un macigno, quello che Velia porta al collo. Un oro conquistato tra quelle che hanno le gambe e non hanno paura di usarle.

Scuote la testa, Velia, quando riemerge dall'acqua e vede il suo crono sul tabellone, affiancato dal numero uno, che le consegna il gradino più alto del podio, da condividere con Simona Quadarella, Romana, 19 anni e tanta, tantissima voglia di vincere. Ma soprattutto le regala un'incredibile qualificazione agli Europei di Glasgow.

Abbraccia quella che si è rivelata essere la sua sfidante diretta, poi ci concede un'intervista: «Sono contentissima, è stata una bella gara. Sono partita forte, ho cercato di dare uno strappo all'inizio, perché non posso contare né su una buona partenza, né sullo sprint finale.»

Una gara tatticamente impeccabile, Velia ha dato una lezione di nuoto a tutti quelli che, come lei, devono rincominciare da zero. E forse anche a tutti noi, che spesso ci lamentiamo senza conoscere la vera sofferenza.

«Addirittura impeccabile.» sorride. «No, sono contenta. Tatticamente... tatticamente è l'unica cosa che posso fare, con loro soprattutto, che sono fisicamente più prestanti di me nelle subacquee e sul finale. Ho dovuto giocare sul ritmo, non passare troppo forte ma neanche aspettarle, sapevo che mi avrebbero ripresa ed, in parte, così è stato.»

Ringrazia tutti quelli che hanno creduto in lei, a partire dalla sua allenatrice, passando per il suo staff, fino a suo fratello e agli "altri ragazzi" che sono venuti dall'Olanda apposta per la sua gara.

«Non sono un mostro ma neanche un alieno, come tutti ho delle debolezze e ci tengo davvero tanto... mi piace che mi si dica quando sto facendo la cosa giusta o quella sbagliata con sincerità.» sorride, scambiandosi un abbraccio veloce con Gregorio Paltrinieri. «Ed ho la fortuna di fregarmene abbastanza del resto, quando c'è la gara c'è la gara e tutto passa in secondo piano.»

Lascia la zona mista per raggiungere Linda, che le batte il cinque, euforica, e Valentino, che la solleva da terra e compie una giravolta su se stesso, poi la spinge dolcemente verso Marc Márquez, guadagnandosi uno scappellotto sulla nuca.

Il Catalano la prende in braccio e si ferma a guardarla, la stessa cosa che facciamo anche noi. Questa splendida ragazza, spavalda e determinata, che quando si concentra fa paura. Nata per nuotare, certo, ma anche per vincere.

Da Milano col palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora