68/2. Il Trio dell'Ave Maria

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"You don't make it easy, no, no,
Wish I could be there for ya

Non rendi le cose facili, no, no,
Vorrei poter essere lì per te„

Post Malone

Velia

«Buongiorno ai nostri gentili spettatori, oggi siamo qui, al Centro Federale di Ostia, con Velia...» l'intervistatore, un omino dal sorriso affabile, si rivolse prima alla telecamera e poi a me.
«Ciao, ciao a tutti.» ricambiai velocemente il saluto, nascondendo uno sbadiglio.

«Stavi dormendo, come sempre?» mi prese in giro.
«Sono le due e mezza del pomeriggio, cos'altro avrei dovuto fare?» abbozzai un sorriso. «Stavo anche sognando.»
«Ah sì?»

«Eh, ha imparato dal migliore.» una salvietta bianca mi arrivò dritta in faccia.
«Greg, sei una bestia!» gli lanciai indietro l'asciugamano, colpendolo di striscio.
«Qualcun altro si è appena svegliato, mi dicono.»

«Voi giornalisti arrivate sempre nel momento sbagliato.» il Carpigiano alzò le spalle, sedendosi accanto a me.
«Dicevamo, prima che ci interrompa anche Gabriele Detti (nella foto, con Gregorio Paltrinieri).» l'intervistatore riportò l'attenzione su di me. «C'è un po' un ritorno alle origini, da parte tua, Velia, con il mezzofondo che rientra nella tua zona di competenza dopo la parentesi con la Nazionale Paralimpica.»

«Sì, be', qui è l'unica cosa che posso fare. Diciamo che per ora è un esperimento, di certo non gareggio tanto per partecipare ma non mi aspetto chissà quale piazzamento. È il primo anno ed è successo un po' per caso, era Giugno quando abbiamo deciso che avrei provato i 1500, la mia preparazione è comunque incentrata sugli Europei Paralimpici.»

Il giornalista rivolse una domanda analoga a Gregorio, che si stava cimentando anche nel fondo, una disciplina totalmente diversa dal nuoto in vasca, per l'assenza delle corsie e lo svolgimento delle gare in acque libere.

«Ok, questa intervista sta diventando troppo seria. L'ultimo membro del Trio dell'Ave Maria dove l'avete lasciato?» cambiò del tutto argomento.
«Gabry? Stava dormendo.» rispose il Carpigiano.
«Siete impossibili.»
«Ma non è vero, abbiamo soltanto una routine, la stessa da millenni.» scossi la testa.

«Sveglia, colazione, allenamento, pranzo, pisolo, allenamento, cena, nanna.» Gregorio mi diede ragione, difendendo i nuotatori.
«Ci sono, ci sono, ci sono!» esclamò Gabriele Detti, occupando l'ultima sedia libera, tra me e l'intervistatore. «Buongiorno.» rivolse un sorriso splendente alla telecamera. «Scusate il ritardo.»

«Tu sei nato in ritardo.» commentò il giornalista, ridendo.
«Oh, addirittura. La pennichella non può aspettare, tu sì.» rispose, l'accento Livornese più marcato del solito. «Di che si parla?»
«Siete fidanzati?» chiese l'omino, serissimo, al che volli scomparire, seppure sapessi che sarebbe uscito l'argomento.

«No.» Gabry si sistemò meglio sulla seggiola. «Come sempre, d'altronde. Queste domande sono scontate.»
«Ha ragione lui.» Greg accennò al Livornese. «Sì.» disse poi, rispondendo.
«Sempre lei?»
«Sempre lei. Ciao Leti.» sorrise verso l'obiettivo, precedendo il "che salutiamo" del giornalista.

«E tu, Velia, che novità ci racconti?» ammiccò lui.
«Preferirei non avere novità, fidati.» ridacchiai.
«Ma no, la gente guarderà questo video solo per te.» si lamentò, fingendo una faccia sconsolata. «Cosa ci dici dell'Argentino?»

«Dybala... credo sia in vacanza con Oriana, la sua ragazza. È un po' che non ci sentiamo.» dissi una mezza verità, sapevo che tra lui e la simil-cantante le cose non andavano benissimo, ma io non ero nessuno per mettere il naso tra i loro affari.
«E lo Spagnolo?» rigirò il coltello nella piaga.

«Eh, Marc...» ammiccò Gregorio, scambiandosi il cinque con Gabriele.
«Eh.» alzai le spalle, enigmatica.
«Quel bacio...» proseguì l'omino, al che mi nascosi dietro la salvietta che il Carpigiano mi aveva lanciato.

«Prossima domanda?» li feci ridere. «No, dai, niente, ha avuto un'influenza mediatica incredibile, anche se dubito che, in quel momento, lui abbia pensato agli sponsor. In proporzione ha attirato più attenzione che quello di San Siro. Dal punto di vista del marketing è stata una mossa geniale, quella di Márquez.»

«Sembra che stia parlando del nuovo cartellone pubblicitario che hanno affisso in piazza.» Gabry mi schiaffeggiò un ginocchio.
«Stiamo definendo i termini del contratto.» alzai le spalle. «Ne so quanto voi. Non stiamo insieme ma agli sponsor piacerebbe da matti.»

«E a te non piacerebbe?» ammiccò il giornalista.
«Ok, se prima volevo scavarmi la fossa da sola, ora vorrei semplicemente implodere, per poi svanire nel nulla.» scossi la testa. «Perché siamo amici, altrimenti ti manderei in quel posto.» abbozzai un sorrisetto.

«Oh, è il mio lavoro ricevere i vostri insulti perché state dormendo. Ma se non dormite, nuotate e fare le interviste sott'acqua non è il massimo.» rise.
«Vuoi mettere quante scocciature in meno, senza giornalisti?» chiese Gabriele. «Uno potrebbe avere una vita privata e sopravvivere tranquillo.»

Terminammo l'intervista, parlando di tutto e niente, poi ci preparammo per l'allenamento. Andare ad Ostia mi piaceva, per la concentrazione prima di una gara aiutava tanto stare lì, probabilmente mi sarei anche trasferita in quel mondo fatto di acqua, cloro e nuoto, se non avessi avuto una famiglia a Milano.

Marc: "Vel, torni a Milano nel fine settimana?"

"Non credo, perché?"

"Avrei bisogno di vederti"

"Riesci a venire a Roma? Sono incasinata gli allenamenti, è più veloce se prendi un aereo tu"

"Vengo giù domani"

"Tutto bene?"

"No"

"Ti aspetto, se posso fare qualcosa..."

"Ci sei e questo basta"

«Velia, ci sei? Dai che oggi abbiamo un sacco di cose da fare.» mi richiamò Linda, comparendo alle mie spalle.
«Ci sono, ci sono.» mollai il cellulare sulla panchina.

Da Milano col palloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora