84. Flor

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"Tu non provocarmi
Come Balotelli
O ti prendo a calci
Come Balotelli„

Emis Killa

Velia e Yukaku stavano attraversando quella che, in condizioni normali, sarebbe stata la navata centrale di una chiesa. Ma quelle non erano condizioni normali e, in Giappone, le chiese scarseggiavano. Gli occhi di tutti i presenti erano fissi su di loro che, quasi con timore reverenziale, incedevano lentamente al fianco dei rispettivi padri.

Raggiunsero l'altare posto in cima alla collinetta su cui era stata organizzata la cerimonia, un luogo che, in primavera, durante la stagione di fioritura dei ciliegi, assumeva un aspetto etereo, quasi magico. Valentino guardò la sorella, gli occhi tristi di chi sapeva di poter fare poco nella situazione in cui si trovava. Avevano ottenuto la possibilità di stare vicini durante la funzione, per questo Velia strinse appena la mano al fratello, a fargli e farsi forza.

Il sacerdote iniziò a celebrare una messa a cui nessuno si dimostrò particolarmente interessato, interrompendosi di tanto in tanto perché un giovane interprete traducesse tutto in Giapponese. Letto il Vangelo, pronunciò una toccante ed elaborata omelia sull'importanza del matrimonio, dell'amore e della fedeltà tra i coniugi, che giuravano davanti a Dio di prodigarsi quotidianamente per il bene di un'altra persona.

«Carissimi Subaru e Velia, siete venuti insieme nella casa del Padre perché il vostro amore riceva il suo sigillo e la sua consacrazione davanti al ministro della Chiesa e davanti alla comunità. Voi siete già consacrati mediante il Battesimo: ora Cristo vi benedice e vi rafforza con il sacramento nuziale, perché vi amiate l'un l'altro con amore
fedele e inesauribile e assumiate responsabilmente i doveri del matrimonio, pertanto vi chiedo di esprimere davanti alla Chiesa le vostre intenzioni.» pronunciò tutto d'un fiato il sacerdote.

«Subaru, Velia, siete venuti a contrarre il matrimonio in piena libertà, senza alcuna costrizione, pienamente consapevoli del significato della vostra decisione?» domandò subito dopo, al che i due ragazzi si guardarono, esitanti: a nessuno andava giù quello che stavano facendo, non volevano legarsi per tutta la vita ad una persona che nemmeno conoscevano.

«Ehm...» tentennò lei, guardandosi bene dal rispondere affermativamente, mentre alcune lacrime iniziavano a rigarle le guance. «Noi...»
«Voi?» incalzò il sacerdote.
«Risolviamo tutto.» mormorò Subaru, sfiorandole una mano. «È una bella domanda.» accennò poi un sorriso in direzione del religioso.

«È qui la festa?» urlò qualcuno dietro di loro, una voce abbastanza familiare da far sussultare Velia e Valentino. «Ma cos'è questo mortorio? Su, un po' di brio, non è un matrimonio?» domandò ancora, avanzando verso l'altare.
«Mario!» sbraitò Emiliano, che correva dietro al calciatore. «Possibile che debba sempre fare delle cazzate?» sussurrò a denti stretti, quando lo raggiunse. «Il piano non diceva questo.»

«Il piano diceva di nascondere Dybala in uno scatolone e recapitarlo per posta qui.» indicò la collina. «Non capisco se tu sia stupido o se stia facendo finta. Come poteva una cosa del genere funzionare? Se poi consideriamo che il suo aereo è appena atterrato, addio.»

«Mario, Emi!» esclamò Velia, correndo incontro ai due amici, incurante del vestito, del trucco e dell'acconciatura.
«Bionda!» urlò in tutta risposta il Bresciano, prima di prenderla in braccio e sollevarla da terra. «Come stai?»

«Bene ma non benissimo, per usare una litote.» alzò le spalle. «Tu cosa ci fai qui, non deve nascere Perla Blue in questi giorni?» additò il rapper, con aria severa.
«Le ho detto di aspettare ad uscire dalla pancia. Tiffany non era molto contenta.» allargò le braccia.
«Ci credo.» sorrise Valentino, che li aveva raggiunti.

«Signorini.» li interruppe, con tono alterato, la madre dei due fratelli. «Cos'è questo teatrino? In quale mente corrotta è balenata l'idea di dare vita a codesta buffonata?»
«Madre...»
«Madre niente! Vi pare il caso? A celebrare la funzione.» indicò l'altare. «Non avete facoltà di scelta. E, Velia, esigo la motivazione per la quale costui si trova qua. Ritenevo ne avessimo già parlato.» si riferì al calciatore.

«Signora, lei...» Emiliano provò a placare gli animi.
«Dammi del voi, ragazzino.» lo guardò con sdegno.
«Voi non siete responsabile delle decisioni dei vostri figli.» si corresse. «Siamo nel 2018, non nel Medioevo, esiste il libero arbitrio. Che poi, già Sant'Agostino aveva definito una sorta di libero arbitrio, quindi altro che Medioevo, io di dinosauri qui intorno non ne vedo eppure, dai suoi ragionamenti...»

«Tu! Che cosa hai detto?» la signora gli si avvicinò, minacciosa.
«Madre!» Valentino occupò il poco spazio che era rimasto libero tra i due. «Libera espressione. La pensa così, non vedo come la cosa possa turbarvi.»
«Ed io non vedo come tu possa rivolgerti così a tua madre.» lo rimproverò il padre. «State compiendo un'azione riprovevole nei nostri e nei loro confronti.» accennò ai Giapponesi.

«Perché? Subaru e Yukaku sono felici di sposarci?» domandò Velia.
«Taci. Sei anche una donna, cosa ne vuoi sapere? Si fa così perché lo dico io.» l'uomo zittì la ragazza.
«Va bene, io faccio quello che volete voi. Va bene. Ma loro? Perché? Non è una motivazione valida.»
Uno schiaffo secco colpì la guancia della ragazza.

«Ti avevo avvertita. Stai zitta e torna all'altare.» indicò di nuovo la zona in cui il sacerdote, attonito, assisteva alla scena.
«As mulheres não se tocam nem com una flor. (Le donne non si toccano nemmeno con un fiore.)» sussurrò Davi Lucca, intimorito, stringendo la mano di Neymar.
«Alguns homens são idiotas. (Alcuni uomini sono stupidi.)»

Continua...

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